Se avessi un po’ di soldi da investire in tecnologie verdi, dove mi converrebbe metterli?
Questa è una domanda che mi sono posto di recente, allorché ho cominciato a riflettere sulla grande quantità di tecnologie, a volte un po’ strambe, che si stanno affacciando sulla scena delle rinnovabili.
Questa è una domanda che mi sono posto di recente, allorché ho cominciato a riflettere sulla grande quantità di tecnologie, a volte un po’ strambe, che si stanno affacciando sulla scena delle rinnovabili.
Sembra di assistere a una fase pionieristica in cui poche società hanno in mano tecnologie vincenti che da sassolini le trasformeranno in montagne, mentre altre probabilmente spariranno, con il loro bagaglio di idee non sufficientemente competitive o realizzabili.
Un articolo di Technology review uscito il mese scorso ha introdotto il concetto di “Disruptive technology” (in breve: DT), una invenzione talmente innovativa e rivoluzionaria per la qualità della vita da essere in grado di cambiare definitivamente le regole dell’economia e della società. Lo sono state l’elettricità, il motore a vapore, il telefono, internet (la ruota, l’agricoltura, il cavallo…).
Un articolo di Technology review uscito il mese scorso ha introdotto il concetto di “Disruptive technology” (in breve: DT), una invenzione talmente innovativa e rivoluzionaria per la qualità della vita da essere in grado di cambiare definitivamente le regole dell’economia e della società. Lo sono state l’elettricità, il motore a vapore, il telefono, internet (la ruota, l’agricoltura, il cavallo…).
Nel campo delle rinnovabili la stiamo ancora aspettando, ma le promesse ci sono.
A questo punto mi sento di consigliarvi (ma non rispondo dei vostri futuri assetti patrimoniali) cinque aziende che secondo me hanno per le mani idee molto interessanti….
Sunpower
Cominciamo dalla tecnologia forse meno “disruptive”, ma sicuramente più affidabile (in termini di investimento). Sunpower è l’azienda che ha per le mani le celle fotovoltaiche a maggiore efficienza del mercato (17,8%, fino al 21% in certe condizioni). Costano molto, ma grazie al tipo di architettura hanno risolto il problema del rendimento e del design: sono completamente nere, perciò assorbono meglio le radiazioni dello spettro del visibile (e l’efficienza non decade alle alte temperature); inoltre hanno un aspetto molto “cool”. Le azioni (dell’azienda madre, la cypress) le trovate alla borsa americana (NYSE:CY)
Konarka
Secondo Technology review, questa è una delle aziende coinvolte nello sviluppo di una DT. I loro prodotti fotovoltaici sono costituiti da film sottili di plastica contenenti dei nanomateriali che producono energia con la luce del sole. La cosa interessante è che il costo è quasi interamente legato alle spese di ricerca e sviluppo, visto che le linee produttive assemblano questi film come se fossero pellicole fotografiche o stampe a getto d’inchiostro, utilizzando tra l’altro quantità molto basse di materiale sensibile. Se fate un giro sul sito, vi accorgerete che questi fogli sono pieghevoli (possono essere arricciolati come una pergamena) e molto leggeri (infatti al momento il target ideale è rappresentato da PDA, cellulari, portatili, ma potrebbero presto essere integrati nei vestiti!). Sul sito non troverete nessuna informazione sull’efficienza (ma pare che siano sulla via per arrivare al 20%). La lista degli investitori è molto nutrita.
Greenfuel technologies
Questa azienda si è specializzata nello sviluppo di soluzioni per recuperare energia dai fumi esausti delle centrali termoelettriche, nutrendoci le alghe. Il principio è “semplice” e si basa sul fatto che un processo di combustione libera primariamente NOx, COx e calore. Liberandoli in acqua, invece che in aria, essi vengono “catturati” prima che si liberino in atmosfera. Poiché,guarda caso, si tratta di tre dei quattro input fondamentali per ottenere una fioritura algale (il quarto è il fosforo, che va aggiunto “manualmente”), insufflandoli dentro dei fotobioreattori si ottiene una proliferazione di alghe che poi possono essere filtrate e messe a fermentare, producendo a seconda delle condizioni biodiesel, alcool, metano e perfino idrogeno. In questo modo inoltre si abbattono le emissioni in atmosfera di questi inquinanti, nonché dei tristemente noti PM10.
A questo punto mi sento di consigliarvi (ma non rispondo dei vostri futuri assetti patrimoniali) cinque aziende che secondo me hanno per le mani idee molto interessanti….
Sunpower
Cominciamo dalla tecnologia forse meno “disruptive”, ma sicuramente più affidabile (in termini di investimento). Sunpower è l’azienda che ha per le mani le celle fotovoltaiche a maggiore efficienza del mercato (17,8%, fino al 21% in certe condizioni). Costano molto, ma grazie al tipo di architettura hanno risolto il problema del rendimento e del design: sono completamente nere, perciò assorbono meglio le radiazioni dello spettro del visibile (e l’efficienza non decade alle alte temperature); inoltre hanno un aspetto molto “cool”. Le azioni (dell’azienda madre, la cypress) le trovate alla borsa americana (NYSE:CY)
Konarka
Secondo Technology review, questa è una delle aziende coinvolte nello sviluppo di una DT. I loro prodotti fotovoltaici sono costituiti da film sottili di plastica contenenti dei nanomateriali che producono energia con la luce del sole. La cosa interessante è che il costo è quasi interamente legato alle spese di ricerca e sviluppo, visto che le linee produttive assemblano questi film come se fossero pellicole fotografiche o stampe a getto d’inchiostro, utilizzando tra l’altro quantità molto basse di materiale sensibile. Se fate un giro sul sito, vi accorgerete che questi fogli sono pieghevoli (possono essere arricciolati come una pergamena) e molto leggeri (infatti al momento il target ideale è rappresentato da PDA, cellulari, portatili, ma potrebbero presto essere integrati nei vestiti!). Sul sito non troverete nessuna informazione sull’efficienza (ma pare che siano sulla via per arrivare al 20%). La lista degli investitori è molto nutrita.
Greenfuel technologies
Questa azienda si è specializzata nello sviluppo di soluzioni per recuperare energia dai fumi esausti delle centrali termoelettriche, nutrendoci le alghe. Il principio è “semplice” e si basa sul fatto che un processo di combustione libera primariamente NOx, COx e calore. Liberandoli in acqua, invece che in aria, essi vengono “catturati” prima che si liberino in atmosfera. Poiché,guarda caso, si tratta di tre dei quattro input fondamentali per ottenere una fioritura algale (il quarto è il fosforo, che va aggiunto “manualmente”), insufflandoli dentro dei fotobioreattori si ottiene una proliferazione di alghe che poi possono essere filtrate e messe a fermentare, producendo a seconda delle condizioni biodiesel, alcool, metano e perfino idrogeno. In questo modo inoltre si abbattono le emissioni in atmosfera di questi inquinanti, nonché dei tristemente noti PM10.
Sequoia automation
Come non citare i padri del kitegen? I blog ambientalisti sono pieni di notizie in merito e ansiosi di averne di nuove. In ogni caso, si tratta di un investimento a lungo termine, visto che questa tecnologia per il momento ha partorito solo la piccola centrale portatile mobilegen. Ma siamo tutti entusiasti e fiduciosi, considerando che questa è potenzialmente LA disruptive technology per antonomasia…
PVTwins
Questa ditta olandese è all’avanguardia nella ricerca e commercializzazione di pannelli solari termofotovoltaici (abbreviati come PV/T). Si tratta di pannelli che possono contemporaneamente produrre calore per il riscaldamento ed energia elettrica. Infatti, il calore derivante dal surriscaldamento delle celle solari viene drenato da tubi convettivi contenenti acqua, che in questo modo assolvono al duplice compito di riscaldare l'acqua e raffreddare il modulo fotovoltaico. E il guadagno è notevole: secondo questo interessantissimo depliant di pv-t.org (associazione che promuove questa tecnologia), un pannello di questa società da 1,28mq è in grado di produrre contemporaneamente 150w elettrici e ben 765w termici! Considerando che il rendimento termico è cinque volte quello fotovoltaico, si può ipotizzare che questi pannelli prelevino circa il 60% della quantità di energia proveniente dall'irraggiamento solare, senza contare i benefici in termini di riduzione dello spazio richiesto. Certo, non sono del tutto economici..
Considerando che il mercato di settore è tutt'altro che stabile e che ci sono startup che nascono come funghi, di fronte ad alte potenzialità ci sono anche alti rischi. L'ho già detto, io non rispondo del vostro patrimonio....
La foto in testa è di duncan