sabato, aprile 21, 2007

Anguillara deturpata. E se fossimo ancora in tempo?




Il gioco delle figure accostate nelle riviste di enigmistica a volte è snervante: non riesci a trovare l'ultimo particolare mancante. Qui sopra invece è chiaro: la rupe di Anguillara è stata rapata a zero, e il terreno ha cominciato a franare. Nessuna paura - mi hanno assicurato in Comune - metteremo la rete protettiva e ripiantumeremo le piante locali. Tanto quelle erano tutte robinie (ovvero intrusi nordamericani infestanti di nessun pregio naturalistico).. fra qualche anno non ti accorgerai di nulla.
Eh si, peccato che non ne sono del tutto convinto, e siccome penso che per criticare ed essere credibili si debba dare soluzioni alternative, mi permetto di dire cosa avrei fatto io, sperando di essere ascoltato (in fondo sono un naturalista e un funzionario arpa..).
Le motivazioni che possono portare a una scelta così difficile, dal punto di vista tecnico, si spiegano solo con i rischi di frana a causa o concausa del peso delle chiome. In questo caso la soluzione più razionale sarebbe una potatura piuttosto corposa con conseguente alleggerimento delle chiome. Così, al contrario, possono succedere due cose, l'una peggio dell'altra: la prima eventualità è che gli alberi tagliati, essendo di Robinia, ricaccino dai polloni (ed è un albero famigerato proprio per quel motivo..) tendendo a vanificare la "pulizia etnica"; l'ipotesi peggiore è invece che muoiano, ma che le radici ostacolino per anni la crescita delle piante che verranno messe a dimora al posto loro, senza essere più molto efficienti per trattenere il suolo.
La logica migliore sarebbe stata quella di programmare una sostituzione selettiva delle piante di Robinia con nuove piantumazioni suddividendo l'opera in tre interventi distanziati di 3-5 anni l'uno almeno. Avrebbero potuto cominciare tagliando 7-8 Robinie, sradicandone i tronchi e sostituendole con lecci o roveri di almeno 8-10 anni di età e potando le restanti. Non sarebbe stata necessaria la rete, non avrebbero messo a rischio la stabilità del pendio nemmeno per un giorno, non avrebbero rovinato il paesaggio.
Già, il paesaggio...A questo punto potreste chiedervi...ma i vincoli? Intanto possiamo dire che il centro storico di Anguillara non sta ne all'interno del SIC (che è in pratica il Lago con in più la zona delle Pantane e qualche piccolo lembo qua e la..nel quale rientrava il progetto di cui vi ho parlato tempo fa) ne della ZPS, che fa il giro del centro storico pur di evitarlo. Ovviamente poi, il progetto deve avere avuto il permesso del Parco, pur con qualche prescrizione, e della soprintendenza competente.

Ormai però il danno è fatto ed è inutile piangere sul latte versato. Bisogna subito ripiantumare individui di almeno 10 anni di età, per riavviare al più presto la successione ecologica naturale, e stendere un geotessuto adeguato nelle aree a maggior pendenza. Siamo ancora in tempo per limitare i danni, e probabilmente l'amministrazione lo sta gia facendo..

Ultima curiosità: Questa operazione, un po' di soldi li è costati, ma non al comune, visto che ha ricevuto un corposo finanziamento da parte del.. dunque.. del....

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio


Che sia stata una delle ultime matteolate? Mah, che devo dire.. speriamo!

sabato, aprile 07, 2007

Chernobyl National Park


Foto del Sarcofago della centrale - Wikipedia

Cosa succederebbe se abbandonassimo tutti di colpo la città in cui viviamo, e non vi facessimo più ritorno per tutta la durata della vita nostra e di parecchie generazioni successive? Beh, tutto sommato non è difficile da immaginare.. La natura nel giro di 30-40 anni si impadronirebbe di tutti gli spazi liberi. La vegetazione spontanea soppianterebbe tutte le piante non arboree e molte di quelle arboree. E poi ci sarebbe una invasione di animali selvatici. Già, ma quali? E' difficile immaginare una Roma o una Milano che non siano invase da Topi e Piccioni, eppure forse scomparirebbero anche loro.
Sfortunatamente, infatti, l'esperimento c'è già stato: i 14000 abitanti di Chernobyl e i 50.000 di Prypiat sono stati evacuati nel maggio del 1986 e da allora una superficie circolare con raggio di 30 km attorno a Chernobyl è stata evacuata.
Beh, secondo un articolo presente in questo sito ( e ripreso dal "The Independent"), già sette anni fa ben 48 specie presenti nella lista rossa IUCN degli animali e piante in pericolo di estinzione era presente nell'area. Delle 270 specie di uccelli presenti, ben 180 specie si accoppiano e nidificano (tra cui gru e cicogne). Quanto ai mammiferi sono tornati praticamente tutti i grandi erbivori che potevano tornare:Renne, Alci, Cinghiali, Castori, Tassi, Lontre e Linci.
Secondo questo articolo, anche una piccola popolazione di Bisonte Europeo ha colonizzato l'area. E a quanto pare, queste specie non sono affatto in declino.
E c'è qualcosa di più sconvolgente: un articolo della BBC risalente a un anno fa ci informa che storni, rondini e piccioni nidificano anche dentro il sarcofago!
Ma come si spiega questo fenomeno? Beh, innanzitutto va detto che ovviamente, la capacità di tollerare le radiazioni varia tra animale e animale, per il semplice motivo che la durata del ciclo vitale e il grado di sedentarietà cambiano notevolmente la vulnerabilità di queste specie. Un animale che vive mediamente 2-5 anni non accumula la quantità di isotopi di un uomo, per esempio. Inoltre, gli animali a ciclo vitale più breve tendono anche a prolificare di più, perciò scommettono la propria capacità di resistere ai cambiamenti ambientali giocando sui grandi numeri. Per gli uccelli poi, le radiazioni sono assorbite solamente durante il periodo di stazionamento in zona, per cui in qualche modo, alla fine fanno i conti con un quantitativo inferiore di radiazioni e hanno la possibilità di "smaltire" i danni quando si trovano altrove.
A quanto pare le indagini dicono che gli organi interni dei mammiferi sono molto radioattivi (e in questo caso è sufficiente guardare fegato, intestino e tiroide). Nonostante ciò, evidentemente, il loro incremento numerico controbilancia e anzi sorpassa i danni da radiazioni. Secondo il citato articolo BBC poi, i topolini catturati nella foresta rossa (la parte di foresta pesantemente bombardata dalle radiazioni e mutata di conseguenza) hanno una aspettativa di vita paragonabile a topi presenti in aree non contaminate...
Questo mi fa riflettere...è come dire che per la fauna non "opportunista" la sottrazione di habitat e il disturbo imposti dalla presenza umana sono molto peggio che l'esplosione di una centrale nucleare.
Al contrario, sembra che molti dei botanici accorsi a studiare la foresta rossa siano morti nel giro di qualche anno.
La Bielorussia e l'Ucraina si stanno attrezzando per rendere la zona una grande riserva naturale. Chi l'avrebbe detto che sarebbe finita in questo modo?