mercoledì, maggio 23, 2007

Eolico: fallimenti e disillusioni. Ma non perdiamo la fiducia.


Foto di Strocchi

La strada dell'eolico (o almeno dell'eolico "classico") come alternativa rinnovabile continua ad essere in salita, tanto che dopo gli entusiasmi dei primi anni, molti stanno cominciando a disilludersi sulle promesse, che finora (potrei dire obiettivamente) non si sono tradotte in realtà.

Veniamo per esempio a una pubblicazione comparsa sul sito dei verdi. A pag. 2 leggo (ma lo sapevo già), che
Teoricamente le capacità totali eoliche italiane coprono il 10% del fabbisogno elettrico del 2006. ( fabbisogno 351,6 TWh, potenza eolica: 20 GW, ore di vento/anno: 1700)
La fonte è l'ENEA. Questa affermazione significa che se anche piazzassimo tutte le pale eoliche in tutti i possibili siti (metà su terra ferma e metà in mare) italiani, infischiandocene di eventuali comitati "per il no", otterremmo un misero 10%.

Qualcuno di voi potrebbe pensare che il problema potrebbe essere risolto aumentandone l'efficienza. Bene, anzi, male.... l'efficienza di una pala eolica, sempre secondo la stessa pubblicazione è già del 70% (in pratica siamo al limite teorico).

La "colpa" di tutto ciò è data dal limite classico che si attribuisce alle rinnovabili, ovvero quello di avere una densità energetica troppo bassa. In pratica, per catturare questa energia servono grosse superfici (i pannelli nel caso del solare, le pale/vele nel caso dell'eolico), e per di più va pescata laddove è più intensa e continua (nel caso dell'eolico sopra i 1000m di altezza).

In quest'ottica le pale eoliche non fanno niente di ciò che servirebbe: i pali sono troppo bassi per raggiungere quote interessanti e la superficie delle pale è troppo ristretta per catturare una sufficiente quantità di energia. Questo porta a farle funzionare a massimo regime per sole 1700 ore (in italia) l'anno (su 8760).

Beninteso: non è che l'energia eolica prodotta in questo modo sia sconveniente, tuttaltro (3-4 cent./kwh contro i 6 del petrolio, sempre secondo la stessa pubblicazione). Anzi, per gli investitori è un buon affare, la qual cosa è dimostrata dal fatto che ormai le "utilities" hanno cominciato a rilevare sempre più le quote degli investitori privati nei parchi eolici (e un motivo ci sarà). Il fatto è che con queste soluzioni non ce ne sarà mai abbastanza per salire oltre il fatidico 10%.

Non c'è soluzione al problema? Forse si, ma serve ricerca e servono tanti tanti soldi e studi, orientati sul principio delle grosse superfici portanti in una parte più alta dell'atmosfera. Non c'è solo l'ormai famoso (e spero di aver contribuito abbastanza alla sua diffusione) progetto Kitegen, ma anche vari altri tentativi che per il momento sono esercizi di progettazione ancora embrionali per produrre "mulini" sospesi in aria, oppure sistemi di propulsione per navi simili al kitegen.

Tra l'altro, esiste un aspetto ancora più problematico delle turbine eoliche, ovvero la loro attività collaterale di falciatrici di uccelli, documentata da questo articolo di wired, che ci informa che il solo impianto di "Altamont Pass" (negli USA) è responsabile dello sterminio di una quantità annuale di rapaci oscillante tra gli 880 e i 1330 individui. L'articolo ci informa che si tratta di turbine con un disegno di vecchia concezione e collocate in un posto biologicamente sensibile, ma non è molto consolante saperlo. Consola (???) invece sapere che i gatti domestici fanno di peggio....