sabato, febbraio 07, 2009

Supposte radioattive in fondo al mare


Dall'album di OpenDemocracy
A partire dal 1972, con la Convenzione di Londra, alcuni stati decisero di impegnarsi per evitare di seppellire in mare le scorie tossiche e radioattive che producevano. Erano gli inizi degli anni '70, e probabilmente (penserete) il problema era ancora agli inizi. Dopo soli 11 anni arrivò anche la Ratifica italiana, (era il 1983, attenzione alla data perchè è importante!). Nel frattempo ('76) c'era stata anche la Convenzione di Barcellona sulla protezione del mediterraneo, per cui possiamo dire con sufficienti argomentazioni, che se qualcuno avesse avuto l'idea di seppellire in mare rifiuti radioattivi in acque nazionali o internazionali sarebbe stato perseguibile (e mi sembra il minimo). Del resto, chi poteva partorire un'idea tanto malsana se non qualche faccendiere svizzero magari in combutta con qualche malvivente?
L'idea invece ce l'ebbero in tanti, e stiamo parlando di nomi impensabili.
Se vi collegate a questa pagina, scoprirete che nel breve periodo compreso tra il 1978 e il 1984 fu realizzata una montagna di studi in proposito. Chi realizzò questi studi? Il Dipartimento dell'Energia Americano, l'Agenzia per l'Energia Nucleare - NEA (che è dell'OECD!!).

Riporto in particolare questo:

Author:        OECD Nuclear Energy Agency.
Title: Guidelines for sea dumping packages of radioactive waste / prepared by a NEA group of experts.
Edition: Revised version.
Published: Paris : Nuclear Energy Agency, Organisation for
Economic Co-operation and Development, 1979.
Description: 32 p. : ill. ; 24 cm.
Subjects: Radioactive waste disposal in the ocean.
Radioactive pollution of the sea.
Control No.: 5634327

Il titolo, tradotto in italiano suona più o meno come: "Linee guida per (come) buttare in mare pacchi di rifiuti radioattivi". Mi consola che nel titolo stesso si specifichi che il documento è stato preparato da un gruppo di esperti del NEA.
Ma c'è di più, secondo quanto afferma in una sua inchiesta del 2004 Riccardo Bocca sull'espresso,
Prima tappa, il Centro comune di ricerca (Ccr) a Ispra, sul lago Maggiore, dove dal 1977 al 1988 viene studiato per la Comunità europea (con il sostegno di Italia, Francia, Stati Uniti, Belgio, Canada, Australia, Giappone, Inghilterra, Svezia, Germania Ovest, Olanda e Svizzera) il piano Dodos: Deep Ocean Data Operating. L'obiettivo del progetto, dice l'8 giugno 1995 agli inquirenti il funzionario della struttura Charles Nicholas Murray, era valutare "lo stoccaggio di scorie radioattive in ambiente naturale terrestre o marino".
Più marino che terrestre, direi. La Comunità europea da un lato firmava accordi internazionali per bandire lo scarico di scorie in mare e da quell'altro finanziava studi sul loro seppellimento.
Già, ma quali studi? Quali sistemi? Quando si spiaggiò la nave Rosso, nel 1990, dentro la stiva furono ritrovati i disegni dei "penetratori" progettati dalla Oceanic Disposal Management - ODM (una ditta nata in Svizzera, per opera del faccendiere Giorgio Comerio, proprio per occuparsi specificamente di seppellimento in mare di rifuti radioattivi). Si trattava di una evoluzione del progetto ideato ad Ispra, ovvero di una sorta di suppostone contenente rifiuti radioattivi che, con una velocità di 120 km/h (non sono pochi, in acqua) sarebbe stato sparato sul fondale, in modo da infilarsi sotto la coltre di sedimenti. Ora, chi mastica un minimo la geografia fisica, sa che le acque costiere sono tutte in zona di piattaforma continentale (ovvero le aree di acque poco profonde), mentre per seppellire un penetratore ad elevate profondità bisogna andare per forza in acque internazionali. C'è di più, per essere sicuri che il rifiuto non sia coinvolto dalle correnti di torbida bisogna evitare anche le zone vicine alle scarpate continentali, perciò non rimangono che le piane abissali.

La domanda a questo punto è? Lo hanno fatto davvero?

Almeno i russi, si, e in quantità inimmaginabili lungo l'artico. Alla pagina degli studi di cui sopra scoprirete che quelli realizzati negli anni '90 cambiarono completamente registro e cominciarono a valutare gli effetti reali dell'oceanic disposal fatto in età sovietica. Pare che i russi abbiano utilizzato in abbondanza questro strumento impestando l'artico. Il sodale di Comerio Giampiero Pagliericcio avrebbe dichiarato e messo agli atti di una inchiesta tre rivelazioni fattegli da altri soci in affari, ovvero
mi era stato detto che gli americani e i francesi avevano già iniziato l'attività di smaltimento rifiuti tramite l'affondamento con penetratori [...] gli americani smaltivano rifiuti radioattivi affondandoli con il sistema di Comerio, in Atlantico e in prossimità delle coste del Brasile. [...] anche il governo russo smaltisce da sempre in mare rifiuti radioattivi. E per la precisione nel Mar glaciale artico, in prossimità dell'isola Novaja Zemlja.
Dunque, chissà in quali quantità, la cosa è accaduta davvero, probabilmente almeno fino al 1996 (voglio credere) quando fu firmato il protocollo di Smirne, che specificava i termini attuativi di tutte le convenzioni che si erano impegnate per la tutela del mare, specialmente per quanto riguarda i rifiuti radioattivi. Tre anni dopo, nel '99, la svizzera comunicò la decisione di firmare il protocollo di Smirne (Le attività di Comerio erano ufficialmente fuori legge). Lui però, pare abbia continuato indisturbato a mandare avanti la sua azienda, se addirittura nel 2004 rilasciò una intervista a Panorama, lagnandosi del fatto che Greenpeace gli aveva fatto una cattiva pubblicità. Per quanto riguarda il protocollo di Smirne, l'Italia invece (ma che strana dimenticanza), pare che all'8 gennaio non l'abbia ancora ratificato. Ma che strana dimenticanza.....

Per approfondire consiglio:
Questa tesi di laurea, sul traffico internazionale di rifiuti.
Le convenzioni internazionali a tutela dell'ambiente marino