sabato, ottobre 28, 2006

Trend in crescita per le case di legno


Fino a qualche tempo fa, in Italia l'idea di costruirsi una casa fatta completamente di legno era considerata ridicola e inattuabile. La nostra tradizione edilizia (iniziata 2500 anni fa) ha sempre previsto il mattone e il cemento come materiali fondamentali per la casa. Al più il legno è sopravvissuto nei tetti delle case delle aree alpine. Ma da un decennio in qua si è materializzato un trend positivo per le case in legno che si è fatto forza del costo ormai insostenibile dell'edilizia tradizionale, della domanda di abitazioni “sane” e della necessità di contenere i consumi energetici imposti dal raggiungimento del picco petrolifero.

Così, molto timidamente, sono stati vinti i primi tabù. Sono ormai parecchie le società italiane che propongono case in legno prefabbricate o progettabili su misura, e le vendono su internet. Tipicamente, bisogna acquistare o disporre di un terreno fabbricabile, farsi costruire le fondamenta e poi comprare la casa; un gruppo di operai verrà poi a montarla completamente, in un tempo complessivo di...UN MESE (ecco perché si dice che il legno sia diventato il materiale preferito per gli abusi edilizi)!

Questo spiega il motivo per cui le case di legno costano mediamente molto meno di quelle in muratura (30-40%, in caso di progetto prefabbricato senza variazioni): anche se i costi del materiale sono più alti (e neanche di molto), i costi della manodopera sono estremamente inferiori, perché si tratta sostanzialmente di montarla secondo uno schema conosciuto, collaudato, semplice e rapido.
Non crediate che si possano comprare solo degli “chalet”. Per avere una idea del livello di qualità e personalizzazione che si può raggiungere, basta visitare i siti delle aziende Pagano, Wolfhaus e Rubner.

Prossimamente dedicherò un post a spiegare tutti i vantaggi delle case di legno; per il momento mi limito a ricordare il rendimento energetico, la rapidità di costruzione, il costo contenuto e la salubrità (a patto di verificare la provenienza e il tipo di trattamento dei legni) dei materiali.
Purtroppo (e qui c'è la nota dolente), in molti comuni ancora non è possibile costruirsela, per via dei limiti imposti dai piani regolatori e dai regolamenti edilizi.

Non crediate che sia solo un problema di retaggio culturale o ignoranza; se il villino in legno diventasse molto diffuso si rovinerebbe il giro d'affari dell'edilizia classica per tutto il segmento delle mono-bifabiliari e perfino dei piccoli condomini.
Voglio ricordare con piacere che la città di Bolzano, con il progetto climacasa (ne ho parlato in questo post) ha dato un grosso contributo al mercato delle case in legno.


Approfondimenti

Altre ditte di case di legno: Casedilegno, Boraschi, elenco di mappabioedilizia

Per consigli: Forum Lavorincasa,

lunedì, ottobre 23, 2006

Dove e quando sarà la prossima volta?


Quella della foto sopra è la ridente cittadina di Steinheim, nel Baden Wurttemberg. A giudicare da questo photostream sembra molto carina. Ma quello che la rende speciale (e che fa venire i brividi), è che si trova dentro un cratere di quasi quattro km, al cui centro c'è la collina sullo sfondo. Ad alcuni km da questo sito, si trova il cratere di Ries dove giace la città di Nordlingen (regione Donau-Ries) che misura la bellezza di 24 km di diametro. Tramite le radiodatazioni (con il beneficio del dubbio delle tolleranze insite nelle misure radiometriche) si è scoperto che questi crateri sono coevi e risalgono a "soli" 15 milioni di anni fa (meno di un quarto del tempo che ci separa dall'estinzione dei dinosauri). La scoperta della loro "parentela" portò alla conclusione che anche sulla terra sono possibili gli impatti multipli di asteroidi (ipotesi di eugene shoemaker). Questi crateri non sono causati dall'impatto fortuito e sincrono di due corpi celesti, ma dal fatto che un corpo si frantuma al contatto con l'atmosfera prima di cadere, e ogni pezzo fa danni in un posto diverso. Chi non ricorda la caduta dei sette pezzi della cometa Shoemaker-levy su Giove nel 1994? Se vi recate al sito del database mondiale dei crateri da impatto e osservate la cartina e la tabella dell'Europa, noterete che Ries e Steinheim sono troppo vicini nel tempo e nello spazio per non ricollegarne la genesi. Noterete anche che l'Ucraina e il cosiddetto "scudo baltico" sembrano bersagliati mentre il resto dell'europa se la cava bene. Non è un motivo per non andare in Finlandia, visto e considerato che le tracce sono di più per il solo fatto che si tratta di "porzioni" di continente più antiche.
Ricordando che è possibile prevedere un impatto solo con alcuni anni di anticipo, consoliamoci pensando che il progetto LINEAR veglia su di noi (vedi questo post), e sperando che al momento opportuno non serva Bruce Willis, quando dovremo cercare di difenderci.

Assalto al CIP6



In tempi di vacche magre per le casse dello stato lo scandalo CIP6 è tornato alla ribalta, non fosse altro che per il fatto che per contenere l'aumento delle tasse a livelli socialmente accettati bisogna sforbiciare dove si può.
Per chi non lo sapesse, è uno scandalo che viene da lontano e più precisamente dal 1992 (eravamo ancora nella prima repubblica, e in quell'anno si tenne la conferenza di Rio), quando in pieno lavoro del burrascoso Governo Amato I, il CIPE deliberò un regime di aiuto per le fonti rinnovabili da dispensare attraverso la nostra amata bolletta della luce. L'intento sarebbe stato lodevole, se le classi di impianti considerate fossero state limitate alla prima. Invece ne furono inserite tre:

Si considerano nel seguito tre classi di impianti:

a) alimentati da fonti rinnovabili: il sole, il vento, l'energia idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione dei rifiuti organici ed inorganici o di prodotti vegetali;

b) alimentati da fonti assimilate a quelle rinnovabili: quelli di cogenerazione, intesa come produzione combinata di energia elettrica e di calore; quelli che utilizzano calore di risulta, fumi di scarico ed altre forme di energia recuperabile in processi e in impianti; nonche' quelli che utilizzano gli scarti di lavorazione e/o di processi e quelli che utilizzano fonti fossili prodotte esclusivamente da giacimenti minori isolati;

c) alimentati da fonti convenzionali: quelli per la sola produzione di energia elettrica che utilizzano combustibili fossili commerciali ed altri impianti non rientranti nelle lettere precedenti.



Ciò ha portato a finanziare con un contributo in bolletta del 6% (a conti fatti non è poco..) sia la costruzione di mulini eolici che di inceneritori (in fondo il rifiuto si produce continuamente, quindi si rinnova..come il guardaroba). E tutto ciò accade da 14 anni, con cifre a consuntivo da capogiro (vedere i links collegati per approfondimenti). Basti dire che il GSE ha comunicato che per il 2004 ha ritirato
una quantità di energia elettrica prodotta da impianti incentivanti di 56,7 TWh, dei quali 43,3 TWh da impianti alimentati da fonti assimilate e 13,4 TWh da impianti alimentati da fonti rinnovabili.

Ecco. Ci stanno dicendo che il 76% di quei soldi (stimato in 30 miliardi di €, secondo un rapporto della Commissione Attività Produttive citato qui e qui) è andato alle assimilate, per la quasi totalità inceneritori. E ci sono due notizie associate: la prima è che uno studio recente (un grazie a inceneritori.org) ha evidenziato una preoccupante correlazione statistica tra inceneritori e linfomi (aspettiamo conferme sperando in smentite), la seconda è che anche dal punto di vista delle emissioni di gas climalteranti si emette molta più CO2 di tutti gli altri comparti comunque considerati; almeno secondo questo articolo:

Per produrre un chilowattora di energia elettrica dai rifiuti, infatti, si emettono circa 940 grammi di anidride carbonica, contro i 530 grammi della media nazionale (che comprende anche la quota da rinnovabili) e i 650 della sola componente termoelettrica.


per non parlare del problema PM10 e PM2.5.
Recentemente ci sono state due nuove iniziative "mediatiche" contro il CIP6. La prima di Raitre, che in un affondo durante la trasmissione Ballarò del 3 ottobre (qui il video) ha mandato in onda un servizio in cui si proponeva di dismettere questi aiuti scandalosi. Bersani, ospite in studio e preso in contropiede, ha promesso di mettere mano allo scandalo.
Il 16 ottobre scorso invece, la rete Rifiuti Zero e Greenpeace hanno consegnato a Franco Marini una petizione per eliminare gli incentivi alle assimilate (che fine farà?).
Chiudo con una considerazione: i soldi della bolletta elettrica vengono utilizzati anche per drogare il mercato dello smaltimento dei rifiuti, rendendo l'inceneritore competitivo rispetto alla raccolta differenziata. C'è qualcosa di più stupido?
Credo che prima o poi riusciremo a risolvere il problema ma considerando il sistema economico che si è creato sugli inceneritori (problema ammesso a denti stretti anche da Bersani), dubito che i tempi saranno rapidi. Più facile che questi aiuti decrescano lentamente, molto lentamente..

La foto proviene dal fotostream di Fin Fahey

lunedì, ottobre 16, 2006

Blog verdi crescono


Mano a mano che il tempo passa, il numero di blog ambientalisti aumenta. Non è una crescita tumultuosa, ma è costante. Sulla parte destra del blog trovate alcuni links, ma ci tengo in particolare a segnalare il blog che si occupano solamente di ambiente; li trovate in fondo al post. La scelta settoriale è coraggiosa, perchè sicuramente toglie un po' di visibilità, ma almeno ci si guadagna in capacità di approfondimento, e cioè, migliori contenuti.

Intanto per parte mia ho rinnovato il sito, passando al nuovo software di Blogger che finalmente consente di cercare i post per categoria. Un'altra novità è costituita dai link diretti alle gallerie fotografiche. Ho in testa altre modifiche, ma come al solito il tempo è tiranno.
Ci tengo però a sottolineare che per me è importante evitare di farcire le pagine di pubblicità più o meno manifesta; lo scopo di questo blog non è di fare soldi, è di informare e veicolare idee. Inoltre noto (con dispiacere) che il mio blog è rimasto uno dei pochi che segnalano altri blog affini. Peccato.

Blog che apprezzo in modo particolare

Professor Echos, Ecoalfabeta, Petrolio, Blogeko, Ecoblog, Science backstage, Acquisti verdi, Meteogiornale, ASPO italia, Villaggio Globale, Archivio nucleare, Zona nucleare, Eco Age, Modus vivendi, ProRinnovabili, Verdenatura.

venerdì, ottobre 06, 2006

L'erba del vicino (inglese) è sempre più verde



Non passa giorno che David Cameron, leader in pectore dei conservatori britannici, non ribadisca quanto è forte la sua motivazione ad opporsi ai cambiamenti climatici in atto. Fin da fine 2005 ha messo in opera un "policy group" per studiare il modo di tagliare drasticamente le emissioni di gas climalteranti (60% entro il 2050) senza influenzare troppo gli stili di vita. E in questo gruppo ha coinvolto esponenti di ONG ambientaliste. Ha dichiarato che aspettando che la scienza chiarisca se le previsioni siano o no corrette, il rimedio alla situazione potrebbe comportare problemi ben peggiori dei costi delle azioni precauzionali oggi.
Ad Aprile si è prima recato alle Svalbard a ispezionare i ghiacciai locali, poi ha visitato la stazione di ricerca artica di Ny Alesund, accompagnato dal wwf.
Infine ha ripetuto più volte che occorre spingere su una leva fiscale che incentivi i processi puliti e le attività industriali a minore domanda energetica.
In questo articolo c'è una interessante raccolta delle sue frasi. Se poi entriamo nel sito dei conservatori britannici, troviamo una sezione che riassume le promesse ambientaliste di David Cameron:

"The environment will be greener.
Climate change is the single biggest challenge facing our planet. As Britain’s prime minister, I will work ceaselessly to gain international support to tackle it. On a smaller scale our policies will be directed at energy saving, locally produced food, better air quality and conserving our landscape".


Certo, per ora sono solo parole, bisogna vedere cosa farà quando e se sarà eletto, ma la sua ascesa è il segnale che nella società inglese la componente ambientalista conta sempre di più, e potrebbe essere decisiva per le prossime elezioni.
Ora scendiamo dall'olimpo e torniamo in italia. La situazione è di un misero 2,5% dei Verdi, peraltro inequivocabilmente schierati con la sinistra e quindi difficili da contendere tra i poli (Pensiamo a un partito come l'UDEUR, che sta continuamente in bilico tra gli schieramenti alzando il prezzo della sua partecipazione).

Poi riflettiamo:
Perchè la destra italiana disconosce l'ambientalismo come valore?
Non dovrebbe in fondo essere connaturato a un'area politica che dice di voler "conservare"?

Se anche in italia la destra inglobasse le istanze ambientaliste ne guadagneremmo tutti, in primo luogo perchè qualunque governo ci sia attuerebbe decenti politiche ambientali (e da ex ministeriale in era Matteoli, so bene di che parlo...), in secondo luogo perchè la sinistra, per non perdere elettori, sarebbe costretta ad alzare la posta, invece che viaggiare con il freno a mano mezzo tirato.

Tuttavia ho seri dubbi che un paese gerontocratico come il nostro abbia i suoi Blair e i suoi Cameron. Ve lo immaginate un Berlusconi che in tribuna elettorale dice "il cambiamento climatico è la più grande sfida per il nostro pianeta"? O forse vedete meglio Casini e Fini con la slitta a studiare i ghiacciai? Ah già dimenticavo che c'è Calderoli, lui quantomeno ha il guardaroba "verde"...

La foto proviene dal Photostream di Diving Rocks

Approfondimenti:
Visita ai ghiacciai di Cameron
Alcune sue frasi "famose"
Critica di un Conservatore alla sua politica

E85, la pozione magica...



Negli stati uniti sta diventando quasi una mania. A dispetto del suo costo, che negli USA è del 33% superiore alla benzina, L'E85 è ormai un combustibile diffuso, conosciuto, e anche discretamente utilizzato. Come fa intuire il nome, si tratta di una miscela di etanolo all'85% e benzina al 15%. L'etanolo, ovviamente, è prodotto per via biologica, attraverso la fermentazione delle biomasse derivanti dall'agricoltura (scarti di produzione ma anche colture destinate specificamente ai biocombustibili). L'interesse per questo combustibile è forte perchè è supportato da una serie di motivazioni importanti:

  • La prima è che si riduce fortemente l'inquinamento da polveri e da benzene (come per il GPL, che è una miscela di Propano e Butano, anche l'etanolo è una molecola molto piccola, che quindi brucia pressochè conpletamente senza residui).

  • La seconda è che l'alcool, essendo estratto da materiale vegetale, non potrà essere computato nelle emissioni ai fini dell'accordo di kyoto, perché proviene dalla biosfera.

  • La terza è che essendo miscelabile completamente con la benzina, può essere introdotto in percentuali crescenti dentro ai depositi esistenti senza comportare (come invece accade per il metano e il GPL) il rifacimento o l'adeguamento delle strutture di stoccaggio delle aree di servizio.

Come al solito è lecito porsi una domanda: Ma se sono tutte rose e fiori, come mai non solo l'italia, ma i paesi europei in generale (esclusa la Svezia), non hanno “forzato la mano” verso la sua introduzione?

La risposta, come sempre, è complessa. Il problema principale è che il modo più pratico che si conosce per distillare l'alcool su scala industriale è quello che prevede l'approvvigionamento da colture agricole specializzate. In questo modo, una sostituzione completa dei derivati del petrolio implicherebbe la messa a coltura di una superficie agricola ben più grande dell'intera italia (se volessimo essere autarchici). Inoltre, una filiera del genere non si crea dall'oggi al domani (ce l'hanno il Brasile, che alimenta le auto ad alcool fin dagli anni '70 e gli stati uniti, che hanno a disposizione le sconfinate pianure del Missisippi). Un modo più efficace potrebbe essere quello di coltivare alghe (possibilmente transgeniche, per aumentare le rese), ma occorrerebbero comunque grandi superfici da allagare o grossi investimenti per costruire una schiera di fotobioreattori; e poi, non si sa predire esattamente come un organismo transgenico si possa “integrare” in ecosistemi naturali o seminaturali.


Poi esiste il problema motori: oltre il 15% in volume, la miscela assume caratteristiche che la rendono inadatta alle valvole esistenti, per cui devono essere prodotti motori "compatibili" (un po' come accade per il GPL) detti "Flexi-fuel". Marche come Fiat, Mercedes, Ford, li producono già da tanto tempo, ma li vendono in Brasile, dove l'etanolo è utilizzato da 30 anni!

In pratica, la lista dei problemi introdotti è pari a quella dei vantaggi procurati. Io però sono convinto che questa scelta, anche se lentamente, debba essere intrapresa. L'alcool ha il grande vantaggio di poter essere usato come “alimento” per le celle a combustibile, al posto dell'idrogeno, che richiede serbatoi ad alta pressione ed è molto meno sicuro. Si tratta quindi del candidato ideale alla transizione verso la sostenibilità dei trasporti. Se verrà adottato su larga scala dipenderemo sempre dall'estero, ma almeno potremo importare da tutti i paesi del globo.

Intanto c'è la possibilità di ricorrere all'E5, l'E7 e l'E10 (qui le informazioni), che non richiedono la modifica dei motori , (anzi, in piccole quantità l'alcool contribuisce a mantenerlo pulito e riduce un po' le emissioni di particolato), e va ricordato che l'Europa spinge, attraverso la direttiva 30/2003 verso l'adozione dei biocarburanti, che dovranno essere distribuiti in ragione di un 5,75% del tenore energetico totale dei combustibili entro il 2010. E questo ci fa capire che l'E5 sta cominciando a entrare nei nostri motori senza che ce ne accorgiamo.

Per andare oltre però occorreranno un aumento della produzione interna di etanolo e soprattutto la commercializzazione di macchine "Flexi-Fuel". Speriamo che da Pecoraro Scanio arrivino segnali chiari in questa direzione.


La foto viene dal Photostream di Cindy47452

Approfondimenti

Q&A sull'etanolo (Dipartimento agricoltura dell'Iowa)

giovedì, ottobre 05, 2006

Cesano non è La Hague



Teoricamente si trova nel Comune di Roma, ma per arrivare a "La casaccia" (già il nome è indicativo..), dalla città, bisogna spostarsi un bel po'. Usciti dal raccordo prendendo la Cassia ci accorgiamo che piano piano la città finisce e già dopo "la storta" comincia la campagna. Ce n'è un bel pezzo, di campagna, prima di arrivare ad Osteria Nuova, l'ultimo insediamento umano che precede il centro ricerche Enea. A guardarlo bene si capisce perchè hanno scelto il posto quando l'hanno costruito: doveva stare a Roma, ma solo teoricamente, perchè sono le ultime propaggini del Comune prima di arrivare ad Anguillara (sigh!). Come a dire: non potevamo non farlo a Roma, perciò abbiamo scelto un posto in aperta campagna, dove si possa fare tutta la ricerca nucleare (e lo stoccaggio) in piena tranquillità. Ma avevano fatto i conti senza l'impetuoso sviluppo urbanistico dell'urbe, realizzato durante l'assenza (durata decenni, e possiamo immaginarci il perchè) di Piano regolatore. E così è nata Cesano, chiusa tra le antenne di Radio Maria da una parte e la Casaccia dall'altro. Un posto dove nessuno vorrebbe vivere, se non fosse che le case spuntano come funghi perchè è zona di basso costo al metro quadro, rispetto alle cifre dell'urbe (chissà perchè..). Ora, si da il caso che La nuova ecologia abbia pubblicato questo simpatico articoletto che ci dice (pare) che c'è stata una fuga radioattiva dal centro nella scorsa primavera, nascosta sovieticamente fino ad oggi.
E quello che spaventa non è solo che questi fatti possano accadere, ma soprattutto che nell'era di internet e della democrazia partecipata ancora nessuno sappia precisamente quante scorie nucleari stiano alla Casaccia, dove e come siano stoccate e in quale grado di "fatiscenza" versino molte strutture (oddio, qualcosa si intuisce passandoci vicino in macchina).
Cesano non è La Hague (dove c'è il centro di riprocessamento di combustibile nucleare in Francia) e la Casaccia non fa più ricerca in campo nucleare da un bel po'. Sono strutture diverse in posti diversi (La hague è in normandia, ben distante dalla capitale, in un territorio a bassa densità abitativa, ed ha un ruolo fondamentale per un paese farcito di centrali nucleari); delle due La Casaccia è la sorella povera, ma anche votata a tanti altri campi di ricerca.
Allora cosa le accomuna? Semplice, le contaminazioni ambientali, "grazie" alle quali, proprio nella scorsa primavera (che combinazione), anche alla Hague ci sono stati tanti problemi, e molto più grossi (articoli Greenpeace, La nuova ecologia, Tuttotrading) . I contadini del luogo hanno fatto bere incosapevolmente acqua radioattiva a 750 Bequerel/litro alle loro mucche (e probabilmente anche a se stessi) e le falde hanno valori 90 volte superiori (9000 Bq) alla normativa europea.
Eh si, si tratta di un impianto di stoccaggio enormemente più grande rispetto al nostro, ha il riprocessamento che è un altro grosso problema ecc... Come dite? Il riprocessamento era cominciato anche alla Casaccia? Ah già, dimenticavo quello che disse il direttore del Sismi Nicolò Pollari, durante la seduta del 25/06/2003 della Commissione Parlamentare d'inchiesta sui Rifiuti (Fonte: Zona Nucleare):

"Ricordo anche l' impianto pilota di fabbricazione di combustibile di uranio e plutonio della Casaccia (Roma), fuori servizio, gestito dall'ENEA, in trasferimento alla Sogin, con annesso deposito di rifiuti radioattivi contaminati con plutonio; si tratta di rifiuti non condizionati. Vi è poi l' impianto sperimentale delle celle calde della Casaccia, fuori servizio, gestito dall'ENEA, anch'esso in trasferimento alla Sogin per via delle misure di legge adottate nel recente passato, con modestissime quantità di rifiuti solidi condizionati".

Infatti la fuga radioattiva sembra che si sia verificata durante le operazioni di bonifica della Sogin. Non ho dubbi che la Sogin farà un buon lavoro, ma continuo a chiedermi quanti e quali studi di contaminazione ambientale si facciano in zona e sull'area vasta. Il numero zero, a seconda dei casi, fa paura.

La foto proviene dal Photostream di Svale