mercoledì, agosto 02, 2006

Una verità sconveniente


Con il suo documentario "An inconvenient truth", Al Gore (due volte vicepresidente degli stati uniti e sconfitto al fotofinish nelle presidenziali del 2000) ha trovato una seconda giovinezza per la sua vita politica. "Una verità sconveniente" (vedi sito qui e trailer qui) è un documentario che mostra la incontestabilità dei cambiamenti climatici e manifesta la necessità di agire nel minor tempo possibile per opporvisi. In america come al solito il pubblico si è lungamente diviso (e con esso la critica, ma questa scheda del sito Movieweb mostra che al momento in cui scrivo gli incassi si aggirano sui 20 milioni di $, quindi un risultato lo ha ottenuto...) sulla attendibilità delle informazioni e soprattutto sulla credibilità dei modelli previsionali che le sottendono.
A questo proposito esistono ormai vari organismi a ogni livello governativo e non governativo che danno le loro previsioni sugli "scenari" futuri. Tra questi non si può non citare l'IPCC - Intergovernamental Panel on Climate Change (il più prestigioso e controllato dall'ONU tramite l'UNEP). Esistono poi siti dedicati al monitoraggio dei trends, come questo. Se da una parte ci sono ormai parecchi sostenitori del cambiamento climatico (le cui fila si sono ingrossate molto, dopo il passaggio di Katrina), dall'altra continuano a soffiare i detrattori, i quali oltre a contestare i dati e le posizioni degli scenziati prendono anche in burla il personaggio di Al Gore (qui una esilarante parodia del comico Stephen Colbert) .
Inutile dire che di questo documentario non si parla sulle tv italiane, che come noto non brillano per la loro sensibilità ai problemi ambientali; speriamo solo che come per i film di Michael Moore sia il successo di pubblico negli states a spingere alla traduzione e alla proiezione nelle sale italiane.

A dire il vero anche gli scettici, pur avendo relativamente poco seguito nel mondo scentifico fanno notare (in modo preoccupante) che alcuni autorevoli scenziati che negli anni '70 pensavano che stessimo muovendoci verso una nuova era glaciale ora sono allarmati per il trend contrario (basta leggere questo articolo del "The New American", certo non un chiaro esempio di rivista scientifica).

Il regno unito, a differenza degli USA, sembra ossessionato dal riscaldamento globale. Il governo inglese ha approntato un piano aggressivo per la riduzione delle emissioni (che però è insufficiente alla luce delle nuove stime sulle reali emissioni nazionali) e criticato la scarsa forza di quelli prodotti dai partner europei (entrambe le notizie le potete leggere qui), e i conservatori hanno dato una svolta ambientalista alla loro azione politica, rivaleggiando a colpi di proposte con la sinistra inglese (eh si, magari succedesse anche in italia...). Il motivo è presto detto: pur nella loro diversità, moltissimi modelli sono concordi nello stabilire che in caso di inasprimento del riscaldamento globale la sorte dell'inghilterra sarà veramente grama.

La prova della loro forte preoccupazione la si può trovare sul sito dedicato creato dalla Royal Society for the Protection of Birds oppure in questo sito, curato dall'emittente inglese "Channel four", che illustra un bollettino di fosche previsioni per l'anno 2080. Dubito che sarò ancora vivo in quell'epoca (dovrei campare 106 anni), ma mi piacerebbe vedere come crescono le banane a wimbledon.