venerdì, luglio 20, 2007

E dopo sei mesi venne il terriccio...


La prima paletta di terriccio, poi setacciata.

Quando porto i miei amici a vedere la scatola magica che ho messo in giardino (grazie al comune di Anguillara) rimangono spesso stupiti. Mozart (così abbiamo chiamato il compostatore) lavora sempre e ha un appetito invidiabile.
L'abbiamo collocato verso fine gennaio in giardino, ansiosi di toccare con mano il processo con cui la natura si rinnova.


Mozart in tutto il suo splendore. Da notare la struttura fatta apposta per intrappolare l'evaporazione.

All'inizio per essere sinceri, non eravamo molto sicuri di ciò che facevamo: qualche sfalcio, due o tre litri di terriccio comprato (giusto per dargli un pool di batteri con cui partire) e un bel po' di
avanzi del pasto. Tuttavia, le basse temperature e la paura di infradiciarlo con troppa acqua (terrorizzati dai nostri vicini avevamo paura di ipotetici orribili miasmi, che non sono mai arrivati) rallentavano la decomposizione.
Dopo un paio di mesi il livello del compostatore era salito, anche se la naturale diminuzione di volume aveva compensato di molto la crescita del materiale.
A fine marzo ci siamo detti che forse era il caso di aumentare l'umidità interna versando anche un po' di acqua della pasta. Da li in poi (complici le temperature in salita) la (come la chiamiamo?) "pedogenesi" ha accelerato rapidamente e se ne potevano "toccare con mano" gli effetti semplicemente mettendo il braccio dentro il compostatore: si sentiva chiaramente il flusso di calore proveniente dalla decomposizione.

I rametti di gelsomino hanno formato una rete che trattiene il terriccio

La scorsa settimana abbiamo deciso di verificare a che punto fosse il processo e finalmente siamo riusciti ad estrarre la prima vasca di terriccio.
Come potete notare dalla foto sopra, non tutto si decompone facilmente: foglie e fusti di gelsomino sono talmente resistenti da formare una sorta di filtro, che però aiuta a mantenere il terriccio in sede fino a maturazione. Una volta estratta parte del fondo del compostatore abbiamo passato al setaccio il tutto per ottenere un terriccio simile a quello che si può comprare. A ben vedere le differenze ci sono eccome: somiglia molto più alla terra di bosco, sia perchè è scuro, più grossolano e aerato, sia perchè non contiene percentuali di "zoccolo duro" (nome in gergo dei fanghi dei depuratori) riciclato.


Il terriccio dopo la setacciatura (grossolana)

Ecco dieci consigli basati sulla nostra esperienza domestica riassunti qui sotto:

1) Inserire gli scarti del pasto e gli sfalci di potatura possibilmente in proporzione di 1:3.

2) Mantenere l'umidità interna alta ma non eccessiva: il compostatore è strutturato in modo da trattenere l'umidità in alto e scambiarla in basso. Tipicamente, un buon tasso di umidità è testimoniato da uno strato superficiale secco di 1-2 cm sotto il quale è possibile scorgerne uno visibilmente inumidito.

3) Triturare gli sfalci senza esagerare: potature troppo ingrombranti aumentano il volume e la dispersione dell'umidità; triturazioni fini, al contrario, portano a una diminuzione drastica dell'areazione e alla "fuga" del terriccio dai lati.

4) Controllare periodicamente la base del compostatore. Se vivete in campagna e ci sono tracce di scavo è possibile che siano arrivati ospiti indesiderati (topolini). In questo caso è bene disporre una fila di foratini sotto la base, per isolarla.

5) Rimuovere il terriccio solo in parte (fino a metà del volume) e solo se effettivamente maturo. Una quota deve restare per consentire il trasferimento dei decompositori agli scarti appena arrivati.

6) Aggiungere, specialmente in estate, una certa quantità di acqua (va benissimo l'acqua della pasta), per compensare la perdita di umidità indotta dalle alte temperature e dall'elevata attività di demolizione.

7) Sotterrare i resti del pasto appena buttati e rimescolare. Specialmente per quanto riguarda la carne e il pesce, il sotterramento accelera la demolizione e impedisce la formazione di cattivi odori.

8) Gettate anche le ossa e i gusci d'uovo. La decomposizione di questi resti è molto lenta, ma consente il rilascio nel compost di calcio e soprattutto di fosforo, indispensabile per l'ottenimento di un concime di qualità.

9) Al momento della raccolta setacciate il grezzo prelevandolo dalla parte inferiore e rigettare la parte setacciata in quella superiore.

10) Somministrate il terriccio in piccole quantità (in fin dei conti, soprattutto se i resti del pasto erano consistenti, è un vero e proprio concime ricco di nutrienti) e specialmente ai vasi, mescolandolo possibilmente a terra più fine, per evitare che i Merli (o altri ospiti) lo scambino per terra smossa dai lombrichi e danneggino il vaso.
Quanto agli effetti sulla produzione di rifuti, i risultati si sono visti presto: una borsa dell'indifferenziato ogni due settimane (inodore e neanche troppo piena). Sarebbe carino calcolare con precisione quanta diossina in meno (e quanti PM10) si libererebbe se i rifiuti che non ho prodotto fossero inceneriti, ma non li ho pesati. Vi ricordo comunque questo post, che ci racconta che il potere calorico dei rifiuti aumenta drasticamente quando si toglie la frazione organica.


Il Callistemo e la Poligala sono stati tra i primi beneficiari del raccolto

A questo punto mi piacerebbe andare dal sindaco a chiedere uno sconto sulla tassa rifiuti (eh si, anche da noi la tariffa ancora non è arrivata), chissà che la cosa non possa essere portata davanti a un giudice di pace...