giovedì, maggio 31, 2007

Cinque aziende su cui puntare soldi (avendoli..)


Se avessi un po’ di soldi da investire in tecnologie verdi, dove mi converrebbe metterli?
Questa è una domanda che mi sono posto di recente, allorché ho cominciato a riflettere sulla grande quantità di tecnologie, a volte un po’ strambe, che si stanno affacciando sulla scena delle rinnovabili.
Sembra di assistere a una fase pionieristica in cui poche società hanno in mano tecnologie vincenti che da sassolini le trasformeranno in montagne, mentre altre probabilmente spariranno, con il loro bagaglio di idee non sufficientemente competitive o realizzabili.
Un articolo di Technology review uscito il mese scorso ha introdotto il concetto di “Disruptive technology” (in breve: DT), una invenzione talmente innovativa e rivoluzionaria per la qualità della vita da essere in grado di cambiare definitivamente le regole dell’economia e della società. Lo sono state l’elettricità, il motore a vapore, il telefono, internet (la ruota, l’agricoltura, il cavallo…).
Nel campo delle rinnovabili la stiamo ancora aspettando, ma le promesse ci sono.
A questo punto mi sento di consigliarvi (ma non rispondo dei vostri futuri assetti patrimoniali) cinque aziende che secondo me hanno per le mani idee molto interessanti….

Sunpower
Cominciamo dalla tecnologia forse meno “disruptive”, ma sicuramente più affidabile (in termini di investimento). Sunpower è l’azienda che ha per le mani le celle fotovoltaiche a maggiore efficienza del mercato (17,8%, fino al 21% in certe condizioni). Costano molto, ma grazie al tipo di architettura hanno risolto il problema del rendimento e del design: sono completamente nere, perciò assorbono meglio le radiazioni dello spettro del visibile (e l’efficienza non decade alle alte temperature); inoltre hanno un aspetto molto “cool”. Le azioni (dell’azienda madre, la cypress) le trovate alla borsa americana (NYSE:CY)

Konarka
Secondo Technology review, questa è una delle aziende coinvolte nello sviluppo di una DT. I loro prodotti fotovoltaici sono costituiti da film sottili di plastica contenenti dei nanomateriali che producono energia con la luce del sole. La cosa interessante è che il costo è quasi interamente legato alle spese di ricerca e sviluppo, visto che le linee produttive assemblano questi film come se fossero pellicole fotografiche o stampe a getto d’inchiostro, utilizzando tra l’altro quantità molto basse di materiale sensibile. Se fate un giro sul sito, vi accorgerete che questi fogli sono pieghevoli (possono essere arricciolati come una pergamena) e molto leggeri (infatti al momento il target ideale è rappresentato da PDA, cellulari, portatili, ma potrebbero presto essere integrati nei vestiti!). Sul sito non troverete nessuna informazione sull’efficienza (ma pare che siano sulla via per arrivare al 20%). La lista degli investitori è molto nutrita.

Greenfuel technologies
Questa azienda si è specializzata nello sviluppo di soluzioni per recuperare energia dai fumi esausti delle centrali termoelettriche, nutrendoci le alghe. Il principio è “semplice” e si basa sul fatto che un processo di combustione libera primariamente NOx, COx e calore. Liberandoli in acqua, invece che in aria, essi vengono “catturati” prima che si liberino in atmosfera. Poiché,guarda caso, si tratta di tre dei quattro input fondamentali per ottenere una fioritura algale (il quarto è il fosforo, che va aggiunto “manualmente”), insufflandoli dentro dei fotobioreattori si ottiene una proliferazione di alghe che poi possono essere filtrate e messe a fermentare, producendo a seconda delle condizioni biodiesel, alcool, metano e perfino idrogeno. In questo modo inoltre si abbattono le emissioni in atmosfera di questi inquinanti, nonché dei tristemente noti PM10.

Sequoia automation
Come non citare i padri del kitegen? I blog ambientalisti sono pieni di notizie in merito e ansiosi di averne di nuove. In ogni caso, si tratta di un investimento a lungo termine, visto che questa tecnologia per il momento ha partorito solo la piccola centrale portatile mobilegen. Ma siamo tutti entusiasti e fiduciosi, considerando che questa è potenzialmente LA disruptive technology per antonomasia…

PVTwins
Questa ditta olandese è all’avanguardia nella ricerca e commercializzazione di pannelli solari termofotovoltaici (abbreviati come PV/T). Si tratta di pannelli che possono contemporaneamente produrre calore per il riscaldamento ed energia elettrica. Infatti, il calore derivante dal surriscaldamento delle celle solari viene drenato da tubi convettivi contenenti acqua, che in questo modo assolvono al duplice compito di riscaldare l'acqua e raffreddare il modulo fotovoltaico. E il guadagno è notevole: secondo questo interessantissimo depliant di pv-t.org (associazione che promuove questa tecnologia), un pannello di questa società da 1,28mq è in grado di produrre contemporaneamente 150w elettrici e ben 765w termici! Considerando che il rendimento termico è cinque volte quello fotovoltaico, si può ipotizzare che questi pannelli prelevino circa il 60% della quantità di energia proveniente dall'irraggiamento solare, senza contare i benefici in termini di riduzione dello spazio richiesto. Certo, non sono del tutto economici..

Considerando che il mercato di settore è tutt'altro che stabile e che ci sono startup che nascono come funghi, di fronte ad alte potenzialità ci sono anche alti rischi. L'ho già detto, io non rispondo del vostro patrimonio....
La foto in testa è di duncan

mercoledì, maggio 23, 2007

Eolico: fallimenti e disillusioni. Ma non perdiamo la fiducia.


Foto di Strocchi

La strada dell'eolico (o almeno dell'eolico "classico") come alternativa rinnovabile continua ad essere in salita, tanto che dopo gli entusiasmi dei primi anni, molti stanno cominciando a disilludersi sulle promesse, che finora (potrei dire obiettivamente) non si sono tradotte in realtà.

Veniamo per esempio a una pubblicazione comparsa sul sito dei verdi. A pag. 2 leggo (ma lo sapevo già), che
Teoricamente le capacità totali eoliche italiane coprono il 10% del fabbisogno elettrico del 2006. ( fabbisogno 351,6 TWh, potenza eolica: 20 GW, ore di vento/anno: 1700)
La fonte è l'ENEA. Questa affermazione significa che se anche piazzassimo tutte le pale eoliche in tutti i possibili siti (metà su terra ferma e metà in mare) italiani, infischiandocene di eventuali comitati "per il no", otterremmo un misero 10%.

Qualcuno di voi potrebbe pensare che il problema potrebbe essere risolto aumentandone l'efficienza. Bene, anzi, male.... l'efficienza di una pala eolica, sempre secondo la stessa pubblicazione è già del 70% (in pratica siamo al limite teorico).

La "colpa" di tutto ciò è data dal limite classico che si attribuisce alle rinnovabili, ovvero quello di avere una densità energetica troppo bassa. In pratica, per catturare questa energia servono grosse superfici (i pannelli nel caso del solare, le pale/vele nel caso dell'eolico), e per di più va pescata laddove è più intensa e continua (nel caso dell'eolico sopra i 1000m di altezza).

In quest'ottica le pale eoliche non fanno niente di ciò che servirebbe: i pali sono troppo bassi per raggiungere quote interessanti e la superficie delle pale è troppo ristretta per catturare una sufficiente quantità di energia. Questo porta a farle funzionare a massimo regime per sole 1700 ore (in italia) l'anno (su 8760).

Beninteso: non è che l'energia eolica prodotta in questo modo sia sconveniente, tuttaltro (3-4 cent./kwh contro i 6 del petrolio, sempre secondo la stessa pubblicazione). Anzi, per gli investitori è un buon affare, la qual cosa è dimostrata dal fatto che ormai le "utilities" hanno cominciato a rilevare sempre più le quote degli investitori privati nei parchi eolici (e un motivo ci sarà). Il fatto è che con queste soluzioni non ce ne sarà mai abbastanza per salire oltre il fatidico 10%.

Non c'è soluzione al problema? Forse si, ma serve ricerca e servono tanti tanti soldi e studi, orientati sul principio delle grosse superfici portanti in una parte più alta dell'atmosfera. Non c'è solo l'ormai famoso (e spero di aver contribuito abbastanza alla sua diffusione) progetto Kitegen, ma anche vari altri tentativi che per il momento sono esercizi di progettazione ancora embrionali per produrre "mulini" sospesi in aria, oppure sistemi di propulsione per navi simili al kitegen.

Tra l'altro, esiste un aspetto ancora più problematico delle turbine eoliche, ovvero la loro attività collaterale di falciatrici di uccelli, documentata da questo articolo di wired, che ci informa che il solo impianto di "Altamont Pass" (negli USA) è responsabile dello sterminio di una quantità annuale di rapaci oscillante tra gli 880 e i 1330 individui. L'articolo ci informa che si tratta di turbine con un disegno di vecchia concezione e collocate in un posto biologicamente sensibile, ma non è molto consolante saperlo. Consola (???) invece sapere che i gatti domestici fanno di peggio....

mercoledì, maggio 09, 2007

Caro Napolitano, dacci 10 centrali nucleari!


Foto di MagnusVK

Fantastico, veramente fantastico.
Tre giorni fa è stata inviata una lettera (riportata da Le Scienze, mi auguro per dovere di cronaca e non per appoggio ideale), ai presidenti della Repubblica, del Consiglio e delle varie Commissioni, nonchè ai ministri del Governo. Una lettera piena di affermazioni che io ritengo superficiali, contraddittorie e grossolane, firmata da una lista di scienziati (riuniti nell'associazione galileo2001) tra i quali.....

Franco Battaglia (quello del paragone ambientalismo=nazismo)
Renato Angelo Ricci (quello che sostiene che la paura delle scorie sia solo di tipo politico e sociale)
Umberto Veronesi (Un medico; oncologo, per la precisione)
Tullio Regge (Un luminare, ma da bravo fisico, innammorato dell'atomo)
Silvio Garattini (Un altro famoso medico, se non erro farmacologo)

In sostanza i firmatari chiedono di concentrare le risorse a disposizione sulla costruzione di dieci centrali nucleari, pronte da qui al.... 2012? 2020? 20.....?

Innanzitutto c'è un preambolo interessante:

Come cittadini e uomini di scienza, avvertiamo il dovere di rilevare che
la tesi sottesa al Protocollo,
cioè che sia in atto un processo di variazione del clima globale causato quasi esclusivamente dalle emissioni antropiche, è a nostro avviso non dimostrata, essendo l'entità del contributo antropico una questione ancora oggetto di studio.
Giusto, da uomini di scienza, quali sono gli oncologi, i farmacologi, i chimici e i fisici dell'atomo, ci viene un ammonimento a non dare per scontate le conclusioni di qualche centinaio di climatologi dell'IPCC.

Ma quello di cui non mi capacito è l'equazione

non è colpa dell'uomo=il problema non esiste (o si risolverà da solo).

Non la leggerete da nessuna parte, ma secondo me è consequenziale a certe prese di posizione.
Domanda: Ma non sarebbe peggio se fossero cause esclusivamente naturali? Non avremmo la buona probabilità che non ci sia modo di contrastare la variazione? Se fosse dovuto a un aumento di radiazione solare cosa dovremmo fare, mandare Bruce Willis ad affievolire il sole? Già così ci vorrà un grosso sforzo di adattamento al cambiamento climatico, figuriamoci se poi non avessimo neanche la speranza di contrastarlo riducendo le emissioni!

Ovviamente, il cardine dell'appello sta nel tentativo di dimostrare che solo il nucleare può risolvere i nostri problemi.

Ma veniamo ai motivi del loro scetticismo, che mi stuzzicano alquanto:

1. Biocarburanti. Per sostituire il 50% del carburante per autotrazione con bioetanolo, tenendo conto dell'energia netta del suo processo di produzione, sarebbe necessario coltivare a mais 500.000 kmq di territorio, di cui ovviamente non disponiamo. Anche coltivando a mais tutta la superficie agricola attualmente non utilizzata (meno di 10.000 kmq), l'uso dei biocarburanti ci consentirebbe di raggiungere meno del 2% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.

Vero, verissimo. Infatti credo che l'idea di estrarre biocombustibili dalle colture erbacee sia non solo inutile ma addirittura dannosa (c'è abbondanza di polemiche in proposito). Tuttavia molti sanno (ma non tutti, evidentemente) che esistono notevoli potenziali nella coltivazione delle alghe sia attraverso fotobioreattori che attraverso il lagunaggio (come sorgenti di etanolo, biodiesel e perfino idrogeno). Sperimentalmente sono state stimate rese fino a 30 volte tanto, per un semplice motivo: un'alga non spreca energia nel produrre parti che la difendano dall'essiccamento o l'aiutino a sopportare le condizioni avverse: c'è la cellula con i suoi vacuoli gonfi di lipidi, cresce rapidamente e se raccolta fermenta altrettanto rapidamente. E' l'ideale, e lo hanno capito aziende americane e giapponesi che da parecchio coltivano ceppi algali alimentandoli con il riciclo delle acque reflue dei depuratori e con i fumi delle centrali termoelettriche. Anche l'ENEL sta seguendo con interesse questo tipo di ricerche..

2. Eolico. Sostituire con l'eolico il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili significherebbe installare 80 GW di turbine eoliche, ovvero 80.000 turbine (una ogni 4 kmq del territorio nazionale). Appare evidente il carattere utopico di questa soluzione (che, ad ogni modo, richiederebbe un investimento non inferiore a 80 miliardi di euro).

Vero, verissimo. Infatti le pale eoliche a terra, in italia, non sono la soluzione. Fortunatamente chi ha voglia di informarsi sulle rinnovabili conosce bene il progetto Kitegen (ne ho parlato qui e qui) e le soluzioni simili che si stanno sperimentando. Gli inventori del sistema (del quale è stato finanziato un prototipo dalla Regione Piemonte) sostengono che nello spazio di non volo di una centrale nucleare si produce la stessa quantità di energia, ma in modo rinnovabile. Anche se avessero raddoppiato il valore per eccesso di ottimismo, dovrebbe essere comunque una soluzione altamente privilegiata..

3. Fotovoltaico. Per sostituire con il fotovoltaico il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili sarebbe necessario installare 120 GW fotovoltaici (con un impegno economico non inferiore a 700 miliardi di euro)[...]

Mi fido della stima dei GW, anche se mi lascia qualche dubbio, ma vorrei proprio sapere come hanno fatto i conti economici....
Sta di fatto che:
a) se avessimo introdotto anche solo 10 anni fa una legge per rendere il fotovoltaico obbligatorio nelle case di nuova costruzione oggi il parco installato sarebbe notevole e forse esisterebbero aziende leader nella progettazione e nella ricerca del settore.
b) è molto probabile che l'efficienza energetica dei moduli salga al 35% nei prossimi 5 anni e il costo scenda di almeno 3-4 volte (in primis per le nanotecnologie e l'ingresso dei polimeri plastici nel mercato dei pannelli solari).

Tutto questo è stato detto per giustificare l'affermazione che

Per sostituire il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili basterebbe installare 10 reattori nucleari del tipo di quelli attualmente in costruzione in Francia o in Finlandia, con un investimento complessivo inferiore a 35 miliardi di euro.
Mi permetto di fare alcune considerazioni:

1) Se fossi il capo dello stato andrei da Garattini per una consulenza farmacologica e da Vincenzo Ferrara per una consulenza climatologica. La scienza è così vasta che quando si esce dal proprio campo si rischia facilmente di prendere cantonate. La morale è: fidati di chi certi fenomeni li studia, non di chi parla partendo da convinzioni personali maturate a priori. Se è inconcepibile farsi visitare da un climatologo deve essere inconcepibile anche fidarsi dell'opinione sui mutamenti climatici di coloro che climatologi non sono.

2) E' inconcepibile che in quella lettera si parli di nucleare senza considerare che esiste ed è anzi un dovere morale il risparmio energetico: l'efficienza termica degli edifici, il rendimento dei motori, la scelta di tecnologie sempre meno energivore in tutti i settori possibili. Se anche si evitasse di costruire UNA delle loro dieci centrali nucleari, sarebbe tanto di guadagnato, se non altro per i costi economici che, tra l'altro, preoccupano coloro che hanno steso l'appello.

3) Non c'è UN nuclearista che faccia notare che anche l'uranio "disponibile" è in via di esaurimento, che comunque non ridurrebbe affatto la nostra dipendenza energetica dall'estero (qui l'uranio non c'è..), e che il problema delle scorie potrà essere risolto solamente attraverso la trasmutazione (ovvero bombardandole con fasci di plasma potentissimi e molto energivori..).

Invece quella lettera esprime un silenzio preoccupante proprio sul capitolo lungimiranza. Mi rendo conto che probabilmente quelle posizioni esprimono una mentalità figlia del periodo in cui queste persone sono nate (anni '40-'50-'60), ma quando si parla di lungimiranza, da uno scienziato è lecito aspettarsi qualcosa di più. Invece ci troviamo di fronte a una lettera che prima getta pesanti dubbi sul processo, sulla responsabilità dell'uomo per poi dire che bisogna agire, si, ma attraverso il nucleare. Peraltro poi, i firmatari della lettera dimostrano di non conoscere ne le nuove tecnologie a disposizione, ne il loro potenziale, ne le stime sulla disponibilità del combustibile nucleare. E' un po' poco perchè le critiche siano costruttive.

Una pessima figura. Secondo me, una pessima figura.

domenica, maggio 06, 2007

Consigli per un giardino sostenibile


Polmonaria - Foto di SonicWalker

Le villette a schiera costituiscono una delle soluzioni più flessibili del mercato immobiliare, perché offrono una discreta libertà personale (una dose sopportabile di condominialità), un minimo di rapporto domestico con la natura (un giardinetto) e prezzi decenti. Succede, quindi, che anche il pollice meno verde del mondo cominci a chiedersi cosa ha senso mettere in quegli scampoli di giardino che il buon cuore dei costruttori ci ha lasciato in dote.
A questo punto ci sono due strade (e tante sfumature nel mezzo..): o cerchiamo di farci un giardino fiorito, oppure tentiamo la via dell’agricoltura domestica. Nel primo caso rischiamo di sprecare acqua e usare fertilizzanti bomba, nell’altro, di credere di avere in mano un ortaggio biologico quando invece non lo è….. (ma a questo argomento ci penserò un’altra volta).
Sfruttando il mio (relativo) pollice verde, ho cercato di stilare qualche comandamento per il giardino sostenibile:

1) Usare il più possibile le piante rustiche, che si adattino nell’ordine a: discrete escursioni termiche, scarsa disponibilità d’acqua, condizioni di acidità/alcalinità del suolo non ideali.
2) Piantare specie con lungo periodo di fioritura nel corso dell’anno.
3) Mimare l’organizzazione del bosco, gestendo la vegetazione “a strati”.
4) Dotarsi di un normale compostatore, (non serve capiente!) e usarlo come si deve.
5) Dotare se possibile il giardino di una siepe di specie rustica che abbia una buona
copertura e resistenza.
6) Combattere gli ospiti indesiderati con il buon senso.

Sono convinto che, a parte per il primo, pensiate che si tratti di consigli strani. Ora però ve li spiego, uno per uno.
1) L’uso di piante rustiche è fondamentale per ridurre il fabbisogno di acqua e gli accorgimenti relativi, sia comportamentali (ombreggiare, soleggiare, spostare), sia chimici (concimi, antiparassitari ecc..). Per esempio, è inutile vivere in salento e piantare le azalee in giardino, o tentare di far sopravvivere un ibisco ad Aosta. Una buona opzione alla quale molti non pensano può essere quella di trapiantare in giardino specie comuni prese in natura (come la polmonaria, che vedete in foto sopra, o l’erba vajola, in foto sotto), purchè siano state prelevate in luoghi con condizioni climatiche simili al giardino di casa.


L'erba vajola (Cerinthe major)

L’idea di mettere a dimora piante autoctone è vincente: praticamente la loro necessità di cure si riduce a zero (non hanno nemmeno bisogno di essere annaffiate, se collocate nel punto giusto, sono molto competitive e resistenti ai parassiti), e la scelta è molto varia: si va dalla lavanda, il cisto rosa e il citiso nelle aree spiccatamente mediterranee, all’albero di giuda, il gladiolo italico e la lavatera (negli appennini). Bisogna stare un po’ più attenti in montagna, dove i bei fiori non mancano, ma sono pressoché tutti rigorosamente protetti (vedi rododendri, gigli di san giovanni e martagoni, peonie).Alternativamente vanno bene piante robuste con foglie coriacee, come la camelia, le rose, le piante grasse in genere.
2) Il desiderio di avere il giardino sempre fiorito è una tentazione troppo forte: per questo le bulbose e le specie di serra non sono molto amate dai più: fioriscono un mese (e a volte nemmeno) e poi silenzio per il resto dell’anno. Molti cercano quindi di forzare le fioriture con dei concimi bomba (insostenibili, sia per il processo di fabbricazione, sia per il potere eutrofizzante). Una pianta (per cui stravedo) come il Callistemo (lo vedete qui sotto) è robusta, rustica, cresce bene e soprattutto fiorisce spesso e a lungo, senza una goccia/granello di concime.

Il bellissimo Callistemo

3) Questa è la regola d’oro. Se disponiamo dello spazio sufficiente possiamo accostare un alberello a un piccolo arbusto e sotto a questi una pianta erbacea, ma già due livelli sono ottimali. Infatti, in queste condizioni il terreno è sempre fresco, non soggetto a insolazione diretta, e può di conseguenza mantenere l’umidità per un periodo di tempo superiore (meno acqua in estate). Inoltre le piante più alte (e robuste) se sono spolianti e potate nelle parti più basse possono proteggere dall’insolazione quelle più piccole senza soffocarle.
4) Il compostatore ha un triplice scopo: ingoia la cenere del camino, i resti del pasto e gli sfalci in un colpo solo. Se siete virtuosi riducete drasticamente i vostri rifiuti e vi fate un terriccio come si deve per le piante!
5) Una bella siepe (di lauro o trachelospermo, per citarne due) ci può rifornire di foglie secche da gettare, a tappeto, sul terreno. La lettiera così creata protegge il suolo dal gelo d’inverno e dal disseccamento d’estate; tra l’altro, contrariamente a quanto si pensa comunemente, un po’ di insetti nel terreno non fanno affatto male.
6) Un consiglio per i parassiti e gli ospiti indesiderati: spesso c’è il modo di difendersi senza usare schifezze. Esempi comuni: le formiche vanno lasciate stare, non fanno alcun danno sensibile alle piante; gli afidi (spesso assaltano i boccioli di rosa) si uccidono con una spruzzata di sapone di Marsiglia diluito e nebulizzato e una passata di spugna; insetti come i calabroni e le scolie (dette anche "muratori" o "gavaroni") possono essere uccisi con uno spray “raffreddante”, che li congela temporaneamente; le lumache non si schiacciano, ma si gettano nel compostatore, dove diventeranno degli innocui salsiccioni che aspettano i resti della nostra lattuga.
Che dire in conclusione? Aggiungerei che un giardino ben fatto regola anche il calore e l’umidità delle stanze che vi si affacciano, ma sconfinerei in un argomento del quale ho voglia di parlare col dovuto approfondimento…