mercoledì, dicembre 13, 2006

Addio Baijii!



Alla interminabile lista di estinzioni causate dall'uomo, dobbiamo aggiungere ormai anche il Baijii, il delfino endemico del fiume giallo che fino a poche decadi fa era uno dei simboli dello Yangtze, e della Cina. Il Baijii aveva una storia evolutiva molto particolare, perchè si ritiene che il suo ramo evolutivo (famiglia lipotidae) si sia originato ben 20 milioni di anni fa (costituendo in pratica una deviazione "precoce" all'interno del gruppo deli odontoceti), allorquando i loro progenitori si adattarono a vivere dentro il fiume giallo. Questo non stupisce, se pensiamo che la nascita dello Yangtze è molto antica, e che il fiume per questi animali rappresentava una "scommessa evolutiva", vinta fino all'altro ieri.

Leggendo questo articolo (che vi dice qualcosa di più su di lui), noterete l'impressionante irrefrenabile diminuzione di individui, che già nel 1986 si erano ridotti a 300 in tutto il fiume giallo e che nella recente campagna internazionale (la notizia è di venerdi scorso, ma è comparsa ieri sul sito della ONG deputata alla sua salvaguardia) messa in piedi per censirli, si sono ridotti a zero.

A rigore, il fatto che non ne siano stati trovati non significa che non ne esistano ancora (e infatti servono 25 anni di mancate osservazioni per dichiarare una specie ufficialmente estinta), ma sicuramente, a detta dei conservazionisti la specie è comunque funzionalmente estinta. Questo significa che anche se ne fossero rimasti tre o quattro esemplari non sarebbero sufficienti, nemmeno sotto stretta protezione, a sopravvivere a lungo termine all'estinzione.

Come al solito ci si chiede adesso cosa si poteva fare per salvarlo. La Cina almeno a parole ci ha provato, cercando di catturarne una certa quantità di individui e stimolandone una riproduzione in cattività all'interno di zone delimitate di riserve naturali. L'idea era quella di ricostituire una popolazione vitale per riliberarli poi poco alla volta dentro il fiume giallo (potete leggere un riassunto delle misure messe in atto nella relativa pagina dell'IUCN).

Purtroppo però molti sono morti e la quantità di Baijii catturati è sempre rimasta modesta; nonostante tutto pochi mesi fa (notizia BBC) era stato pubblicato un piano che prevedeva di catturare tutti i Baijii rimasti e confinarli dentro un lago lungo 21 km, sperando che li potessero ricominciare a moltiplicarsi. Nel frattempo i metodi di pesca poco ortodossi e l'aumento consistente della navigazione a motore nel fiume hanno falcidiato la popolazione irrimediabilmente.

Adesso, a frittata fatta, ci si accorge che la stessa sorte potrebbe toccare anche alla focena senza pinna (Neophocaena phocaenoides), la cui popolazione del fiume giallo è l'unica al mondo in acqua dolce e per gli stessi motivi del Baijii è in drastica riduzione; anche per lei è stata prevista la stessa modalità di conservazione (una specie di ghetto per delfini).

Mi sembra che per la Cina valga l'ennesima dimostrazione che l'uomo non ha la maturità di imparare dagli errori degli altri, ma riesce a farlo solo quando li sperimenta sulla propria pelle; Anche per loro lo sviluppo dovrà passare dalla devastazione ambientale. E dalle estinzioni.

La foto proviene dal photostream di Teclasorg

martedì, dicembre 12, 2006

Il finto scontro tra differenziata e inceneritori


Qualche sera fa mi sono imbattuto in una trasmissione su Roma1 che commentava le nuove linee guida per la revisione del Piano dei rifiuti del Lazio. In studio erano presenti esimi professori specializzati in tecnologie legate all'incenerimento dei rifiuti, assieme a un politico della Lega Nord (di cui non ricordo il nome) e a Grazia Francescato, dei verdi.

Quello che mi ha colpito in quella trasmissione è che al di là di alcune sfumature di opinione, tutti i presenti erano sostanzialmente d'accordo sulle cose da fare.
E la spiegazione è logica: basta un semplice esperimento.
Raccogliamo i resti di un pasto in famiglia e proviamo a dargli fuoco con un accendino: non bruceranno mai, nemmeno se proviamo a "sostenere" la combustione con una zolletta di paraffina. Il motivo è semplice: se i resti organici non sono secchi l'acqua contenuta frena la combustione. Questo accade ovviamente anche se un inceneritore brucia la spazzatura senza praticare una selezione; queste slide dell'Università di Padova ci chiariscono che il materiale organico ha un potere calorifico compreso tra le 300 e le 700Kcal/Kg, mentre per sostenere l'autocombustione il rifiuto deve avere almeno 1200Kcal/Kg. Sottraendo la frazione organica dal rifiuto posso arrivare addirittura a valori di 3000 e più Kcal/Kg.

Allora cosa devo fare per rendere gli inceneritori energeticamente convenienti? Semplice, effettuare la raccolta differenziata dell'organico. Più organico sottraggo al CDR e meglio bruceranno i rifiuti nell'inceneritore. E vado avanti con il ragionamento: lattine di alluminio e bottiglie di vetro non bruciano, sono di fatto inerti, quindi sottraendole ottengo un CDR che ottiene lo stesso calore con meno volume, ovvero, aumenta ulteriormente il suo potere calorico.

Conclusioni: con un'ottima raccolta differenziata dell'organico, del vetro e dell'alluminio si potrebbero ridurre drasticamente peso, volume e odore dei rifiuti, aumentando al contempo la resa energetica del loro incenerimento.

Vogliamo ancora sostenere che la raccolta differenziata non decolla per colpa degli inceneritori?
Si e no....diciamo le cose come stanno.

Mentre il Cip6 prevede finanziamenti per un tanto al Kwh prodotto (e in questo modo "spinge" verso l'aumento del potere calorico), la tariffa rifiuti che tutti paghiamo è commisurata a quanto ne produciamo (purtroppo quasi sempre come comunità e non come singolo nucleo familiare, ma questo è un altro discorso...), per cui all'inceneritore conviene bruciare più spazzatura possibile. Ne deduco che, se proprio è impossibile tagliare i rubinetti economici agli inceneritori, sarebbe saggio almeno pagarli in misura dell'energia che producono, e non della quantità di rifiuto che bruciano.

E la raccolta differenziata schizzerebbe verso l'alto.

Nel frattempo il salomonico Commissario Marrazzo ha stabilito l'equità del precedente piano rifiuti approvato dall'altrettanto salomonico Commissario Storace, il quale diviso in tre parti il rifiuto laziale ha stabilito per i prossimi anni uno strabiliante 33% di raccolta differenziata, e quote altrettanto corpose per l'incenerimento e il conferimento in discarica. Questo si che è guardare al futuro.......

La foto proviene dal photostream di tedguy49

martedì, dicembre 05, 2006

Il mostro del lago


La foto è dei U.S. Geological Survey Archives, www.forestryimages.org

Chi lo ha detto che i mostri del Lago sono solo delle leggende? Da alcuni anni a questa parte, i laghi (ma anche i fiumi) del vecchio continente sono presi d'assalto da un esercito di invasori provenienti dalle più disparate parti del mondo. In campo zoologico, i più classici esempi di questa invasione sono rappresentati dalla Nutria e dal Gambero della Louisiana. Ma un altro intruso sta creando ultimamente parecchia preoccupazione per la sua irruenza: la Cozza Zebrata (Dreissena Polymorpha). Come gli altri alieni (il termine corretto infatti è "specie aliene"), quando entra in un ecosistema per il quale è competitiva, sbaraglia i suoi "avversari" locali e nei primi anni seguenti alla colonizzazione prolifera drasticamente fino a sconvolgere la catena alimentare. Per fortuna successivamente esiste un fenomeno di "accomodamento" per il quale le specie presenti (quelle che non vengono annientate perchè non sono in competizione diretta) cercano di minimizzare i danni causati dall'intruso. Questo fenomeno è accaduto per il Gambero della Louisiana, che gli Aironi hanno imparato a predare, e con buona probabilità succederà anche per la cozza zebrata. Ma al momento, dove entra fa danno. In italia è comparsa prima nei laghi del nord (portata forse dagli uccelli, o dall'uomo accidentalmente), poi sul trasimeno nel 1999, recentemente nell'invaso di Bilancino (quello che alimenta l'acquedotto di Firenze!), dove il boom di questi giorni ha causato una ostruzione delle prese di captazione dell'acqua(!!).
Se volete sapere da dove viene potete guardare questa mappa: Nell'arco di duecento anni è passata dalle coste del Mar Nero e del Caspio, fino al Nord-Europa e, addirittura, al Nord America. A rigore si tratterebbe di una ricolonizzazione, perchè in Europa in realtà era presente, ma prima delle glaciazioni, quando il contesto ecologico (e cioè le temperature e la struttura della catena alimentare delle acque interne) era completamente diverso. Perciò attualmente non possiamo predire esattamente cosa accadrà. Certo è che una specie competitiva, quando ha colonizzato un ambiente, diventa praticamente impossibile da eradicare, quindi dovremo solamente abituarci.
Tra l'altro, studi sulla colonizzazione di questa specie hanno concluso che in realtà può apportare anche benefici ambientali, ma solo in ambienti fortemente stressati dal carico organico (cioè inquinati da concimazione chimica o liquami fognari), perchè filtra attivamente il fitoplancton contribuendo a ripulire la colonna d'acqua dalle fioriture algali. D'altro canto però, essendo selettiva nella sua "dieta", evita alghe con alto potenziale tossico, che ne possono essere globalmente favorite. In pratica, ora che c'è va monitorata, per capire da che parte pende la bilancia, augurandoci che non si concretizzi l'ennesimo disastro ambientale.
E va ricordato che notevoli danni ecologici comportano, sempre, notevoli danni economici (pare ovvio eh? provate a dirlo alla classe politica..).
Se volete maggiori informazioni potete scaricare un depliant dell'ARPA Umbria sulla Cozza zebrata, oppure potete cercarla nel database dell'Invasive species specialist group di IUCN. Ma non preoccupatevi: ovviamente esiste un ottimo documento che illustra la "Strategia europea per le specie aliene", firmato dal Consiglio d'Europa e integrato nella Convenzione di Berna.

Ora si che possiamo stare tranquilli.....

La grande occasione della Romania



La Romania è un paese che si sta svegliando, solo ora, da un lungo sonno. Ho avuto modo di andarci perchè l'agenzia mi ha inviato nella regione più povera del paese, la moldova rumena, per un gemellaggio con la locale agenzia di protezione ambientale. Nonostante siano passati 17 anni dalla fine di Nicolae Ceausescu e 16 dalla fine del COMECON, questo paese ancora stenta a trovare la pace e la serenità, e a decollare.
Sono stato nelle città di Bacau e Iasi e ho toccato con mano cosa vuol dire vivere in Romania oggi. Il centro urbano è stato raso al suolo in epoca sovietica (eccette le chiese ortodosse) e ricostruito a palazzoni fatiscienti ed energeticamente del tutto insostenibili. Le antiche casette di inizio '900 (un tempo dovevano essere dei gioiellini) versano in stato di abbandono. La strada tra Bacau e Iasi ha due corsie, con una fila veloce per le automobili e i camion, mentre sulla fila lenta transitano carretti (spesso a trazione animale ma a volte umana) e pedoni. I villaggi in campagna mancano a volte di luce, molto spesso di acqua corrente ed hanno le strade di collegamento sterrate e poco praticabili.
I Rumeni più giovani sembrano veramente in gamba ed hanno ottime prospettive future; questo perchè i lavori di alto livello rappresentano quasi tutti una nuova professionalità, e quindi le gerontocrazie non possono soffocare i talenti più promettenti (praticamente..come in italia!).
Al contrario le persone più anziane sono molto depresse, anche e soprattutto perchè oggi possono vedere come i loro anni migliori siano stati dilapidati sotto Ceausescu.

Eppure in tutto questo la Romania ha una grande occasione. Lo sviluppo si è fermato ai prima anni 50, è vero, ma proprio per questo ora, può partire da zero senza fare i nostri errori.
Da Gennaio 2007 il paese entrerà nella UE, e dovrà recepire e realizzare una serie di direttive (il mio compito riguardava questo) che rappresentano un corpo di convinzioni maturate nell'europa occidentale con il "senno del poi".
E la Romania ha dei punti a favore interessanti:

  • Innanzitutto è un paese fortemente agricolo, nel quale l'industria pesante ha sempre avuto scarso ruolo (a parte la "dacia" ora acquistata dalla Renault..). Siccome poi i concimi chimici e i pesticidi hanno un costo tuttora insostenibile per una economia quasi per nulla meccanizzata, la verdura è, come dire, "biologica per natura" e l'eutrofizzazione è un fenomeno molto circoscritto.
  • Inoltre, l'economia di sussistenza ha obbligato per anni i Rumeni a cercare di ottenere il massimo possibile dal loro orto di casa, per cui gli insediamenti umani che hanno resistito all'epoca comunista sono organizzati con i criteri della massima sostenibilità ambientale (le case come nella foto sopra hanno una specie di serra che funziona da scambiatore di calore e ciascuna ha il suo orto di sussistenza).
  • Infine la realizzazione da zero di un modello avanzato di gestione del territorio, renderà la tutela ambientale molto meno onerosa di quanto richieda a noi (Immaginate cosa significa progettare da zero una gestione sostenibile dei rifiuti per un popolo che non ha mai conosciuto il consumismo ed è abituato a riciclare il possibile).
Termino con un aneddoto: una collega dell'agenzia ha avuto modo di parlare con uno dei tanti imprenditori veneti che stanno portando le attività in Romania. Dopo avergli spiegato che il nostro ruolo era quello di fare training sull'implementazione delle direttive europee in materia ambientale si è sentita rispondere:
"Ma come, non sono ancora partiti e già li volete fermare?"

Santa pazienza....


Nella foto, un esempio di abitazione "autosufficiente"