A prima vista, quando esce dall'acqua, può sembrare un animale simpatico (fatevi un giro sul lungolago di Anguillara e facilmente potrete avvistarlo), anche se a qualcuno ricorda un grosso ratto. In realtà da quando è arrivata in europa, la Nutria si è fatta un sacco di nemici. E si tratta di una schiera così trasversale che al confronto impallidisce perfino l'indulto passato in questo parlamento. Il motivo è semplice: come tutte le specie "alloctone" (che recentemente, per moda, vengono chiamate ALIENE), quando viene a contatto con un mondo che storicamente non le appartiene, rischia di fare danno al sistema naturale e a quello antropizzato.
Per capire perchè possiamo fare un (audace) parallelo che ci spiega efficacemente come funzionano in natura certi meccanismi.... anche raffrontandolo a un caso umano. Un manipolo di una manciata di conquistadores guidato da Hernan Cortes riuscì a soggiogare ed annientare l'esercito azteco, sfruttando una superiore strategia di guerra, mezzi tecnologici immensamente più avanzati e molti scrupoli in meno: tradotta in termini evolutivi, la capacità di sopraffare l'avversario riducendogli le risorse e i mezzi per sopravvivere. Questa specie, innanzitutto, prolifica con estrema rapidità: ogni covata da alla luce tra i 4 e i 5 cuccioli e alle nostre latitudini tutti i mesi sono buoni. Questi piccoli nel giro di 5-6 mesi sono già maturi e pronti a figliare a loro volta (di peggio c'è solo l'Alien di Ridley Scott..). La Nutria è una grande divoratrice di germogli, tuberi e uova di uccelli ed è capace di scavare tane e cunicoli digregando gli argini di terra nel giro di breve tempo. La sua azione di rivoltamento sistematico dei suoli palustri contribuisce alla scomparsa delle piante più delicate e all'affermazione di quelle più infestanti. Oltre a predare le uova poi, sottrae aree utili alla nidificazione (come gli isolotti delle aree fluviali e palustri) calpestando i nidi e insediandovisi vicino. Se vicino al suo territorio ci sono delle colture appetibili poi, si intrufola nei campi cercando di spazzolare tutto quello che trova (per esempio è ghiotta di carote, radicchio e barbabietole). Dulcis in fundo, come tutti i roditori è capace di veicolare simpatici parassiti come la fasciola epatica o la leptospira. Se può essere tacciata di tutti questi crimini, ha un po' meno responsabilità nei confronti della Lontra, per la quale compete per i siti rifugio, ma quasi per nulla nella dieta. E comunque la Lontra in italia era in via di scomparsa per cause esclusivamente antropiche ben prima del suo arrivo.
In Italia ci sono state diverse sperimentazioni per tentare di "eradicarla", con risultati scadenti: per contrastare la sua capacità riproduttiva richiederebbe un sistema di cattura e soppressione capillare e incessante.
Ci hanno provato diversi soggetti:
Nel 1996 la Provincia di Ravenna organizzò una campagna di catture e soppressioni per il controllo della popolazione all'interno di un area di 450ha. Risultato: in un anno 1026 esemplari soppressi, pari a 4,3 tonnellate di peso. Dal 1997 le catture sono sistematiche (19.000 animali in 7 anni), condotte sulla base di un piano annuale degli abbattimenti.
Anche la Provincia di Vercelli e il Parco fluviale del Po hanno cercato di realizzare un piano di abbattimento: nel periodo 1997-2000 sono state eliminate 825 Nutrie, con il risultato che nell'arco di quei cinque anni i danni da fauna selvatica imputabili a questi animali sono saliti dal 2,4 a quasi il 10% del totale degli indennizzi.
Il Centro di documentazione e promozione del Padule di Fucecchio (tra Lucca e Pistoia), ha provato nel periodo 2003-2004 a realizzare un progetto di controllo delle popolazioni di Nutria. Tra Maggio 2003 e Settembre 2004 sono state catturate, uccise e studiate ben 379 Nutrie, all'interno di due (piccole, poco più di 200ha) riserve naturali: la strategia di contenimento ha dato dei frutti, ma come emerge dalle stesse conclusioni dello studio, occorrerebbero uno sforzo finanziario notevole e un coordinamento territoriale su larga scala, entrambi prolungati negli anni, per ottenere buoni risultati.
In conclusione, ormai c'è e dobbiamo tenercela, al più contenerla nei limiti del fattibile. Si può obiettare che forse non è molto bello organizzare mattanze con trappole a sparo (vengono in mente i tonni e le foche) e che in fondo si tratta di animali che affrontano semplicemente la quotidiana lotta per la sopravvivenza. Ma se ragionassimo così, all'estremo, vedremmo (come fece Montezuma) scomparire i più deboli sotto i colpi dell'invasore. E silenziosamente.
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giovedì, marzo 29, 2007
Un castoro grosso e invincibile
Pubblicato da Sergio Tarsiero alle 10:06 PM
Etichette: impatto ambientale, Natura