giovedì, novembre 15, 2007

Un bastardo di nome EBV


L'Herpes virus equino, un parente di EBV (Foto di AJC1)

Se c'è un virus che in passato è stato sottovalutato nei suoi effetti sulla popolazione colpita, questo è il virus di Epstein Barr (in breve EBV). Può darsi che non vi dica niente, ma con ogni probabilità lo avete contratto e non lo sapete: è il virus della Mononucleosi, largamente presente nella popolazione, spesso asintomatico, e ospitato dal 95% della popolazione americana della fascia compresa tra i 35 e i 40 anni di età. Un tempo la mononucleosi veniva chiamata “la malattia del bacio”, perché colpisce di solito nella prima adolescenza e si trasmette con uno scambio di saliva. Ma le alte percentuali di infezione (una pandemia totale) dimostrano che è facilissimo essere infettati, a qualunque età.

Per i virus, in generale, non si può dire che a febbre passata tutto sia risolto, nel senso che, superata la prima fase di infezione, rimangono latenti all'interno di alcune cellule, trovando delle “sacche” di resistenza che consentano loro di sopravvivere nel corpo dell'ospite. E sempre più si sta scoprendo che oltre ai famigerati virus dell'Epatite e dell'AIDS, anche l'EBV causa danni a lungo termine.

L'EBV, come altri virus, infetta i guardiani del nostro corpo (i linfociti, in questo caso i “B”) rimanendo nascosto per tutta la vita dentro a queste cellule e riproducendosi quel tanto che basta per evitare di scomparire con il ricambio naturale dei globuli bianchi del nostro corpo.

Tra gli '80 e i '90 si scoprì il collegamento tra la presenza del virus e due patologie bruttissime: Il Linfoma di Burkitt (il 30-50% dei linfomi infantili) e il carcinoma naso-faringeo (purtroppo non c'è bisogno di spiegare cos'è..si capisce anche troppo bene). Nel 2001, sulla rivista Nature medicine, comparve un articolo che collegava l'insorgenza del cancro al seno nelle sue varianti “aggressive” (aggressive breast cancer) con l'EBV. Peggio ancora, lo stesso studio ci indicava come tutto ciò accade. In questo caso infatti, cellule tumorali sviluppatesi per altre cause si diffondono rapidamente nell'organismo, senza alcun freno inibitorio del sistema immunitario. Questo accade perchè tutte le cellule corporee sono dotate di una proteina “di sicurezza”, la Nm23-H1, che forza le cellule cancerose a non muoversi da dove sono. Ma l'EBV produce una proteina (EBNA-3C) capace di legarsi alla prima, consentendo a queste cellule di spostarsi in altre parti dell'organismo, senza freni.

Il 6 novembre scorso abbiamo avuto, grazie a una ricerca dell'istituto superiore di sanità, la prova che l'EBV è responsabile primo anche dell'insorgenza almeno di alcune forme di sclerosi multipla. Il meccanismo è perverso, ma semplice. I linfociti B sono capaci di attraversare la barriera emato-encefalica, quella che protegge il cervello dalle infezioni bloccando l'accesso ai virus e ai batteri (se non esistesse questa barriera qualunque infezione potrebbe danneggiare rapidamente il sistema nervoso centrale portando alla morte dell'individuo). Ma i “B” passano perchè sono gli unici autorizzati a esplicare la loro attività “poliziesca” anche dentro al sistema nervoso centrale. Perciò, utilizzando un cavallo di Troia l'EBV entra nel sistema nervoso centrale. A questo punto il sistema immunitario, tentando di eliminare il virus, induce una risposta infiammatoria che colpisce, danneggiandoli, anche i neuroni.

Evidentemente, queste reazioni avvengono solo nelle persone “geneticamente” predisposte, ma ancora non è ben chiaro chi lo sia e verso quale di queste patologie. Una cosa però è certa, se così stanno le cose, nel giro di alcuni anni sarebbe opportuno arrivare a una vaccinazione obbligatoria dei bambini, che almeno statisticamente potrebbe ridurre queste malattie gravissime. Chi sa che grazie a questa ricerca non si metta fine, una volta per tutte, all'incubo della sclerosi multipla.