Alla interminabile lista di estinzioni causate dall'uomo, dobbiamo aggiungere ormai anche il Baijii, il delfino endemico del fiume giallo che fino a poche decadi fa era uno dei simboli dello Yangtze, e della Cina. Il Baijii aveva una storia evolutiva molto particolare, perchè si ritiene che il suo ramo evolutivo (famiglia lipotidae) si sia originato ben 20 milioni di anni fa (costituendo in pratica una deviazione "precoce" all'interno del gruppo deli odontoceti), allorquando i loro progenitori si adattarono a vivere dentro il fiume giallo. Questo non stupisce, se pensiamo che la nascita dello Yangtze è molto antica, e che il fiume per questi animali rappresentava una "scommessa evolutiva", vinta fino all'altro ieri.
Leggendo questo articolo (che vi dice qualcosa di più su di lui), noterete l'impressionante irrefrenabile diminuzione di individui, che già nel 1986 si erano ridotti a 300 in tutto il fiume giallo e che nella recente campagna internazionale (la notizia è di venerdi scorso, ma è comparsa ieri sul sito della ONG deputata alla sua salvaguardia) messa in piedi per censirli, si sono ridotti a zero.
A rigore, il fatto che non ne siano stati trovati non significa che non ne esistano ancora (e infatti servono 25 anni di mancate osservazioni per dichiarare una specie ufficialmente estinta), ma sicuramente, a detta dei conservazionisti la specie è comunque funzionalmente estinta. Questo significa che anche se ne fossero rimasti tre o quattro esemplari non sarebbero sufficienti, nemmeno sotto stretta protezione, a sopravvivere a lungo termine all'estinzione.
Come al solito ci si chiede adesso cosa si poteva fare per salvarlo. La Cina almeno a parole ci ha provato, cercando di catturarne una certa quantità di individui e stimolandone una riproduzione in cattività all'interno di zone delimitate di riserve naturali. L'idea era quella di ricostituire una popolazione vitale per riliberarli poi poco alla volta dentro il fiume giallo (potete leggere un riassunto delle misure messe in atto nella relativa pagina dell'IUCN).
Purtroppo però molti sono morti e la quantità di Baijii catturati è sempre rimasta modesta; nonostante tutto pochi mesi fa (notizia BBC) era stato pubblicato un piano che prevedeva di catturare tutti i Baijii rimasti e confinarli dentro un lago lungo 21 km, sperando che li potessero ricominciare a moltiplicarsi. Nel frattempo i metodi di pesca poco ortodossi e l'aumento consistente della navigazione a motore nel fiume hanno falcidiato la popolazione irrimediabilmente.
Adesso, a frittata fatta, ci si accorge che la stessa sorte potrebbe toccare anche alla focena senza pinna (Neophocaena phocaenoides), la cui popolazione del fiume giallo è l'unica al mondo in acqua dolce e per gli stessi motivi del Baijii è in drastica riduzione; anche per lei è stata prevista la stessa modalità di conservazione (una specie di ghetto per delfini).
Mi sembra che per la Cina valga l'ennesima dimostrazione che l'uomo non ha la maturità di imparare dagli errori degli altri, ma riesce a farlo solo quando li sperimenta sulla propria pelle; Anche per loro lo sviluppo dovrà passare dalla devastazione ambientale. E dalle estinzioni.
La foto proviene dal photostream di Teclasorg
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mercoledì, dicembre 13, 2006
Addio Baijii!
Pubblicato da Sergio Tarsiero alle 11:28 PM
Etichette: impatto ambientale, Natura