giovedì, settembre 28, 2006

Il GIS è per tutti, i dati no.


I sistemi informativi territoriali consentono non solamente di mappare la superficie del territorio e calcolare delle aree; avendo a disposizione i dati giusti si possono fare analisi ambientali molto raffinate. Da qualche tempo esiste Quantum GIS, un Opensource (e assolutamente gratuito, qualunque uso se ne faccia) che è in grado non solamente di mappare il territorio, ma anche di utilizzare un patrimonio di strumenti di gestione e di analisi dei dati straordinario. Finora si trattava di un programma più che altro "dimostrativo", ma dalla versione 0.8 (in uscita nei prossimi giorni), si è candidato a diventare uno strumento di riferimento importante per i sistemi informativi territoriali.
Può recuperare i files "shape" generati con Arcview/ArcInfo (il più importante GIS a pagamento esistente, lo standard de facto), oppure dati presenti in qualunque database SQL (locale o remoto, e se è PostgreSQL può incorporare i dati vettoriali); ma la più grande novità è che ha inglobato GRASS, che oltre ad essere a sua volta un GIS molto potente è anche un grande strumento di analisi ambientale.
Ciò che stupisce piacevolmente di questo programma è che è intuitivo, facile, potente da usare e gratuito. Questo significa che i sistemi informativi territoriali possono uscire dalla nicchia e diventare uno dei programmi "standard" della dotazione del funzionario tecnico "medio" (e scusate se è poco), elevando le sue capacità di analisi e di conoscenza del territorio.
L'agenzia lo ha capito e ha deciso di investire discreti sforzi verso la formazione dei suoi dipendenti (me compreso..). Speriamo che altri seguano l'esempio. Intanto possiamo notare, con rammarico, come a prescindere dalla disponibilità di questi strumenti, reperire anche solo semplici cartografie (e non parliamo delle foto aeree) è generalmente ancora troppo, e inutilmente, difficile.

lunedì, settembre 25, 2006

L'incuria ad Ostia antica



Quando da piccoli andavamo a scuola, le maestre ci spiegavano diligentemente che grandi cose hanno fatto "I Romani" durante la loro grande e tumultuosa storia. I Romani dissero, fecero, lottarono, costruirono..... i Romani. "I Romani". Come se fossero qualcosa di così diverso da noi da non poter essere considerati i nostri antenati, ma un popolo che chissà come e perchè ha avuto origine in quella che ora, che combinazione, è la nostra capitale.
Questa stessa idea di Roma si percepisce oggi ad Ostia antica: mentre a 300 metri di distanza l'Ostia medioevale viene tenuta come un gioiellino, le rovine del più grande e più importante porto della capitale del mondo antico (si dice arrivasse a toccare i 300.000 abitanti in piena età imperiale) sono lasciate all'incuria quotidiana.
Per rendersene conto è sufficiente guardare le foto del mio photostream su Ostia antica (il link è sotto), ma anche le foto che corredano questa notizia sono illuminanti..
La foto sopra mostra un mosaico ricomposto, alzato, e poi lasciato senza plexiglass di protezione in un'area lontana dai visitatori e senza alcuna bacheca esplicativa.
Come si vede dalla foto sottostante, alcuni mosaici pavimentali si disgregano e spargono tessere sotto l'azione delle radici delle
piante erbacee.

Un'altra foto vi mostra un telo, gettato sopra un mosaico, con le tessere sotto sparse a casaccio.

Del resto, lo stesso biglietto di ingresso (solo 4 €) la dice lunga sulle possibilità di "autosostentamento" e conservazione del sito.
Ostia è stata una grande e ricca città portuale per centinaia di anni, e doveva essere uno splendore; poi ci sono stati i secoli bui, ma sembra che per lei non siano ancora finiti....


Per vedere altre foto del sito archeologico guardatevi il mio Photostream su Ostia antica






venerdì, settembre 08, 2006

Farsi un tetto inerbito



A quanto pare, finalmente anche in Italia si sta sviluppando il mercato del "verde pensile", nel quale fanno scuola i tedeschi, sia per la normativa edilizia che per le tecnologie e le imprese più all'avanguardia (bastano due nomi: DAKU e FlorDepot).

L'idea è quella di sostituire la normale copertura del tetto con un vero e proprio giardino; è praticabile sia nei tetti piani di grande superficie che nei tetti inclinati di piccole casette familiari.
Ovviamente nel primo caso lo spazio sarà anche a disposizione come area ricreativa, nel secondo no.

Il tetto verde ha una straordinaria quantità di vantaggi rispetto alle tradizionali soluzioni in coppi o alle squallide coperture dei palazzi cittadini:

1)E' bello da vedere e, secondo i casi, fruibile.
2)Protegge la copertura riducendo l'escursione termica giornaliera e stagionale.
3)Aumenta l'isolamento termico e acustico dell'edificio
4)Riduce l'inquinamento dell'aria intrappolando le polveri sottili

Tutti questi vantaggi riguardano sia l'abitazione in se che il quartiere che la circonda, perciò ciascuno di essi merita di essere approfondito meglio.
Innanzitutto l'aspetto paesaggistico può diventare notevole soprattutto per quartieri di piccole case, che potrebbero armonizzarsi completamente con i loro giardini. La copertura può essere in grado di garantire una escursione di meno di 30° tra inverno ed estate (contro i 100° cui può arrivare un tetto "tradizionale"), proteggendo di conseguenza la struttura portante del tetto dalla dilatazione e dalla contrazione termica. L'isolamento termico conseguente consente un discreto risparmio di energia per il riscaldamento (ricordo che il tetto è la via di fuga preferita per il calore) e di conseguenza riduce la necessità di emettere fumi per il riscaldamento. Altro vantaggio ambientale è dato dall'intrappolamento di inquinanti atmosferici (basta leggere questo esaustivo report) e, se applicato su larga scala nelle città, consente una discreta diminuzione dell'effetto "isola di calore"(per approfondimenti sul tema c'è questo interessante articolo di Meteo.it).
Non sono tutte rose e fiori: il tetto verde va innaffiato se non piove da settimane (se secca possiamo dire addio al nostro investimento...), è più costoso di quello tradizionale e può essere messo a dimora solo se la struttura portante regge carichi che vanno dai 100kg (tetto inclinato) ai 300kg (tetto piano con giardino a piccoli arbusti) al metro quadrato. In altre parole può andare bene per case nuove, ma non è affatto economico metterlo sul costruito esistente.

Ma in italia è possibile farsi un tetto verde? Si. Innanzitutto è presente la già citata DAKU, ma sono attive nel campo anche SEIC e Poliflor.
E' possibile verificare se ci sono degli incentivi previsti dal regolamento edilizio e distribuiti tramite bando, ma come si dice spesso "qui manca ancora la cultura".
Anche se l'incentivo al verde pensile non è ancora una realtà diffusa in italia, va detto che il Comune di Bolzano ha aperto la strada favorendo lo sviluppo dei tetti verdi tramite l'obbligo sulle nuove costruzioni di avere il certificato "casaclima" (una sorta di bollino simile a quelli posti sugli elettrodomestici, che certifica il consumo energetico delle abitazioni).
Sul territorio italiano è presente l'associazione di categoria AIVEP (ass. italiana verde pensile) e ci sono stati eventi di sensibilizzazione pubblica per la diffusione di questa "innovazione" (anche se mi fa impressione chiamarla così, considerando che già i vichinghi la conoscevano bene) da parte di Legambiente e SkyGardenProject.
Non esistono però incentivi su grande scala per grandi città, come invece avviene per il Green roof pilot program, TORONTO.

Per approfondimenti:

Alcune risposte sul verde pensile
Risposte e risorse sui tetti verdi (in inglese)


La foto proviene dal Photostream di Destro100

mercoledì, settembre 06, 2006

L'eredità di Steve Irwin




C'è stato un periodo storico in cui la considerazione degli animali selvatici ha toccato il punto più basso dall'inizio della civiltà. Se nel lasso di tempo che ha preceduto la nascita dell'agricoltura la mattanza ha proceduto spedita in taluni continenti (segnatamente le americhe e l'australia), si è "dovuta" aspettare la fine del medioevo per ricominciare a estinguere vertebrati con sollecitudine (questa tabella illustra alcune delle nostre vittime più recenti). Tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 molti facoltosi borghesotti europei si facevano ritrarre dalle macchine fotografiche appena introdotte con accanto la carcassa di qualche "strano animale" esotico mai visto prima (e perciò mostruoso, orrendo e immeritevole di rimanere vivo anche se innocuo), sollevato come trofeo. Da allora la nascita del concetto di conservazione della natura (in quanto patrimonio insostituibile) ha evitato che la strage proseguisse allo stesso ritmo e ha fatto capire che anche gli animali selvatici avevano tutto il diritto di esistere. Ma nella mentalità comune c'è rimasto un buco, rappresentato da tutte quelle specie velenose, aggressive o semplicemente sgradevoli. Quanti di noi ancora pensano che gli squali, i ragni velenosi, i serpenti e perfino le vespe, non dovrebbero esistere?
Steve Irwin ci ha insegnato a capire e rispettare anche quelle creature che sarebbe meglio evitare. Ci ha insegnato come e perchè sono fatte così, ci ha dato anche il loro "punto di vista", ci ha motivato a comprenderle e in qualche misura averne meno paura.
Nel corso della sua vita, con i suoi documentari (famosi quelli curati per discovery channel e trasmessi in italia da SKY e LA7), ha trasmesso il fascino e il rispetto della natura a generazioni di bambini e adulti (e scusate se è poco). Quella sua aria un po' da spaccone e un po' da incoscente era una calamita per noi tutti, che immancabilmente ce la facevamo sotto, per lui, stando seduti in poltrona dall'altra parte del televisore.
Ci mancherai, Steve.

Per approfondimenti
Il sito di Steve
Il suo "zoo"
La sua bibliografia
Le notizie apparse sui siti di BBC e News.com Australia
Le caratteristiche delle pastinache(fam. dasyatidae)

La foto proviene dal Photostream di pauliepaul

La spectre verde!



Il termine "ambientalista", in Italia, è quasi una parolaccia. Come tutti gli "ismi", incontra sempre qualcuno che ci considera come un gruppo di oscurantisti nemici del progresso e fanatici di una religione che nega il dominio dell'uomo sulla natura.
L'approccio dell'uomo comune, che qui da noi si identifica non solo negli atteggiamenti da qualunquista, ma anche nella teoria del complotto, tende a semplificare sia la categoria che le posizioni degli ambientalisti, mettendoci tutti sullo stesso calderone (fondamentalista, ovviamente).
Quello che stupisce è che ciò avviene da 30 anni, nel corso dei quali l'universo ambientalista è cambiato, mentre i nostri detrattori sono sempre i soliti: ignoranti e immutabili.
Parole forti? E allora che dire della definizione che Paul Driessen (autore del libro "Eco-imperialismo. Potere verde, morte nera") ha dato di noi, sostenendo che.....

Queste dottrine derivano da una serie di premesse false e pessimistiche che costituiscono l'essenza dell'ideologia ambientalista. Ad esempio gli eco-attivisti credono erroneamente che l'energia e le risorse naturali esistano in quantità finita e presto saranno esaurite. Sono inoltre convinti che le attività delle grandi corporations, soprattutto multinazionali, causino un irrimediabile prosciugamento delle risorse, il degrado ambientale, l'indebolimento della salute umana, un danno alla società e un prossimo disastro planetario. E che le decisioni delle multinazionali siano motivate dalla ricerca esclusiva del profitto e non dalla soddisfazione dei desideri e bisogni della società e dei consumatori, e tantomeno dall'intento di servire l'umanità.”


Praticamente (e ripeto la solita frase di circostanza: "forse ho capito male...."), gli ambientalisti sono tutti uguali, odiano il capitale e l'impresa, concepiscono solo l'idea del ritorno alle origini (magari sugli alberi) e sono profondamente contrari ai progressi della scienza; per di più, leggendo il libro pare di capire che siamo anche tutti d'accordo per costituire una sorta di "Spectre verde" che opera in tutto il mondo per sabotare lo sviluppo e il "benessere".

Ma anche senza ricorrere a definizioni di questo tipo, basta osservare come la televisione tratta gli ambientalisti per rendersi conto che in italia fa successo chi semplifica i concetti, li banalizza e li riduce a stereotipi. Per l'abbattimento dei Caprioli in Piemonte RAI1 e CANALE5 hanno curato dei servizi in cui si definivano le persone che protestavano indifferentemente "ambientaliste" e "animaliste" come se si trattasse della stessa cosa (e per rendersi conto dell'errore basta porsi DUE domande: quanti animalisti spediscono in comune le osservazioni al piano regolatore in corso di approvazione? quanti ambientalisti fanno volontariato nei canili?). In realtà mentre la maggior parte degli animalisti è contraria all'abbattimento punto e basta, la maggior parte degli ambientalisti è preoccupata di verificare che i censimenti faunistici dichiarino la reale consistenza delle popolazioni (e che quindi il prelievo venatorio sia effettivamente compatibile con la conservazione della specie).

Da qualche tempo la scuola ha cominciato a recepire la necessità di "educare alla complessità", ovvero evitare di banalizzare e semplificare troppo i concetti, puntando invece a far capire che la comprensione dei fenomeni richiede il massimo sforzo possibile per approfondirli.

Speriamo di non dover aspettare le prossime due o tre generazioni per vederne i frutti, intanto protesterò con la sede mondiale della spectre verde perchè non mi ha ancora spedito la tessera di affiliazione....

La foto di Sean Connery proviene dal Photostream di Andy Z

La fusione nucleare "domestica"


Se dovessimo basarci solo sulle notizie provenienti dai giornali potremmo pensare che la fusione fredda sia morta e sepolta tra i meandri della ricerca nucleare, come un ramo secco che non ha dato frutti. Sotto sotto invece la ricerca (sia negli stati uniti che in italia e in giappone) è continuata e a quanto pare, dopo ben 17 anni dallo storico annuncio di Martin Fleishmann e Stanley Pons, numerosi laboratori sono riusciti a dimostrare che il processo esiste, anche se le dinamiche non sono tuttora chiare (e non manca chi sostiene che la ricerca sia stata insabbiata per continuare a studiarne il potenziale bellico in segreto, vedi questa pagina e i relativi links). Quello che è certo però è che una piccola quantità di energia in eccesso si produce ricorrentemente, anche se le teorie sul perchè sono molto diverse.
Per chi vuole approfondire l'argomento c'è una pagina relativamente recente di wikipedia, che descrive con sufficiente approfondimento quello che è accaduto in questi anni nel campo.
Quello che molti invece non sanno è che esistono alcune persone che a tempo perso, per puro diletto, cercano di allestire "reattori" (loro le chiamano "celle a pressione") per la fusione fredda in casa propria, che non solo sono realizzati in modo, diciamo, "artigianale" (comprando perfino articoli dagli orefici), ma sono anche costruiti con soluzioni sperimentali per aumentarne il "rendimento" (e come tutte le cose sperimentali a rischio di "botto"). Se vi sembra assurdo e non ci credete visitate questo forum e vi accorgerete leggendo per esempio questo "thread" (ma ce ne sono molti) di quanto diversi possano essere i passatempi nella vita delle persone.
Chissà se il codice civile prevede il reato di "molestie da tentata fusione nucleare domestica"......
La foto di Einstein proviene dal photostream di AndrewNZ