domenica, febbraio 24, 2008

Sul Brunetta-show ad Anno Zero


Dal book fotografico di Simone Ramella (su Flickr)

Strano, nessuno dei bloggers che seguo abitualmente ha sentito un forte stimolo a commentare il Brunetta show andato in onda nella puntata del 21 febbraio di Annozero (se ve la siete persa rivedetevela pure qui). Per chi non lo sapesse, Renato Brunetta ha un sito personale, dal quale risulta che ha 57 anni ed è

economista, professore universitario, Vice Coordinatore Nazionale di Forza Italia con delega per l'Europa, responsabile del programma del partito.
Stiamo parlando, in pratica, del guru dell'economia del popolo della libertà, un partito accreditato (secondo Pagnoncelli) di circa il 40% dei voti degli italiani.
All'incirca al minuto 30' della puntata, il professore ha spiegato chiaramente e didatticamente come funziona il ciclo dei rifiuti, includendo le motivazioni per cui non si possono bruciare le ecoballe piene di rifiuto organico umido dentro un inceneritore (già, ne avevamo parlato anche qui, con un po' di dati alla mano).
Se fosse per questo, lo avremmo apprezzato tutti, considerando che probabilmente a qualcuno ancora sfugge l'importanza di raccogliere almeno l'organico in modo differenziato.

Il divertimento invece è stato il contorno.

Innanzitutto, il professore ha ammesso che ha cominciato a studiare il problema una settimana prima, e lo ha fatto, diligentemente, per documentarsi prima di una trasmissione importante.
Subito dopo poi, ha chiuso con un "Sono stato bravo Santoro? Eh?"

A me sono sorte un bel po' di domande, ovvero...

numero uno:
Com'è possibile che un bravo e valente economista, responsabile del programma del PdL, arrivi a 57 anni senza sapere come è strutturato il ciclo dei rifiuti e come funzionano gli inceneritori?
numero due:
Cosa prevedeva in merito il programma del PdL prima che lui cominciasse a studiare per "anno zero"?
numero tre:
Perchè far partecipare per forza lui ad Annozero, visto che sicuramente nel PdL ci doveva essere qualcuno che avesse una esperienza di conoscenza del ciclo dei rifiuti superiore a una settimana (di teoria?).
numero quattro:
Se non fosse stato chiamato ad Annozero non avrebbe mai studiato il problema dei rifiuti?
numero cinque:
Siamo sicuri che in una settimana abbia imparato tutto cio che c'era da sapere?
numero sei:
L'avere studiato comporterà un aggiustamento nella politica ambientale del proprio partito?
Chiuderei qui, ma ho un deja-vu. Anch'io mi ricordo quando studiavo un argomento in pochissimo giorni e poi andavo a farmi interrogare, dicevo tutto quello che sapevo e chiedevo com'ero andato. Solo che lo ricordo poco, è successo tanto, tanto tempo fa....

mercoledì, febbraio 06, 2008

La storia assurda dei fari radioattivi


Foto dal photostream di Bryckmantra

Se proprio dobbiamo immaginare un popolo che ha un rapporto morboso con l'atomo, questi sono senz'altro i russi. Nonostante dispongano da sempre di enormi quantità di gas naturale e petrolio, grazie alla sciatteria e a questo amore perverso per l'energia nucleare i governi russi (specialmente ma non esclusivamente in età sovietica) hanno riempito i mari e le terre loro e dei paesi satelliti di rottami radioattivi.

La storia di cui parliamo oggi inizia negli anni '60, quando i primi reattori nucleari cominciavano a funzionare, e a produrre isotopi "di scarto" come lo Stronzio 90. Questo simpatico isotopo ha un tempo di dimezzamento di 29 anni ed è considerato ad alta radiotossicità secondo il D. lgs. 230/95 (in particolare è un agguerrito sterminatore di cellule staminali). Tuttavia, proprio perchè l'energia di decadimento è molto sostenuta, può essere usato per comandare dispositivi elettrici, come se fosse una sorta di gruppo elettrogeno. Per questo sono nati in quegli anni i "Radioisotope thermal generators", usati per far funzionare fari marini, stazioni metereologiche, dispositivi di segnalazione isolati. Il faro di Baltimora fu il primo equipaggiato con un dispositivo simile, ma l'esperimento durò solo un anno. I Russi cominciarono poco dopo, e ne seminarono una quantità industriale (almeno un migliaio, pare) in giro per le coste sovietiche: fino al baltico e alla Norvegia da una parte e a sahalin dall'altra. Il risultato (lo dice un report IAEA recente) è che ci sono ancora 582 fari e stazioni RTG sparsi in giro, molti in pessimo stato di conservazione. Di questi ce ne sono ben

90 nel Mar Baltico (nel golfo di finlandia)

51 lungo le coste dell'Europa del Nord (Norvegia soprattutto)

Il grande vantaggio di questi RTG era la durata del combustibile: caricando un piccolo cilindro di piombo (o uranio impoverito) contenente l'Sr90, si poteva arrivare a dieci anni di autonomia di funzionamento, apparentemente senza alcuna manutenzione richiesta. E' stata proprio la mancanza di manutenzione (oltre alla sciatteria) a creare una pesante emergenza ambientale. Manco a dirlo, i fari sono stati in buona parte abbandonati a se stessi con scarsi o nulli controlli. La russia, in cronica mancanza di fondi (o almeno questa è la scusa; del resto servono almeno 130 milioni di dollari per recuperarli e rimpiazzarli con generatori diesel) si è rivolta all'IAEA per chiedere fondi ai paesi che ne stanno subendo le conseguenze (Norvegia e Canada soprattutto).

Nel frattempo però sono già accaduti alcuni disastri. Alcuni esempi:

  • Nel 2001 due persone furono gravemente irraggiate mentre smantellavano due RTG (nella penisola di kola). Non erano stati informati della natura del sistema di alimentazione del dispositivo.

  • Nel 2002 furono ritrovati due fari RTG (sempre nella penisola di kola) che erano stati "vandalizzati". Qualche malintenzionato si era avvicinato per sottrarre del metallo da rivendere ai ferrivecchi, lasciando lo Stronzio 90 all'aperto (libero di irraggiare e di dilavarsi) esposto alle intemperie. Le autorità russe hanno stimato che i vandali avessero probabilmente ricevuto una dose mortale di radiazioni. Nello stesso anno tre cacciatori, in Georgia, furono gravemente irraggiati quando, in un bosco, inciamparono su un RTG abbandonato.

  • Nel 2003 un gruppo di esperti governativi ispezionò tutti i fari RTG di cui si avesse notizia in siberia. Molti di questi non avevano mai ricevuto manutenzione, emettevano radiazioni eccessive anche da lontano e quindi da chissà quanto tempo avevano iniziato a perdere materiale radioattivo. Ma la cosa peggiore è che alcuni di questi non furono mai trovati. Forse si ruppe la boa di galleggiamento e precipitarono in fondo al mare, forse furono sottratti da terroristi, forse furono recuperati e gettati chi sa dove o smantellati da altre persone ignare.
Tutte queste notizie (e purtroppo molte altre), sono riportate in particolare sul sito dell'associazione ambientalista norvegese Bellona. Gli articoli sono questo e questo.

Fortunatamente, L'IAEA sta approntando un grande piano di smantellamento, che dovrebbe essere pronto a breve. Nel frattempo ricordiamoci che cosa significa far maneggiare la tecnologia nucleare a un paese che non è in grado di garantirne la sicurezza....