domenica, ottobre 14, 2007

I problemi del sequestro profondo


Foto di Fazen

E' ormai da parecchio tempo che si parla di sequestrare l'anidride carbonica prodotta dalle centrali termoelettriche pompandola nel sottosuolo ad elevate profondità.
A dispetto dell'assoluta innaturalità del metodo, presto potrebbe essere necessario farlo.

Quell'autentica miniera di informazioni che è l'agenzia internazionale per l'energia, infatti, attraverso questo report ci informa che nel 2005, Gas Naturale (20,7%), Petrolio (35%) e Carbone (25,3%) hanno prodotto l'80% dell'energia mondiale. Poiché il nucleare non incontra il favore dell'opinione pubblica (diciamola così) e non è applicabile su larga scala ai paesi mondiali, e considerando che le rinnovabili sono ancora troppo poco efficienti, i combustibili fossili dovranno fornire ancora per parecchio tempo la grande maggioranza dell'energia utile. Certamente però, non possiamo continuare a peggiorare la concentrazione di anidride carbonica atmosferica a questo ritmo.

Perciò, anche se certamente non è l'unica, lo stoccaggio in profondità rappresenta comunque una delle soluzioni obbligate a patto che sia possibile pompare la CO2 prodotta nel posto stesso da cui abbiamo estratto il petrolio e il gas naturale che l'hanno generata. Questa soluzione limiterebbe due problemi, ovvero l'immissione di gas serra in atmosfera e la subsidenza (la tendenza del sottosuolo a “sgonfiarsi” e quindi a sprofondare) delle aree oggetto di perforazione.

Anche se ipotizzassimo una riduzione del l'1% annuo di contributo da parte delle fonti fossili (obiettivo a portata delle nazioni “occidentali” ma poco realistico a scala planetaria), ci vorrebbero almeno 80 anni per eliminarle. Inoltre, dall'industria petrolchimica derivano tanti di quei composti d'uso comune che sicuramente almeno il petrolio non può scomparire dal mix per qualche decennio. Perciò, sembra che il sequestro profondo sia inevitabile.

Infatti, i progetti di sequestro stanno andando avanti a tappe forzate. Il Dipartimento dell'Energia Americano ha sponsorizzato il Futuregen, un impianto sperimentale che brucerà carbone "pulito" pompando l'anidride carbonica nel sottosuolo e costerà, pare, ben 9 miliardi di dollari! Anche la BP (ex British Petroleum, che ora non a caso si chiama "Beyond Petroleum"), ha progettato alcune centrali che sfruttano questo principio ed ha fondato una compagnia (la "hydrogen energy") che si occuperà di costruire centrali a carbone pulito (qualcuno dirà: ma che c'entra il carbone con l'idrogeno? Per scoprirlo potete leggere cos'è il “carbone pulito”).

La domanda a questo punto è....

Ma siamo sicuri che lo stoccaggio di CO2 in profondità non abbia significative ricadute ambientali negative?
Qualche dubbio c'è.

Infatti, tanto per cominciare, non esiste più quasi alcun posto del mondo dove la produzione di energia avvenga nello stesso luogo nel quale la materia prima è stata estratta. Questo significa che è altamente improbabile che si possano riciclare i “buchi” fatti in precedenza.

Inoltre, sappiamo che le aree continentali nelle quali insistono i cosiddetti “campi di CO2” (ovvero sorgenti diffuse naturali di anidride carbonica generata da masse magmatiche a bassa profondità) danno luogo ad alcuni fenomeni preoccupanti. Infatti, il rilascio in falda di quantità significative di anidride carbonica, (specialmente in aree con importanti depositi tufacei) aumenta il prodotto di solubilità di alcuni sali, causando un aumento di concentrazione di alcuni elementi tra cui l'Arsenico (oltre alla tossicità ha anche un effetto cancerogeno se assunto cronicamente). Non a caso, la provincia di Viterbo e la zona del Lago di Bracciano (quasi interamente costituite da spesse coltri di tufo) sono caratterizzate da acque potabili che contengono una concentrazione di arsenico fino a cinque volte superiore rispetto al limite di legge (che è 10 ug/L) e si possono bere solo grazie a una deroga continuamente reiterata dalla regione lazio. La ciliegina sulla torta poi, si ha esaminando ciò che accade nei campi flegrei, dove la sola solfatara di Pozzuoli emette tra le 1200 e le 1500 tonnellate al giorno di CO2! Tutto ciò ci fa capire che se le rocce sovrastanti il serbatoio di sequestro sono molto porose e hanno caratteristiche geochimiche non adatte, si rischia di vanificare lo sforzo di sequestro dell'anidride carbonica, aumentando al contempo la concentrazione di elementi pericolosi nelle acque circostanti il punto di pompaggio. E sarebbe proprio un bel pasticcio...