Qualche sera fa mi sono imbattuto in una trasmissione su Roma1 che commentava le nuove linee guida per la revisione del Piano dei rifiuti del Lazio. In studio erano presenti esimi professori specializzati in tecnologie legate all'incenerimento dei rifiuti, assieme a un politico della Lega Nord (di cui non ricordo il nome) e a Grazia Francescato, dei verdi.
Quello che mi ha colpito in quella trasmissione è che al di là di alcune sfumature di opinione, tutti i presenti erano sostanzialmente d'accordo sulle cose da fare.
E la spiegazione è logica: basta un semplice esperimento.
Raccogliamo i resti di un pasto in famiglia e proviamo a dargli fuoco con un accendino: non bruceranno mai, nemmeno se proviamo a "sostenere" la combustione con una zolletta di paraffina. Il motivo è semplice: se i resti organici non sono secchi l'acqua contenuta frena la combustione. Questo accade ovviamente anche se un inceneritore brucia la spazzatura senza praticare una selezione; queste slide dell'Università di Padova ci chiariscono che il materiale organico ha un potere calorifico compreso tra le 300 e le 700Kcal/Kg, mentre per sostenere l'autocombustione il rifiuto deve avere almeno 1200Kcal/Kg. Sottraendo la frazione organica dal rifiuto posso arrivare addirittura a valori di 3000 e più Kcal/Kg.
Allora cosa devo fare per rendere gli inceneritori energeticamente convenienti? Semplice, effettuare la raccolta differenziata dell'organico. Più organico sottraggo al CDR e meglio bruceranno i rifiuti nell'inceneritore. E vado avanti con il ragionamento: lattine di alluminio e bottiglie di vetro non bruciano, sono di fatto inerti, quindi sottraendole ottengo un CDR che ottiene lo stesso calore con meno volume, ovvero, aumenta ulteriormente il suo potere calorico.
Conclusioni: con un'ottima raccolta differenziata dell'organico, del vetro e dell'alluminio si potrebbero ridurre drasticamente peso, volume e odore dei rifiuti, aumentando al contempo la resa energetica del loro incenerimento.
Vogliamo ancora sostenere che la raccolta differenziata non decolla per colpa degli inceneritori?
Si e no....diciamo le cose come stanno.
Mentre il Cip6 prevede finanziamenti per un tanto al Kwh prodotto (e in questo modo "spinge" verso l'aumento del potere calorico), la tariffa rifiuti che tutti paghiamo è commisurata a quanto ne produciamo (purtroppo quasi sempre come comunità e non come singolo nucleo familiare, ma questo è un altro discorso...), per cui all'inceneritore conviene bruciare più spazzatura possibile. Ne deduco che, se proprio è impossibile tagliare i rubinetti economici agli inceneritori, sarebbe saggio almeno pagarli in misura dell'energia che producono, e non della quantità di rifiuto che bruciano.
E la raccolta differenziata schizzerebbe verso l'alto.
Nel frattempo il salomonico Commissario Marrazzo ha stabilito l'equità del precedente piano rifiuti approvato dall'altrettanto salomonico Commissario Storace, il quale diviso in tre parti il rifiuto laziale ha stabilito per i prossimi anni uno strabiliante 33% di raccolta differenziata, e quote altrettanto corpose per l'incenerimento e il conferimento in discarica. Questo si che è guardare al futuro.......
La foto proviene dal photostream di tedguy49
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martedì, dicembre 12, 2006
Il finto scontro tra differenziata e inceneritori
Pubblicato da Sergio Tarsiero alle 9:20 PM
Etichette: impatto ambientale, Politiche ambientali