giovedì, ottobre 05, 2006

Cesano non è La Hague



Teoricamente si trova nel Comune di Roma, ma per arrivare a "La casaccia" (già il nome è indicativo..), dalla città, bisogna spostarsi un bel po'. Usciti dal raccordo prendendo la Cassia ci accorgiamo che piano piano la città finisce e già dopo "la storta" comincia la campagna. Ce n'è un bel pezzo, di campagna, prima di arrivare ad Osteria Nuova, l'ultimo insediamento umano che precede il centro ricerche Enea. A guardarlo bene si capisce perchè hanno scelto il posto quando l'hanno costruito: doveva stare a Roma, ma solo teoricamente, perchè sono le ultime propaggini del Comune prima di arrivare ad Anguillara (sigh!). Come a dire: non potevamo non farlo a Roma, perciò abbiamo scelto un posto in aperta campagna, dove si possa fare tutta la ricerca nucleare (e lo stoccaggio) in piena tranquillità. Ma avevano fatto i conti senza l'impetuoso sviluppo urbanistico dell'urbe, realizzato durante l'assenza (durata decenni, e possiamo immaginarci il perchè) di Piano regolatore. E così è nata Cesano, chiusa tra le antenne di Radio Maria da una parte e la Casaccia dall'altro. Un posto dove nessuno vorrebbe vivere, se non fosse che le case spuntano come funghi perchè è zona di basso costo al metro quadro, rispetto alle cifre dell'urbe (chissà perchè..). Ora, si da il caso che La nuova ecologia abbia pubblicato questo simpatico articoletto che ci dice (pare) che c'è stata una fuga radioattiva dal centro nella scorsa primavera, nascosta sovieticamente fino ad oggi.
E quello che spaventa non è solo che questi fatti possano accadere, ma soprattutto che nell'era di internet e della democrazia partecipata ancora nessuno sappia precisamente quante scorie nucleari stiano alla Casaccia, dove e come siano stoccate e in quale grado di "fatiscenza" versino molte strutture (oddio, qualcosa si intuisce passandoci vicino in macchina).
Cesano non è La Hague (dove c'è il centro di riprocessamento di combustibile nucleare in Francia) e la Casaccia non fa più ricerca in campo nucleare da un bel po'. Sono strutture diverse in posti diversi (La hague è in normandia, ben distante dalla capitale, in un territorio a bassa densità abitativa, ed ha un ruolo fondamentale per un paese farcito di centrali nucleari); delle due La Casaccia è la sorella povera, ma anche votata a tanti altri campi di ricerca.
Allora cosa le accomuna? Semplice, le contaminazioni ambientali, "grazie" alle quali, proprio nella scorsa primavera (che combinazione), anche alla Hague ci sono stati tanti problemi, e molto più grossi (articoli Greenpeace, La nuova ecologia, Tuttotrading) . I contadini del luogo hanno fatto bere incosapevolmente acqua radioattiva a 750 Bequerel/litro alle loro mucche (e probabilmente anche a se stessi) e le falde hanno valori 90 volte superiori (9000 Bq) alla normativa europea.
Eh si, si tratta di un impianto di stoccaggio enormemente più grande rispetto al nostro, ha il riprocessamento che è un altro grosso problema ecc... Come dite? Il riprocessamento era cominciato anche alla Casaccia? Ah già, dimenticavo quello che disse il direttore del Sismi Nicolò Pollari, durante la seduta del 25/06/2003 della Commissione Parlamentare d'inchiesta sui Rifiuti (Fonte: Zona Nucleare):

"Ricordo anche l' impianto pilota di fabbricazione di combustibile di uranio e plutonio della Casaccia (Roma), fuori servizio, gestito dall'ENEA, in trasferimento alla Sogin, con annesso deposito di rifiuti radioattivi contaminati con plutonio; si tratta di rifiuti non condizionati. Vi è poi l' impianto sperimentale delle celle calde della Casaccia, fuori servizio, gestito dall'ENEA, anch'esso in trasferimento alla Sogin per via delle misure di legge adottate nel recente passato, con modestissime quantità di rifiuti solidi condizionati".

Infatti la fuga radioattiva sembra che si sia verificata durante le operazioni di bonifica della Sogin. Non ho dubbi che la Sogin farà un buon lavoro, ma continuo a chiedermi quanti e quali studi di contaminazione ambientale si facciano in zona e sull'area vasta. Il numero zero, a seconda dei casi, fa paura.

La foto proviene dal Photostream di Svale