mercoledì, novembre 28, 2007

World energy congress 2007 / I parte


Giochi solari al WEC 2007. Ormai con celle di ridotte dimensioni è possibile azionare piccoli motori meccanici. D'accordo, sono gadget, ma potrebbero servire a introdurre una sana educazione anche ai più piccoli (lo ammetto, ho comprato il mulino, ma devo ancora montarlo..)

A roma , tra l'11 e il 15 novembre scorso, c'è stato il “world energy congress 2007”. Per chi non lo sapesse, si tratta di un congresso mondiale che fa il punto sulla situazione energetica globale e ospita dibattiti sull'uso e sul futuro delle fonti energetiche e delle politiche energetiche dei paesi mondiali. Oddio, "dibattiti" è una parola grossa, se consideriamo che si trattava di sessioni chiuse, per partecipare alle quali occorreva essere portatori di interessi di un certo livello e pagare un salato biglietto.

Fortunatamente, accanto a queste sessioni, sono stati allestiti alcuni padiglioni che ospitavano le società leader nella gestione delle forme di energia corrispondenti agli elementi cari a Talete (acqua, terra, fuoco, aria...).

Ma vediamo com'è andata

All'arrivo (fiera di roma, quella nuova che si trova tra ponte galeria e fiumicino) emerge subito la brusca realtà: per le persone “normali” era possibile unicamente visitare i padiglioni espositivi, mentre i dibattiti di impronta “politica” sono stati limitati agli “addetti del settore”. Mi è sembrata una scelta discutibile, considerando che la politica energetica è già oggi e ancor più lo diventerà negli anni a venire, un problema cruciale, sul quale è bene che i governi comincino a considerare un ruolo più attivo da parte dei cittadini. E poter fare qualche domanda a chi di dovere (per esempio a Scaroni) non sarebbe stato male.

I padiglioni invece hanno dato molti spunti interessanti per quanto riguarda le soluzioni messe in campo per risolvere il problema energetico, ma la partecipazione era oltremodo sbilanciata: la gran parte degli stand mostrava tecnologie eoliche o fotovoltaiche commerciali, mentre il risparmio energetico compariva decisamente in secondo piano (un solo stand aveva in dimostrazione i riscaldamenti a pavimento, mentre molto interessante era lo spazio allestito dalla Regione Lazio, che tra le altre cose ospitava un istruttivo modellino di casa passiva in costruzione). Al contrario, l'industria geotermica sembrava avere poca fiducia nelle proprie possibilità (ricordo che esiste la possibilità di abbinare una pompa di calore a uno scambiatore a sonda geotermica), mentre con tono dimesso era presente anche il settore nucleare del quale riparlerò presto.

Alla fin fine, nonostante la generale atmosfera di euforia ho notato che in realtà erano state esposte tutte tecnologie "mainstream" e pochissima sperimentazione. Infatti le chicche più ghiotte rimanevano confinate in piccoli stand emarginati al limite dei più visibili spazi espositivi; questi stand andavano cercati tra i meandri dei padiglioni, ma due o tre di questi non mi hanno affatto deluso (anche di questo ne riparlerò presto).

Per il momento potete osservare questa galleria di immagini del WEC 2007 che ho pubblicato su Flickr. Se volete, le potete commentare.

domenica, novembre 18, 2007

La Panda Aria vista dal vivo


Una foto ravvicinata del motore della Panda Aria. Già così si vedono le dimensioni molto contenute. Ma dal vivo l'effetto è davvero stupefacente.

Lo ammetto, questa volta la Fiat mi ha stupito. Anche se l'annuncio che aveva fatto la casa sembrava “promettente”, solo vedere la Panda Aria dal vivo fa capire veramente PERCHE' si tratta di una autentica innovazione, e non di una semplice evoluzione della specie.
Vediamo rapidamente i dati sulla carta:

1) Possibilità di alimentazione anche a metano o a miscela metano/idrogeno.
2) Motore da 900cc, bicilindrico, capace di erogare 105CV (monofuel ) e 85CV (bifuel), dotato di turbocompressore.
3) Sistema di accensione e spegnimento del motore automatizzati.
4) Scocca e pneumatici a ridotto impatto ambientale.
Sorvolando sul quarto punto (che forse è il meno interessante), voglio concentrarmi in particolare sulle caratteristiche del motore e sulla scelta dell'alimentazione, che sono il vero cuore dell'innovazione di questo modello.

Prima di tutto, dobbiamo aver chiaro che:
1) Una vettura più pesante consuma di più. Un motore grosso e pesante spende una buona quota di energia semplicemente per portare a spasso se stesso. Più grosso è il motore, più grandi dovranno essere il serbatoio di propellente liquido o la bombola di propellente gassoso.

2) Una maggiore temperatura di combustione aumenta il rendimento di una macchina termica (basta ridare un'occhiata al ciclo di Carnot).

3) Più semplice è la molecola di un comburente, meno inquinamento produce. Il metano (CH4), inquina molto meno rispetto alla benzina e al gasolio (che sono miscele di composti del carbonio con alto peso molecolare). La combustione dell'idrogeno (H2) non comporta emissioni gassose, se non una piccola quantità di NOx.

4) Nella normale attività di marcia (specie nel ciclo “misto”), solo una parte del tempo viene impiegata ad accelerare, mentre per il resto del tempo l'auto frena o sta ferma.

Tutte queste considerazioni hanno portato Fiat alla conclusione che solo una drastica “cura dimagrante” del motore e un aumento notevole dell'efficienza avrebbero consentito di montare delle bombole di metano su una piccola utilitaria (tempo fa infatti, era uscito un modello di Punto a Metano che praticamente sacrificava mezzo bagagliaio per le bombole. Risultato: quasi inutilizzabile).

Innanzitutto hanno cominciato quindi a ridurre i cilindri a due, per semplificare il progetto, diminuire l'ingombro e consentire una maggiore temperatura di combustione. Inoltre hanno introdotto una sorta di turbocompressore che aumenta la potenza dell'auto a parità di cilindrata. Poi, per diminuire ulteriormente i consumi, hanno introdotto un sistema di spegnimento/riaccensione del motore automatico che entra in funzione in tutti i momenti di arresto del veicolo. Infine, avuta un'idea dei consumi di questo motore, hanno potuto dimensionare le bombole di metano in modo da contenerle al massimo e consentirne lo stoccaggio nella parte bassa dell'auto.

Mi ha lasciato un po' perplesso la possibilità futura di utilizzare una miscela idrogeno/metano, considerando che la rete esistente a dir poco deficitaria e la filiera dell'idrogeno è di la da venire. Peccato, perchè una miscela di questo tipo avrebbe una densità energetica maggiore, e quindi prestazioni più vicine alle auto a benzina. Non che mi interessi particolarmente, ma non devono convincere solo me.

Aspettiamo di vedere quando e se diventerà una vettura commercializzata. Ma sicuramente questa Concept Car non è un esercizio di stile..

giovedì, novembre 15, 2007

Un bastardo di nome EBV


L'Herpes virus equino, un parente di EBV (Foto di AJC1)

Se c'è un virus che in passato è stato sottovalutato nei suoi effetti sulla popolazione colpita, questo è il virus di Epstein Barr (in breve EBV). Può darsi che non vi dica niente, ma con ogni probabilità lo avete contratto e non lo sapete: è il virus della Mononucleosi, largamente presente nella popolazione, spesso asintomatico, e ospitato dal 95% della popolazione americana della fascia compresa tra i 35 e i 40 anni di età. Un tempo la mononucleosi veniva chiamata “la malattia del bacio”, perché colpisce di solito nella prima adolescenza e si trasmette con uno scambio di saliva. Ma le alte percentuali di infezione (una pandemia totale) dimostrano che è facilissimo essere infettati, a qualunque età.

Per i virus, in generale, non si può dire che a febbre passata tutto sia risolto, nel senso che, superata la prima fase di infezione, rimangono latenti all'interno di alcune cellule, trovando delle “sacche” di resistenza che consentano loro di sopravvivere nel corpo dell'ospite. E sempre più si sta scoprendo che oltre ai famigerati virus dell'Epatite e dell'AIDS, anche l'EBV causa danni a lungo termine.

L'EBV, come altri virus, infetta i guardiani del nostro corpo (i linfociti, in questo caso i “B”) rimanendo nascosto per tutta la vita dentro a queste cellule e riproducendosi quel tanto che basta per evitare di scomparire con il ricambio naturale dei globuli bianchi del nostro corpo.

Tra gli '80 e i '90 si scoprì il collegamento tra la presenza del virus e due patologie bruttissime: Il Linfoma di Burkitt (il 30-50% dei linfomi infantili) e il carcinoma naso-faringeo (purtroppo non c'è bisogno di spiegare cos'è..si capisce anche troppo bene). Nel 2001, sulla rivista Nature medicine, comparve un articolo che collegava l'insorgenza del cancro al seno nelle sue varianti “aggressive” (aggressive breast cancer) con l'EBV. Peggio ancora, lo stesso studio ci indicava come tutto ciò accade. In questo caso infatti, cellule tumorali sviluppatesi per altre cause si diffondono rapidamente nell'organismo, senza alcun freno inibitorio del sistema immunitario. Questo accade perchè tutte le cellule corporee sono dotate di una proteina “di sicurezza”, la Nm23-H1, che forza le cellule cancerose a non muoversi da dove sono. Ma l'EBV produce una proteina (EBNA-3C) capace di legarsi alla prima, consentendo a queste cellule di spostarsi in altre parti dell'organismo, senza freni.

Il 6 novembre scorso abbiamo avuto, grazie a una ricerca dell'istituto superiore di sanità, la prova che l'EBV è responsabile primo anche dell'insorgenza almeno di alcune forme di sclerosi multipla. Il meccanismo è perverso, ma semplice. I linfociti B sono capaci di attraversare la barriera emato-encefalica, quella che protegge il cervello dalle infezioni bloccando l'accesso ai virus e ai batteri (se non esistesse questa barriera qualunque infezione potrebbe danneggiare rapidamente il sistema nervoso centrale portando alla morte dell'individuo). Ma i “B” passano perchè sono gli unici autorizzati a esplicare la loro attività “poliziesca” anche dentro al sistema nervoso centrale. Perciò, utilizzando un cavallo di Troia l'EBV entra nel sistema nervoso centrale. A questo punto il sistema immunitario, tentando di eliminare il virus, induce una risposta infiammatoria che colpisce, danneggiandoli, anche i neuroni.

Evidentemente, queste reazioni avvengono solo nelle persone “geneticamente” predisposte, ma ancora non è ben chiaro chi lo sia e verso quale di queste patologie. Una cosa però è certa, se così stanno le cose, nel giro di alcuni anni sarebbe opportuno arrivare a una vaccinazione obbligatoria dei bambini, che almeno statisticamente potrebbe ridurre queste malattie gravissime. Chi sa che grazie a questa ricerca non si metta fine, una volta per tutte, all'incubo della sclerosi multipla.