mercoledì, dicembre 13, 2006

Addio Baijii!



Alla interminabile lista di estinzioni causate dall'uomo, dobbiamo aggiungere ormai anche il Baijii, il delfino endemico del fiume giallo che fino a poche decadi fa era uno dei simboli dello Yangtze, e della Cina. Il Baijii aveva una storia evolutiva molto particolare, perchè si ritiene che il suo ramo evolutivo (famiglia lipotidae) si sia originato ben 20 milioni di anni fa (costituendo in pratica una deviazione "precoce" all'interno del gruppo deli odontoceti), allorquando i loro progenitori si adattarono a vivere dentro il fiume giallo. Questo non stupisce, se pensiamo che la nascita dello Yangtze è molto antica, e che il fiume per questi animali rappresentava una "scommessa evolutiva", vinta fino all'altro ieri.

Leggendo questo articolo (che vi dice qualcosa di più su di lui), noterete l'impressionante irrefrenabile diminuzione di individui, che già nel 1986 si erano ridotti a 300 in tutto il fiume giallo e che nella recente campagna internazionale (la notizia è di venerdi scorso, ma è comparsa ieri sul sito della ONG deputata alla sua salvaguardia) messa in piedi per censirli, si sono ridotti a zero.

A rigore, il fatto che non ne siano stati trovati non significa che non ne esistano ancora (e infatti servono 25 anni di mancate osservazioni per dichiarare una specie ufficialmente estinta), ma sicuramente, a detta dei conservazionisti la specie è comunque funzionalmente estinta. Questo significa che anche se ne fossero rimasti tre o quattro esemplari non sarebbero sufficienti, nemmeno sotto stretta protezione, a sopravvivere a lungo termine all'estinzione.

Come al solito ci si chiede adesso cosa si poteva fare per salvarlo. La Cina almeno a parole ci ha provato, cercando di catturarne una certa quantità di individui e stimolandone una riproduzione in cattività all'interno di zone delimitate di riserve naturali. L'idea era quella di ricostituire una popolazione vitale per riliberarli poi poco alla volta dentro il fiume giallo (potete leggere un riassunto delle misure messe in atto nella relativa pagina dell'IUCN).

Purtroppo però molti sono morti e la quantità di Baijii catturati è sempre rimasta modesta; nonostante tutto pochi mesi fa (notizia BBC) era stato pubblicato un piano che prevedeva di catturare tutti i Baijii rimasti e confinarli dentro un lago lungo 21 km, sperando che li potessero ricominciare a moltiplicarsi. Nel frattempo i metodi di pesca poco ortodossi e l'aumento consistente della navigazione a motore nel fiume hanno falcidiato la popolazione irrimediabilmente.

Adesso, a frittata fatta, ci si accorge che la stessa sorte potrebbe toccare anche alla focena senza pinna (Neophocaena phocaenoides), la cui popolazione del fiume giallo è l'unica al mondo in acqua dolce e per gli stessi motivi del Baijii è in drastica riduzione; anche per lei è stata prevista la stessa modalità di conservazione (una specie di ghetto per delfini).

Mi sembra che per la Cina valga l'ennesima dimostrazione che l'uomo non ha la maturità di imparare dagli errori degli altri, ma riesce a farlo solo quando li sperimenta sulla propria pelle; Anche per loro lo sviluppo dovrà passare dalla devastazione ambientale. E dalle estinzioni.

La foto proviene dal photostream di Teclasorg

martedì, dicembre 12, 2006

Il finto scontro tra differenziata e inceneritori


Qualche sera fa mi sono imbattuto in una trasmissione su Roma1 che commentava le nuove linee guida per la revisione del Piano dei rifiuti del Lazio. In studio erano presenti esimi professori specializzati in tecnologie legate all'incenerimento dei rifiuti, assieme a un politico della Lega Nord (di cui non ricordo il nome) e a Grazia Francescato, dei verdi.

Quello che mi ha colpito in quella trasmissione è che al di là di alcune sfumature di opinione, tutti i presenti erano sostanzialmente d'accordo sulle cose da fare.
E la spiegazione è logica: basta un semplice esperimento.
Raccogliamo i resti di un pasto in famiglia e proviamo a dargli fuoco con un accendino: non bruceranno mai, nemmeno se proviamo a "sostenere" la combustione con una zolletta di paraffina. Il motivo è semplice: se i resti organici non sono secchi l'acqua contenuta frena la combustione. Questo accade ovviamente anche se un inceneritore brucia la spazzatura senza praticare una selezione; queste slide dell'Università di Padova ci chiariscono che il materiale organico ha un potere calorifico compreso tra le 300 e le 700Kcal/Kg, mentre per sostenere l'autocombustione il rifiuto deve avere almeno 1200Kcal/Kg. Sottraendo la frazione organica dal rifiuto posso arrivare addirittura a valori di 3000 e più Kcal/Kg.

Allora cosa devo fare per rendere gli inceneritori energeticamente convenienti? Semplice, effettuare la raccolta differenziata dell'organico. Più organico sottraggo al CDR e meglio bruceranno i rifiuti nell'inceneritore. E vado avanti con il ragionamento: lattine di alluminio e bottiglie di vetro non bruciano, sono di fatto inerti, quindi sottraendole ottengo un CDR che ottiene lo stesso calore con meno volume, ovvero, aumenta ulteriormente il suo potere calorico.

Conclusioni: con un'ottima raccolta differenziata dell'organico, del vetro e dell'alluminio si potrebbero ridurre drasticamente peso, volume e odore dei rifiuti, aumentando al contempo la resa energetica del loro incenerimento.

Vogliamo ancora sostenere che la raccolta differenziata non decolla per colpa degli inceneritori?
Si e no....diciamo le cose come stanno.

Mentre il Cip6 prevede finanziamenti per un tanto al Kwh prodotto (e in questo modo "spinge" verso l'aumento del potere calorico), la tariffa rifiuti che tutti paghiamo è commisurata a quanto ne produciamo (purtroppo quasi sempre come comunità e non come singolo nucleo familiare, ma questo è un altro discorso...), per cui all'inceneritore conviene bruciare più spazzatura possibile. Ne deduco che, se proprio è impossibile tagliare i rubinetti economici agli inceneritori, sarebbe saggio almeno pagarli in misura dell'energia che producono, e non della quantità di rifiuto che bruciano.

E la raccolta differenziata schizzerebbe verso l'alto.

Nel frattempo il salomonico Commissario Marrazzo ha stabilito l'equità del precedente piano rifiuti approvato dall'altrettanto salomonico Commissario Storace, il quale diviso in tre parti il rifiuto laziale ha stabilito per i prossimi anni uno strabiliante 33% di raccolta differenziata, e quote altrettanto corpose per l'incenerimento e il conferimento in discarica. Questo si che è guardare al futuro.......

La foto proviene dal photostream di tedguy49

martedì, dicembre 05, 2006

Il mostro del lago


La foto è dei U.S. Geological Survey Archives, www.forestryimages.org

Chi lo ha detto che i mostri del Lago sono solo delle leggende? Da alcuni anni a questa parte, i laghi (ma anche i fiumi) del vecchio continente sono presi d'assalto da un esercito di invasori provenienti dalle più disparate parti del mondo. In campo zoologico, i più classici esempi di questa invasione sono rappresentati dalla Nutria e dal Gambero della Louisiana. Ma un altro intruso sta creando ultimamente parecchia preoccupazione per la sua irruenza: la Cozza Zebrata (Dreissena Polymorpha). Come gli altri alieni (il termine corretto infatti è "specie aliene"), quando entra in un ecosistema per il quale è competitiva, sbaraglia i suoi "avversari" locali e nei primi anni seguenti alla colonizzazione prolifera drasticamente fino a sconvolgere la catena alimentare. Per fortuna successivamente esiste un fenomeno di "accomodamento" per il quale le specie presenti (quelle che non vengono annientate perchè non sono in competizione diretta) cercano di minimizzare i danni causati dall'intruso. Questo fenomeno è accaduto per il Gambero della Louisiana, che gli Aironi hanno imparato a predare, e con buona probabilità succederà anche per la cozza zebrata. Ma al momento, dove entra fa danno. In italia è comparsa prima nei laghi del nord (portata forse dagli uccelli, o dall'uomo accidentalmente), poi sul trasimeno nel 1999, recentemente nell'invaso di Bilancino (quello che alimenta l'acquedotto di Firenze!), dove il boom di questi giorni ha causato una ostruzione delle prese di captazione dell'acqua(!!).
Se volete sapere da dove viene potete guardare questa mappa: Nell'arco di duecento anni è passata dalle coste del Mar Nero e del Caspio, fino al Nord-Europa e, addirittura, al Nord America. A rigore si tratterebbe di una ricolonizzazione, perchè in Europa in realtà era presente, ma prima delle glaciazioni, quando il contesto ecologico (e cioè le temperature e la struttura della catena alimentare delle acque interne) era completamente diverso. Perciò attualmente non possiamo predire esattamente cosa accadrà. Certo è che una specie competitiva, quando ha colonizzato un ambiente, diventa praticamente impossibile da eradicare, quindi dovremo solamente abituarci.
Tra l'altro, studi sulla colonizzazione di questa specie hanno concluso che in realtà può apportare anche benefici ambientali, ma solo in ambienti fortemente stressati dal carico organico (cioè inquinati da concimazione chimica o liquami fognari), perchè filtra attivamente il fitoplancton contribuendo a ripulire la colonna d'acqua dalle fioriture algali. D'altro canto però, essendo selettiva nella sua "dieta", evita alghe con alto potenziale tossico, che ne possono essere globalmente favorite. In pratica, ora che c'è va monitorata, per capire da che parte pende la bilancia, augurandoci che non si concretizzi l'ennesimo disastro ambientale.
E va ricordato che notevoli danni ecologici comportano, sempre, notevoli danni economici (pare ovvio eh? provate a dirlo alla classe politica..).
Se volete maggiori informazioni potete scaricare un depliant dell'ARPA Umbria sulla Cozza zebrata, oppure potete cercarla nel database dell'Invasive species specialist group di IUCN. Ma non preoccupatevi: ovviamente esiste un ottimo documento che illustra la "Strategia europea per le specie aliene", firmato dal Consiglio d'Europa e integrato nella Convenzione di Berna.

Ora si che possiamo stare tranquilli.....

La grande occasione della Romania



La Romania è un paese che si sta svegliando, solo ora, da un lungo sonno. Ho avuto modo di andarci perchè l'agenzia mi ha inviato nella regione più povera del paese, la moldova rumena, per un gemellaggio con la locale agenzia di protezione ambientale. Nonostante siano passati 17 anni dalla fine di Nicolae Ceausescu e 16 dalla fine del COMECON, questo paese ancora stenta a trovare la pace e la serenità, e a decollare.
Sono stato nelle città di Bacau e Iasi e ho toccato con mano cosa vuol dire vivere in Romania oggi. Il centro urbano è stato raso al suolo in epoca sovietica (eccette le chiese ortodosse) e ricostruito a palazzoni fatiscienti ed energeticamente del tutto insostenibili. Le antiche casette di inizio '900 (un tempo dovevano essere dei gioiellini) versano in stato di abbandono. La strada tra Bacau e Iasi ha due corsie, con una fila veloce per le automobili e i camion, mentre sulla fila lenta transitano carretti (spesso a trazione animale ma a volte umana) e pedoni. I villaggi in campagna mancano a volte di luce, molto spesso di acqua corrente ed hanno le strade di collegamento sterrate e poco praticabili.
I Rumeni più giovani sembrano veramente in gamba ed hanno ottime prospettive future; questo perchè i lavori di alto livello rappresentano quasi tutti una nuova professionalità, e quindi le gerontocrazie non possono soffocare i talenti più promettenti (praticamente..come in italia!).
Al contrario le persone più anziane sono molto depresse, anche e soprattutto perchè oggi possono vedere come i loro anni migliori siano stati dilapidati sotto Ceausescu.

Eppure in tutto questo la Romania ha una grande occasione. Lo sviluppo si è fermato ai prima anni 50, è vero, ma proprio per questo ora, può partire da zero senza fare i nostri errori.
Da Gennaio 2007 il paese entrerà nella UE, e dovrà recepire e realizzare una serie di direttive (il mio compito riguardava questo) che rappresentano un corpo di convinzioni maturate nell'europa occidentale con il "senno del poi".
E la Romania ha dei punti a favore interessanti:

  • Innanzitutto è un paese fortemente agricolo, nel quale l'industria pesante ha sempre avuto scarso ruolo (a parte la "dacia" ora acquistata dalla Renault..). Siccome poi i concimi chimici e i pesticidi hanno un costo tuttora insostenibile per una economia quasi per nulla meccanizzata, la verdura è, come dire, "biologica per natura" e l'eutrofizzazione è un fenomeno molto circoscritto.
  • Inoltre, l'economia di sussistenza ha obbligato per anni i Rumeni a cercare di ottenere il massimo possibile dal loro orto di casa, per cui gli insediamenti umani che hanno resistito all'epoca comunista sono organizzati con i criteri della massima sostenibilità ambientale (le case come nella foto sopra hanno una specie di serra che funziona da scambiatore di calore e ciascuna ha il suo orto di sussistenza).
  • Infine la realizzazione da zero di un modello avanzato di gestione del territorio, renderà la tutela ambientale molto meno onerosa di quanto richieda a noi (Immaginate cosa significa progettare da zero una gestione sostenibile dei rifiuti per un popolo che non ha mai conosciuto il consumismo ed è abituato a riciclare il possibile).
Termino con un aneddoto: una collega dell'agenzia ha avuto modo di parlare con uno dei tanti imprenditori veneti che stanno portando le attività in Romania. Dopo avergli spiegato che il nostro ruolo era quello di fare training sull'implementazione delle direttive europee in materia ambientale si è sentita rispondere:
"Ma come, non sono ancora partiti e già li volete fermare?"

Santa pazienza....


Nella foto, un esempio di abitazione "autosufficiente"

domenica, novembre 12, 2006

GPL, nessuno lo vuole.



A parte Chevrolet, e più timidamente Citroen, pare che le case automobilistiche abbiano un comportamento a dire poco tiepido nei confronti dell'alimentazione a GPL. E posso capirlo, purtroppo, considerando che secondo uno speciale sulla mobilità della rivista "Nuova energia", solo il 4,7% degli italiani da fiducia alle auto a GPL, dietro (manco a dirlo) nell'ordine al diesel(28,3%), alla benzina(23,3%!!!), all'ibrido ai biocombustibili e perfino all'ancora futuribile idrogeno (tutti e tre intorno al 10%) e davanti solo alle auto completamente elettriche (1,6%).

Credo che sarebbe nostro diritto poter scegliere, almeno per le auto di medie e grandi dimensioni, l'alimentazione a GPL preinstallata, o ancora meglio, disporre di un modello "Flexifuel" (vedi post). Invece no, molte case ignorano deliberatamente questa possibilità spingendo il marketing su motori diesel ultrapompati e performanti.

Allora, invece che ridurre le accise sul GPL, perchè non ci impegnamo per una legislazione che renda obbligatoria la presenza di una versione flexi-fuel per tutti i modelli di automobili in commercio, nel giro diciamo di due-tre anni?
Perchè non viene incentivato il miglioramento della rete di distribuzione?

Non riesco a capire, in tutta sincerità, perchè il metano abbia il doppio dei consensi del GPL nel gradimento degli italiani, considerando che le bombole sono molto più grosse e a pressione di 200atm contro le 35 di un serbatoio GPL, i distributori poi sono rarissimi.....

Per parte mia ho comprato un'auto con impianto preinstallato, in modo da avere le sicurezze che una modifica successiva mi avrebbe tolto, ovvero:

  1. La garanzia di due anni sull'auto e tre sull'impianto (convertendola successivamente la garanzia sull'auto viene invalidata!)
  2. La sicurezza che deriva dalla standardizzazione delle procedure di montaggio degli impianti (l'installatore ha la possibilità di montare lo stesso modello di impianto sullo stesso modello di auto per molte vetture), con conseguente miglioramento dell'esperienza degli installatori.
  3. La gratuità dell'impianto (gli incentivi sulle auto vendute a GPL sono maggiori rispetto a quelli destinati alla riconversione di auto esistenti).

In circa 13 mesi di possesso dell'auto ho percorso 37000 km. Ipotizzando un costo medio del GPL di 0,60 € nel corso di quest'anno (ha fluttuato tra 0,53 e 0,67), un 15% di Km percorsi a benzina (tra 1,3 e 1,4 €) e un rendimento inferiore del 20% (parametri standard e conservativi utilizzati normalmente nei conteggi, basta leggere questo forum) ho speso in totale circa 2070 € (contro i 3330 € che avrei speso con la sola benzina), risparmiandone 1260.
E si tratta di stime molto prudenziali.

Più difficile diventa il calcolo delle emissioni evitate, anche perchè (vedi questo post) non in tutti i campi il GPL si dimostra virtuoso. Ma se dovessimo dare retta ai test EETP, comparando le emissioni medie di un Diesel e di un GPL potremmo parlare di:

12,7 Kg di NOx evitati
1,06 Kg di Nanopolveri evitati
9 Kg di CO in più
148 g di HC evitati
32 Kg di Acetaldeide e formaldeide evitati!
1,52g di Benzene evitati
14 Kg di CO2 in più.


Conclusioni sul GPL:
- Non fa bene all'effetto serra (14 Kg di CO2, più 9 di CO, che a contatto con l'aria si ritrasforma in CO2)
-Diminuisce drasticamente i composti cancerogeni (rispetto al diesel un Kg in meno di PM10 e soprattutto 32 Kg di acetaldeide e formaldeide!!!!!)
-Riduce i danni dello smog fotochimico (anidrife solforosa pressochè assente e più di 12 Kg in meno di NOx).

A questo punto fatevi i vostri giudizi. Certo che quei 32 chili di robaccia in meno fanno davvero impressione....

La foto proviene dal photostream di R4vi

mercoledì, novembre 08, 2006

L'ingordo di casa


Il mio ultimo PC di casa risale al 2003, quando dopo cinque anni di uso intensivo ho abbandonato il computer precedente. Appena acceso il nuovo PC, ricordo di aver avuto un sussulto di nervosismo. Era molto rumoroso, nonostante avessi acquistato quelli che all'epoca erano considerati dissipatori silenziosi. E il motivo era semplice; i processori moderni dissipano una quantità di calore per centimetro quadrato che è semplicemente spaventosa. Un articolo di Tom's harwdare italia calcola che un Intel Pentium 4 a 3.2 Gigahertz (un normalissimo processore di un normalissimo PC) raggiunge un picco di 84watt di consumo. Se fosse grande un metro quadrato diventerebbero 840.000 watt... Proporzionalmente siamo a otto volte un ferro da stiro con caldaia separata.

Il brutto è che nonostante la sigla "energy star" che potete leggere quando accendete il PC da scrivania, di sostenibile li dentro c'è ben poco. A parte il consumo del processore (60-100 watt) c'è la scheda video, che vi fa perdere fino ad altri 100-130 watt, sempre che non ne vogliate DUE in parallelo, più le varie componenti, casse e stampanti, scanner.....

Su Hardware Upgrade trovate questo articolo che illustra quanta potenza serve per un computer accessoriato in pieno carico e dotato di una scheda grafica di grido. Si può arrivare a quattrocento watt (40 lampadine a basso consumo da 10 watt). Le riviste e i blog di informatica sostengono però che per il 90-95% del tempo il PC sia in modalità "idle", ovvero aspetti i comandi dell'utente senza fare nulla (non è difficile immaginarselo, pensate a tutte le pause che fate quando scrivete un documento). In tal caso il PC sta perfettamente fermo, eppure si consuma i suoi buoni 70 watt minimi (Come dedicare questi 70 watt a delle buone azioni? Potete usarli per predire i cambiamenti climatici o lottare contro l'AIDS, dedicando i tempi morti del vostro PC a una serie infinita di calcoli matematici).

Fortunatamente, sotto pressione della spectre verde, le cose stanno lentamente cambiando.
Le direttive soprannominate ROHS e WEEE hanno imposto rispettivamente l'eliminazione delle sostanze tossiche dai componenti dei PC e l'organizzazione del riciclo dei componenti dei computer usati, ma rimane ancora un buco nella politica energetica, che sarà colmato solo con l'entrata in vigore, nel 2007, delle nuove specifiche previste dall'agenzia per la protezione ambientale degli USA (EPA), che per la prima volta mettono un tetto al consumo dei PC in modalità idle e stabiliscono una efficienza minima dell'80% dei prodotti elettronici a corrente alternata.

Per il momento se dovete comperare un PC nuovo potete fare una scelta di buon senso limitando i consumi in questo modo:

1)Prendete un processore a singolo core e a basso consumo, chiedendo espressamente al negoziante che abbia un TDP (consumo a massimo carico) di 35 watt o meno.

2)Fatevi configurare il PC in modo da abilitare le tecnologie di variazione automatica della frequenza in ragione del carico di lavoro.

3)Non mettete due schede video nel PC. Ne basta una. Prendete le versioni che a parità di "classe" hanno le frequenze del processore e della memoria più basse (di solito c'è una sigla tipo "GS", "SE"..). Se non vi interessano le prestazioni chiedete una scheda con dissipatore passivo (senza ventola): è la garanzia che scaldando poco consuma anche poco.

4)Usate memorie per il PC con la tecnologia DDR2, consumano decisamente meno delle DDR.

5)Non comprate più di un Hard disk. Se acquisterete il PC fra qualche mese chiedete gli hard disk "ibridi": consumano meno e vanno più veloci.

6)Investite qualche soldo in più su un alimentatore di qualità. Sul mercato ce ne sono già certificati ROHS e con una efficienza minima dell'80%. Alcuni hanno un nome che contiene la parola "green". Un alimentatore efficiente fa risparmiare parecchia corrente.

La foto è presa dal Photostream di Phil_g



venerdì, novembre 03, 2006

Battaglia persa.. su La7


Vi ricordate il post che ho mandato qualche tempo fa sulla sindrome da "Spectre verde"? Questa sera sul La7, nel corso della trasmissione "otto e mezzo" di Giuliano Ferrara, è andata in onda una puntata espressamente dedicata al global warming. Con grande stupore ho scoperto un notevolissimo (agli occhi di tutti i presenti, da Pecoraro Scanio a Vincenzo Ferrara) personaggio: Franco Battaglia.
Il nostro, docente di chimica dell'ambiente all'Università di Modena, negazionista fino al midollo su pressochè tutte le problematiche ambientali più pressanti (dal riscaldamento globale all'elettrosmog, dai rischi degli ogm a quelli del nucleare) ha inanellato una serie di prese di posizione che mi hanno lasciato a bocca aperta.
Ma a proposito di spectre verde, questa è la citazione che gioisco nel condividere con voi:

"Ci sono stati grandi mali dell'umanità...c'è stato il fascismo, il nazismo e......l'ambientalismo!"
Neanche Paul Driessen era arrivato a tanto. Se però volete leggervi qualcun'altra sua affermazione, tipo questa:

Le associazioni ambientaliste dicono di avercela con le ecomafie. Io ho sempre sostenuto che le ecomafie sono esse stesse, e operano come le associazioni mafiose fanno.


potete godervi la lista dei suoi contributi (tutti presi da interventi su "Il Giornale") pubblicata sito "Galileo 2001" (sul quale scrive notoriamente un gruppo di scienziati estremamente "ottimisti"); in alternativa, trovate tracce di qualche sua discussione sul forum di Energie Rinnovabili.
Se dovessi valutare la sua capacità persuasiva ai punti, a prescindere dai "dati" scientifici che ha divulgato (tra i quali la dimostrazione che l'incidente di Chernobyl ha causato solo 59 morti e il costo del biodiesel superiore rispetto all'investimento energetico richiesto) o delle tesi che ha propugnato (il sole si usava fino a due secoli fa, oggi non serve a dare energia), direi che in ogni caso si è difeso molto male. Gli scienziati, in teoria, dovrebbero essere equilibrati per "forma mentis", ma siccome sono una specie di nazista, la mia opinione non conta......

La foto proviene dal photostream di ru_24_real

sabato, ottobre 28, 2006

Trend in crescita per le case di legno


Fino a qualche tempo fa, in Italia l'idea di costruirsi una casa fatta completamente di legno era considerata ridicola e inattuabile. La nostra tradizione edilizia (iniziata 2500 anni fa) ha sempre previsto il mattone e il cemento come materiali fondamentali per la casa. Al più il legno è sopravvissuto nei tetti delle case delle aree alpine. Ma da un decennio in qua si è materializzato un trend positivo per le case in legno che si è fatto forza del costo ormai insostenibile dell'edilizia tradizionale, della domanda di abitazioni “sane” e della necessità di contenere i consumi energetici imposti dal raggiungimento del picco petrolifero.

Così, molto timidamente, sono stati vinti i primi tabù. Sono ormai parecchie le società italiane che propongono case in legno prefabbricate o progettabili su misura, e le vendono su internet. Tipicamente, bisogna acquistare o disporre di un terreno fabbricabile, farsi costruire le fondamenta e poi comprare la casa; un gruppo di operai verrà poi a montarla completamente, in un tempo complessivo di...UN MESE (ecco perché si dice che il legno sia diventato il materiale preferito per gli abusi edilizi)!

Questo spiega il motivo per cui le case di legno costano mediamente molto meno di quelle in muratura (30-40%, in caso di progetto prefabbricato senza variazioni): anche se i costi del materiale sono più alti (e neanche di molto), i costi della manodopera sono estremamente inferiori, perché si tratta sostanzialmente di montarla secondo uno schema conosciuto, collaudato, semplice e rapido.
Non crediate che si possano comprare solo degli “chalet”. Per avere una idea del livello di qualità e personalizzazione che si può raggiungere, basta visitare i siti delle aziende Pagano, Wolfhaus e Rubner.

Prossimamente dedicherò un post a spiegare tutti i vantaggi delle case di legno; per il momento mi limito a ricordare il rendimento energetico, la rapidità di costruzione, il costo contenuto e la salubrità (a patto di verificare la provenienza e il tipo di trattamento dei legni) dei materiali.
Purtroppo (e qui c'è la nota dolente), in molti comuni ancora non è possibile costruirsela, per via dei limiti imposti dai piani regolatori e dai regolamenti edilizi.

Non crediate che sia solo un problema di retaggio culturale o ignoranza; se il villino in legno diventasse molto diffuso si rovinerebbe il giro d'affari dell'edilizia classica per tutto il segmento delle mono-bifabiliari e perfino dei piccoli condomini.
Voglio ricordare con piacere che la città di Bolzano, con il progetto climacasa (ne ho parlato in questo post) ha dato un grosso contributo al mercato delle case in legno.


Approfondimenti

Altre ditte di case di legno: Casedilegno, Boraschi, elenco di mappabioedilizia

Per consigli: Forum Lavorincasa,

lunedì, ottobre 23, 2006

Dove e quando sarà la prossima volta?


Quella della foto sopra è la ridente cittadina di Steinheim, nel Baden Wurttemberg. A giudicare da questo photostream sembra molto carina. Ma quello che la rende speciale (e che fa venire i brividi), è che si trova dentro un cratere di quasi quattro km, al cui centro c'è la collina sullo sfondo. Ad alcuni km da questo sito, si trova il cratere di Ries dove giace la città di Nordlingen (regione Donau-Ries) che misura la bellezza di 24 km di diametro. Tramite le radiodatazioni (con il beneficio del dubbio delle tolleranze insite nelle misure radiometriche) si è scoperto che questi crateri sono coevi e risalgono a "soli" 15 milioni di anni fa (meno di un quarto del tempo che ci separa dall'estinzione dei dinosauri). La scoperta della loro "parentela" portò alla conclusione che anche sulla terra sono possibili gli impatti multipli di asteroidi (ipotesi di eugene shoemaker). Questi crateri non sono causati dall'impatto fortuito e sincrono di due corpi celesti, ma dal fatto che un corpo si frantuma al contatto con l'atmosfera prima di cadere, e ogni pezzo fa danni in un posto diverso. Chi non ricorda la caduta dei sette pezzi della cometa Shoemaker-levy su Giove nel 1994? Se vi recate al sito del database mondiale dei crateri da impatto e osservate la cartina e la tabella dell'Europa, noterete che Ries e Steinheim sono troppo vicini nel tempo e nello spazio per non ricollegarne la genesi. Noterete anche che l'Ucraina e il cosiddetto "scudo baltico" sembrano bersagliati mentre il resto dell'europa se la cava bene. Non è un motivo per non andare in Finlandia, visto e considerato che le tracce sono di più per il solo fatto che si tratta di "porzioni" di continente più antiche.
Ricordando che è possibile prevedere un impatto solo con alcuni anni di anticipo, consoliamoci pensando che il progetto LINEAR veglia su di noi (vedi questo post), e sperando che al momento opportuno non serva Bruce Willis, quando dovremo cercare di difenderci.

Assalto al CIP6



In tempi di vacche magre per le casse dello stato lo scandalo CIP6 è tornato alla ribalta, non fosse altro che per il fatto che per contenere l'aumento delle tasse a livelli socialmente accettati bisogna sforbiciare dove si può.
Per chi non lo sapesse, è uno scandalo che viene da lontano e più precisamente dal 1992 (eravamo ancora nella prima repubblica, e in quell'anno si tenne la conferenza di Rio), quando in pieno lavoro del burrascoso Governo Amato I, il CIPE deliberò un regime di aiuto per le fonti rinnovabili da dispensare attraverso la nostra amata bolletta della luce. L'intento sarebbe stato lodevole, se le classi di impianti considerate fossero state limitate alla prima. Invece ne furono inserite tre:

Si considerano nel seguito tre classi di impianti:

a) alimentati da fonti rinnovabili: il sole, il vento, l'energia idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione dei rifiuti organici ed inorganici o di prodotti vegetali;

b) alimentati da fonti assimilate a quelle rinnovabili: quelli di cogenerazione, intesa come produzione combinata di energia elettrica e di calore; quelli che utilizzano calore di risulta, fumi di scarico ed altre forme di energia recuperabile in processi e in impianti; nonche' quelli che utilizzano gli scarti di lavorazione e/o di processi e quelli che utilizzano fonti fossili prodotte esclusivamente da giacimenti minori isolati;

c) alimentati da fonti convenzionali: quelli per la sola produzione di energia elettrica che utilizzano combustibili fossili commerciali ed altri impianti non rientranti nelle lettere precedenti.



Ciò ha portato a finanziare con un contributo in bolletta del 6% (a conti fatti non è poco..) sia la costruzione di mulini eolici che di inceneritori (in fondo il rifiuto si produce continuamente, quindi si rinnova..come il guardaroba). E tutto ciò accade da 14 anni, con cifre a consuntivo da capogiro (vedere i links collegati per approfondimenti). Basti dire che il GSE ha comunicato che per il 2004 ha ritirato
una quantità di energia elettrica prodotta da impianti incentivanti di 56,7 TWh, dei quali 43,3 TWh da impianti alimentati da fonti assimilate e 13,4 TWh da impianti alimentati da fonti rinnovabili.

Ecco. Ci stanno dicendo che il 76% di quei soldi (stimato in 30 miliardi di €, secondo un rapporto della Commissione Attività Produttive citato qui e qui) è andato alle assimilate, per la quasi totalità inceneritori. E ci sono due notizie associate: la prima è che uno studio recente (un grazie a inceneritori.org) ha evidenziato una preoccupante correlazione statistica tra inceneritori e linfomi (aspettiamo conferme sperando in smentite), la seconda è che anche dal punto di vista delle emissioni di gas climalteranti si emette molta più CO2 di tutti gli altri comparti comunque considerati; almeno secondo questo articolo:

Per produrre un chilowattora di energia elettrica dai rifiuti, infatti, si emettono circa 940 grammi di anidride carbonica, contro i 530 grammi della media nazionale (che comprende anche la quota da rinnovabili) e i 650 della sola componente termoelettrica.


per non parlare del problema PM10 e PM2.5.
Recentemente ci sono state due nuove iniziative "mediatiche" contro il CIP6. La prima di Raitre, che in un affondo durante la trasmissione Ballarò del 3 ottobre (qui il video) ha mandato in onda un servizio in cui si proponeva di dismettere questi aiuti scandalosi. Bersani, ospite in studio e preso in contropiede, ha promesso di mettere mano allo scandalo.
Il 16 ottobre scorso invece, la rete Rifiuti Zero e Greenpeace hanno consegnato a Franco Marini una petizione per eliminare gli incentivi alle assimilate (che fine farà?).
Chiudo con una considerazione: i soldi della bolletta elettrica vengono utilizzati anche per drogare il mercato dello smaltimento dei rifiuti, rendendo l'inceneritore competitivo rispetto alla raccolta differenziata. C'è qualcosa di più stupido?
Credo che prima o poi riusciremo a risolvere il problema ma considerando il sistema economico che si è creato sugli inceneritori (problema ammesso a denti stretti anche da Bersani), dubito che i tempi saranno rapidi. Più facile che questi aiuti decrescano lentamente, molto lentamente..

La foto proviene dal fotostream di Fin Fahey

lunedì, ottobre 16, 2006

Blog verdi crescono


Mano a mano che il tempo passa, il numero di blog ambientalisti aumenta. Non è una crescita tumultuosa, ma è costante. Sulla parte destra del blog trovate alcuni links, ma ci tengo in particolare a segnalare il blog che si occupano solamente di ambiente; li trovate in fondo al post. La scelta settoriale è coraggiosa, perchè sicuramente toglie un po' di visibilità, ma almeno ci si guadagna in capacità di approfondimento, e cioè, migliori contenuti.

Intanto per parte mia ho rinnovato il sito, passando al nuovo software di Blogger che finalmente consente di cercare i post per categoria. Un'altra novità è costituita dai link diretti alle gallerie fotografiche. Ho in testa altre modifiche, ma come al solito il tempo è tiranno.
Ci tengo però a sottolineare che per me è importante evitare di farcire le pagine di pubblicità più o meno manifesta; lo scopo di questo blog non è di fare soldi, è di informare e veicolare idee. Inoltre noto (con dispiacere) che il mio blog è rimasto uno dei pochi che segnalano altri blog affini. Peccato.

Blog che apprezzo in modo particolare

Professor Echos, Ecoalfabeta, Petrolio, Blogeko, Ecoblog, Science backstage, Acquisti verdi, Meteogiornale, ASPO italia, Villaggio Globale, Archivio nucleare, Zona nucleare, Eco Age, Modus vivendi, ProRinnovabili, Verdenatura.

venerdì, ottobre 06, 2006

L'erba del vicino (inglese) è sempre più verde



Non passa giorno che David Cameron, leader in pectore dei conservatori britannici, non ribadisca quanto è forte la sua motivazione ad opporsi ai cambiamenti climatici in atto. Fin da fine 2005 ha messo in opera un "policy group" per studiare il modo di tagliare drasticamente le emissioni di gas climalteranti (60% entro il 2050) senza influenzare troppo gli stili di vita. E in questo gruppo ha coinvolto esponenti di ONG ambientaliste. Ha dichiarato che aspettando che la scienza chiarisca se le previsioni siano o no corrette, il rimedio alla situazione potrebbe comportare problemi ben peggiori dei costi delle azioni precauzionali oggi.
Ad Aprile si è prima recato alle Svalbard a ispezionare i ghiacciai locali, poi ha visitato la stazione di ricerca artica di Ny Alesund, accompagnato dal wwf.
Infine ha ripetuto più volte che occorre spingere su una leva fiscale che incentivi i processi puliti e le attività industriali a minore domanda energetica.
In questo articolo c'è una interessante raccolta delle sue frasi. Se poi entriamo nel sito dei conservatori britannici, troviamo una sezione che riassume le promesse ambientaliste di David Cameron:

"The environment will be greener.
Climate change is the single biggest challenge facing our planet. As Britain’s prime minister, I will work ceaselessly to gain international support to tackle it. On a smaller scale our policies will be directed at energy saving, locally produced food, better air quality and conserving our landscape".


Certo, per ora sono solo parole, bisogna vedere cosa farà quando e se sarà eletto, ma la sua ascesa è il segnale che nella società inglese la componente ambientalista conta sempre di più, e potrebbe essere decisiva per le prossime elezioni.
Ora scendiamo dall'olimpo e torniamo in italia. La situazione è di un misero 2,5% dei Verdi, peraltro inequivocabilmente schierati con la sinistra e quindi difficili da contendere tra i poli (Pensiamo a un partito come l'UDEUR, che sta continuamente in bilico tra gli schieramenti alzando il prezzo della sua partecipazione).

Poi riflettiamo:
Perchè la destra italiana disconosce l'ambientalismo come valore?
Non dovrebbe in fondo essere connaturato a un'area politica che dice di voler "conservare"?

Se anche in italia la destra inglobasse le istanze ambientaliste ne guadagneremmo tutti, in primo luogo perchè qualunque governo ci sia attuerebbe decenti politiche ambientali (e da ex ministeriale in era Matteoli, so bene di che parlo...), in secondo luogo perchè la sinistra, per non perdere elettori, sarebbe costretta ad alzare la posta, invece che viaggiare con il freno a mano mezzo tirato.

Tuttavia ho seri dubbi che un paese gerontocratico come il nostro abbia i suoi Blair e i suoi Cameron. Ve lo immaginate un Berlusconi che in tribuna elettorale dice "il cambiamento climatico è la più grande sfida per il nostro pianeta"? O forse vedete meglio Casini e Fini con la slitta a studiare i ghiacciai? Ah già dimenticavo che c'è Calderoli, lui quantomeno ha il guardaroba "verde"...

La foto proviene dal Photostream di Diving Rocks

Approfondimenti:
Visita ai ghiacciai di Cameron
Alcune sue frasi "famose"
Critica di un Conservatore alla sua politica

E85, la pozione magica...



Negli stati uniti sta diventando quasi una mania. A dispetto del suo costo, che negli USA è del 33% superiore alla benzina, L'E85 è ormai un combustibile diffuso, conosciuto, e anche discretamente utilizzato. Come fa intuire il nome, si tratta di una miscela di etanolo all'85% e benzina al 15%. L'etanolo, ovviamente, è prodotto per via biologica, attraverso la fermentazione delle biomasse derivanti dall'agricoltura (scarti di produzione ma anche colture destinate specificamente ai biocombustibili). L'interesse per questo combustibile è forte perchè è supportato da una serie di motivazioni importanti:

  • La prima è che si riduce fortemente l'inquinamento da polveri e da benzene (come per il GPL, che è una miscela di Propano e Butano, anche l'etanolo è una molecola molto piccola, che quindi brucia pressochè conpletamente senza residui).

  • La seconda è che l'alcool, essendo estratto da materiale vegetale, non potrà essere computato nelle emissioni ai fini dell'accordo di kyoto, perché proviene dalla biosfera.

  • La terza è che essendo miscelabile completamente con la benzina, può essere introdotto in percentuali crescenti dentro ai depositi esistenti senza comportare (come invece accade per il metano e il GPL) il rifacimento o l'adeguamento delle strutture di stoccaggio delle aree di servizio.

Come al solito è lecito porsi una domanda: Ma se sono tutte rose e fiori, come mai non solo l'italia, ma i paesi europei in generale (esclusa la Svezia), non hanno “forzato la mano” verso la sua introduzione?

La risposta, come sempre, è complessa. Il problema principale è che il modo più pratico che si conosce per distillare l'alcool su scala industriale è quello che prevede l'approvvigionamento da colture agricole specializzate. In questo modo, una sostituzione completa dei derivati del petrolio implicherebbe la messa a coltura di una superficie agricola ben più grande dell'intera italia (se volessimo essere autarchici). Inoltre, una filiera del genere non si crea dall'oggi al domani (ce l'hanno il Brasile, che alimenta le auto ad alcool fin dagli anni '70 e gli stati uniti, che hanno a disposizione le sconfinate pianure del Missisippi). Un modo più efficace potrebbe essere quello di coltivare alghe (possibilmente transgeniche, per aumentare le rese), ma occorrerebbero comunque grandi superfici da allagare o grossi investimenti per costruire una schiera di fotobioreattori; e poi, non si sa predire esattamente come un organismo transgenico si possa “integrare” in ecosistemi naturali o seminaturali.


Poi esiste il problema motori: oltre il 15% in volume, la miscela assume caratteristiche che la rendono inadatta alle valvole esistenti, per cui devono essere prodotti motori "compatibili" (un po' come accade per il GPL) detti "Flexi-fuel". Marche come Fiat, Mercedes, Ford, li producono già da tanto tempo, ma li vendono in Brasile, dove l'etanolo è utilizzato da 30 anni!

In pratica, la lista dei problemi introdotti è pari a quella dei vantaggi procurati. Io però sono convinto che questa scelta, anche se lentamente, debba essere intrapresa. L'alcool ha il grande vantaggio di poter essere usato come “alimento” per le celle a combustibile, al posto dell'idrogeno, che richiede serbatoi ad alta pressione ed è molto meno sicuro. Si tratta quindi del candidato ideale alla transizione verso la sostenibilità dei trasporti. Se verrà adottato su larga scala dipenderemo sempre dall'estero, ma almeno potremo importare da tutti i paesi del globo.

Intanto c'è la possibilità di ricorrere all'E5, l'E7 e l'E10 (qui le informazioni), che non richiedono la modifica dei motori , (anzi, in piccole quantità l'alcool contribuisce a mantenerlo pulito e riduce un po' le emissioni di particolato), e va ricordato che l'Europa spinge, attraverso la direttiva 30/2003 verso l'adozione dei biocarburanti, che dovranno essere distribuiti in ragione di un 5,75% del tenore energetico totale dei combustibili entro il 2010. E questo ci fa capire che l'E5 sta cominciando a entrare nei nostri motori senza che ce ne accorgiamo.

Per andare oltre però occorreranno un aumento della produzione interna di etanolo e soprattutto la commercializzazione di macchine "Flexi-Fuel". Speriamo che da Pecoraro Scanio arrivino segnali chiari in questa direzione.


La foto viene dal Photostream di Cindy47452

Approfondimenti

Q&A sull'etanolo (Dipartimento agricoltura dell'Iowa)

giovedì, ottobre 05, 2006

Cesano non è La Hague



Teoricamente si trova nel Comune di Roma, ma per arrivare a "La casaccia" (già il nome è indicativo..), dalla città, bisogna spostarsi un bel po'. Usciti dal raccordo prendendo la Cassia ci accorgiamo che piano piano la città finisce e già dopo "la storta" comincia la campagna. Ce n'è un bel pezzo, di campagna, prima di arrivare ad Osteria Nuova, l'ultimo insediamento umano che precede il centro ricerche Enea. A guardarlo bene si capisce perchè hanno scelto il posto quando l'hanno costruito: doveva stare a Roma, ma solo teoricamente, perchè sono le ultime propaggini del Comune prima di arrivare ad Anguillara (sigh!). Come a dire: non potevamo non farlo a Roma, perciò abbiamo scelto un posto in aperta campagna, dove si possa fare tutta la ricerca nucleare (e lo stoccaggio) in piena tranquillità. Ma avevano fatto i conti senza l'impetuoso sviluppo urbanistico dell'urbe, realizzato durante l'assenza (durata decenni, e possiamo immaginarci il perchè) di Piano regolatore. E così è nata Cesano, chiusa tra le antenne di Radio Maria da una parte e la Casaccia dall'altro. Un posto dove nessuno vorrebbe vivere, se non fosse che le case spuntano come funghi perchè è zona di basso costo al metro quadro, rispetto alle cifre dell'urbe (chissà perchè..). Ora, si da il caso che La nuova ecologia abbia pubblicato questo simpatico articoletto che ci dice (pare) che c'è stata una fuga radioattiva dal centro nella scorsa primavera, nascosta sovieticamente fino ad oggi.
E quello che spaventa non è solo che questi fatti possano accadere, ma soprattutto che nell'era di internet e della democrazia partecipata ancora nessuno sappia precisamente quante scorie nucleari stiano alla Casaccia, dove e come siano stoccate e in quale grado di "fatiscenza" versino molte strutture (oddio, qualcosa si intuisce passandoci vicino in macchina).
Cesano non è La Hague (dove c'è il centro di riprocessamento di combustibile nucleare in Francia) e la Casaccia non fa più ricerca in campo nucleare da un bel po'. Sono strutture diverse in posti diversi (La hague è in normandia, ben distante dalla capitale, in un territorio a bassa densità abitativa, ed ha un ruolo fondamentale per un paese farcito di centrali nucleari); delle due La Casaccia è la sorella povera, ma anche votata a tanti altri campi di ricerca.
Allora cosa le accomuna? Semplice, le contaminazioni ambientali, "grazie" alle quali, proprio nella scorsa primavera (che combinazione), anche alla Hague ci sono stati tanti problemi, e molto più grossi (articoli Greenpeace, La nuova ecologia, Tuttotrading) . I contadini del luogo hanno fatto bere incosapevolmente acqua radioattiva a 750 Bequerel/litro alle loro mucche (e probabilmente anche a se stessi) e le falde hanno valori 90 volte superiori (9000 Bq) alla normativa europea.
Eh si, si tratta di un impianto di stoccaggio enormemente più grande rispetto al nostro, ha il riprocessamento che è un altro grosso problema ecc... Come dite? Il riprocessamento era cominciato anche alla Casaccia? Ah già, dimenticavo quello che disse il direttore del Sismi Nicolò Pollari, durante la seduta del 25/06/2003 della Commissione Parlamentare d'inchiesta sui Rifiuti (Fonte: Zona Nucleare):

"Ricordo anche l' impianto pilota di fabbricazione di combustibile di uranio e plutonio della Casaccia (Roma), fuori servizio, gestito dall'ENEA, in trasferimento alla Sogin, con annesso deposito di rifiuti radioattivi contaminati con plutonio; si tratta di rifiuti non condizionati. Vi è poi l' impianto sperimentale delle celle calde della Casaccia, fuori servizio, gestito dall'ENEA, anch'esso in trasferimento alla Sogin per via delle misure di legge adottate nel recente passato, con modestissime quantità di rifiuti solidi condizionati".

Infatti la fuga radioattiva sembra che si sia verificata durante le operazioni di bonifica della Sogin. Non ho dubbi che la Sogin farà un buon lavoro, ma continuo a chiedermi quanti e quali studi di contaminazione ambientale si facciano in zona e sull'area vasta. Il numero zero, a seconda dei casi, fa paura.

La foto proviene dal Photostream di Svale

giovedì, settembre 28, 2006

Il GIS è per tutti, i dati no.


I sistemi informativi territoriali consentono non solamente di mappare la superficie del territorio e calcolare delle aree; avendo a disposizione i dati giusti si possono fare analisi ambientali molto raffinate. Da qualche tempo esiste Quantum GIS, un Opensource (e assolutamente gratuito, qualunque uso se ne faccia) che è in grado non solamente di mappare il territorio, ma anche di utilizzare un patrimonio di strumenti di gestione e di analisi dei dati straordinario. Finora si trattava di un programma più che altro "dimostrativo", ma dalla versione 0.8 (in uscita nei prossimi giorni), si è candidato a diventare uno strumento di riferimento importante per i sistemi informativi territoriali.
Può recuperare i files "shape" generati con Arcview/ArcInfo (il più importante GIS a pagamento esistente, lo standard de facto), oppure dati presenti in qualunque database SQL (locale o remoto, e se è PostgreSQL può incorporare i dati vettoriali); ma la più grande novità è che ha inglobato GRASS, che oltre ad essere a sua volta un GIS molto potente è anche un grande strumento di analisi ambientale.
Ciò che stupisce piacevolmente di questo programma è che è intuitivo, facile, potente da usare e gratuito. Questo significa che i sistemi informativi territoriali possono uscire dalla nicchia e diventare uno dei programmi "standard" della dotazione del funzionario tecnico "medio" (e scusate se è poco), elevando le sue capacità di analisi e di conoscenza del territorio.
L'agenzia lo ha capito e ha deciso di investire discreti sforzi verso la formazione dei suoi dipendenti (me compreso..). Speriamo che altri seguano l'esempio. Intanto possiamo notare, con rammarico, come a prescindere dalla disponibilità di questi strumenti, reperire anche solo semplici cartografie (e non parliamo delle foto aeree) è generalmente ancora troppo, e inutilmente, difficile.

lunedì, settembre 25, 2006

L'incuria ad Ostia antica



Quando da piccoli andavamo a scuola, le maestre ci spiegavano diligentemente che grandi cose hanno fatto "I Romani" durante la loro grande e tumultuosa storia. I Romani dissero, fecero, lottarono, costruirono..... i Romani. "I Romani". Come se fossero qualcosa di così diverso da noi da non poter essere considerati i nostri antenati, ma un popolo che chissà come e perchè ha avuto origine in quella che ora, che combinazione, è la nostra capitale.
Questa stessa idea di Roma si percepisce oggi ad Ostia antica: mentre a 300 metri di distanza l'Ostia medioevale viene tenuta come un gioiellino, le rovine del più grande e più importante porto della capitale del mondo antico (si dice arrivasse a toccare i 300.000 abitanti in piena età imperiale) sono lasciate all'incuria quotidiana.
Per rendersene conto è sufficiente guardare le foto del mio photostream su Ostia antica (il link è sotto), ma anche le foto che corredano questa notizia sono illuminanti..
La foto sopra mostra un mosaico ricomposto, alzato, e poi lasciato senza plexiglass di protezione in un'area lontana dai visitatori e senza alcuna bacheca esplicativa.
Come si vede dalla foto sottostante, alcuni mosaici pavimentali si disgregano e spargono tessere sotto l'azione delle radici delle
piante erbacee.

Un'altra foto vi mostra un telo, gettato sopra un mosaico, con le tessere sotto sparse a casaccio.

Del resto, lo stesso biglietto di ingresso (solo 4 €) la dice lunga sulle possibilità di "autosostentamento" e conservazione del sito.
Ostia è stata una grande e ricca città portuale per centinaia di anni, e doveva essere uno splendore; poi ci sono stati i secoli bui, ma sembra che per lei non siano ancora finiti....


Per vedere altre foto del sito archeologico guardatevi il mio Photostream su Ostia antica






venerdì, settembre 08, 2006

Farsi un tetto inerbito



A quanto pare, finalmente anche in Italia si sta sviluppando il mercato del "verde pensile", nel quale fanno scuola i tedeschi, sia per la normativa edilizia che per le tecnologie e le imprese più all'avanguardia (bastano due nomi: DAKU e FlorDepot).

L'idea è quella di sostituire la normale copertura del tetto con un vero e proprio giardino; è praticabile sia nei tetti piani di grande superficie che nei tetti inclinati di piccole casette familiari.
Ovviamente nel primo caso lo spazio sarà anche a disposizione come area ricreativa, nel secondo no.

Il tetto verde ha una straordinaria quantità di vantaggi rispetto alle tradizionali soluzioni in coppi o alle squallide coperture dei palazzi cittadini:

1)E' bello da vedere e, secondo i casi, fruibile.
2)Protegge la copertura riducendo l'escursione termica giornaliera e stagionale.
3)Aumenta l'isolamento termico e acustico dell'edificio
4)Riduce l'inquinamento dell'aria intrappolando le polveri sottili

Tutti questi vantaggi riguardano sia l'abitazione in se che il quartiere che la circonda, perciò ciascuno di essi merita di essere approfondito meglio.
Innanzitutto l'aspetto paesaggistico può diventare notevole soprattutto per quartieri di piccole case, che potrebbero armonizzarsi completamente con i loro giardini. La copertura può essere in grado di garantire una escursione di meno di 30° tra inverno ed estate (contro i 100° cui può arrivare un tetto "tradizionale"), proteggendo di conseguenza la struttura portante del tetto dalla dilatazione e dalla contrazione termica. L'isolamento termico conseguente consente un discreto risparmio di energia per il riscaldamento (ricordo che il tetto è la via di fuga preferita per il calore) e di conseguenza riduce la necessità di emettere fumi per il riscaldamento. Altro vantaggio ambientale è dato dall'intrappolamento di inquinanti atmosferici (basta leggere questo esaustivo report) e, se applicato su larga scala nelle città, consente una discreta diminuzione dell'effetto "isola di calore"(per approfondimenti sul tema c'è questo interessante articolo di Meteo.it).
Non sono tutte rose e fiori: il tetto verde va innaffiato se non piove da settimane (se secca possiamo dire addio al nostro investimento...), è più costoso di quello tradizionale e può essere messo a dimora solo se la struttura portante regge carichi che vanno dai 100kg (tetto inclinato) ai 300kg (tetto piano con giardino a piccoli arbusti) al metro quadrato. In altre parole può andare bene per case nuove, ma non è affatto economico metterlo sul costruito esistente.

Ma in italia è possibile farsi un tetto verde? Si. Innanzitutto è presente la già citata DAKU, ma sono attive nel campo anche SEIC e Poliflor.
E' possibile verificare se ci sono degli incentivi previsti dal regolamento edilizio e distribuiti tramite bando, ma come si dice spesso "qui manca ancora la cultura".
Anche se l'incentivo al verde pensile non è ancora una realtà diffusa in italia, va detto che il Comune di Bolzano ha aperto la strada favorendo lo sviluppo dei tetti verdi tramite l'obbligo sulle nuove costruzioni di avere il certificato "casaclima" (una sorta di bollino simile a quelli posti sugli elettrodomestici, che certifica il consumo energetico delle abitazioni).
Sul territorio italiano è presente l'associazione di categoria AIVEP (ass. italiana verde pensile) e ci sono stati eventi di sensibilizzazione pubblica per la diffusione di questa "innovazione" (anche se mi fa impressione chiamarla così, considerando che già i vichinghi la conoscevano bene) da parte di Legambiente e SkyGardenProject.
Non esistono però incentivi su grande scala per grandi città, come invece avviene per il Green roof pilot program, TORONTO.

Per approfondimenti:

Alcune risposte sul verde pensile
Risposte e risorse sui tetti verdi (in inglese)


La foto proviene dal Photostream di Destro100

mercoledì, settembre 06, 2006

L'eredità di Steve Irwin




C'è stato un periodo storico in cui la considerazione degli animali selvatici ha toccato il punto più basso dall'inizio della civiltà. Se nel lasso di tempo che ha preceduto la nascita dell'agricoltura la mattanza ha proceduto spedita in taluni continenti (segnatamente le americhe e l'australia), si è "dovuta" aspettare la fine del medioevo per ricominciare a estinguere vertebrati con sollecitudine (questa tabella illustra alcune delle nostre vittime più recenti). Tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 molti facoltosi borghesotti europei si facevano ritrarre dalle macchine fotografiche appena introdotte con accanto la carcassa di qualche "strano animale" esotico mai visto prima (e perciò mostruoso, orrendo e immeritevole di rimanere vivo anche se innocuo), sollevato come trofeo. Da allora la nascita del concetto di conservazione della natura (in quanto patrimonio insostituibile) ha evitato che la strage proseguisse allo stesso ritmo e ha fatto capire che anche gli animali selvatici avevano tutto il diritto di esistere. Ma nella mentalità comune c'è rimasto un buco, rappresentato da tutte quelle specie velenose, aggressive o semplicemente sgradevoli. Quanti di noi ancora pensano che gli squali, i ragni velenosi, i serpenti e perfino le vespe, non dovrebbero esistere?
Steve Irwin ci ha insegnato a capire e rispettare anche quelle creature che sarebbe meglio evitare. Ci ha insegnato come e perchè sono fatte così, ci ha dato anche il loro "punto di vista", ci ha motivato a comprenderle e in qualche misura averne meno paura.
Nel corso della sua vita, con i suoi documentari (famosi quelli curati per discovery channel e trasmessi in italia da SKY e LA7), ha trasmesso il fascino e il rispetto della natura a generazioni di bambini e adulti (e scusate se è poco). Quella sua aria un po' da spaccone e un po' da incoscente era una calamita per noi tutti, che immancabilmente ce la facevamo sotto, per lui, stando seduti in poltrona dall'altra parte del televisore.
Ci mancherai, Steve.

Per approfondimenti
Il sito di Steve
Il suo "zoo"
La sua bibliografia
Le notizie apparse sui siti di BBC e News.com Australia
Le caratteristiche delle pastinache(fam. dasyatidae)

La foto proviene dal Photostream di pauliepaul

La spectre verde!



Il termine "ambientalista", in Italia, è quasi una parolaccia. Come tutti gli "ismi", incontra sempre qualcuno che ci considera come un gruppo di oscurantisti nemici del progresso e fanatici di una religione che nega il dominio dell'uomo sulla natura.
L'approccio dell'uomo comune, che qui da noi si identifica non solo negli atteggiamenti da qualunquista, ma anche nella teoria del complotto, tende a semplificare sia la categoria che le posizioni degli ambientalisti, mettendoci tutti sullo stesso calderone (fondamentalista, ovviamente).
Quello che stupisce è che ciò avviene da 30 anni, nel corso dei quali l'universo ambientalista è cambiato, mentre i nostri detrattori sono sempre i soliti: ignoranti e immutabili.
Parole forti? E allora che dire della definizione che Paul Driessen (autore del libro "Eco-imperialismo. Potere verde, morte nera") ha dato di noi, sostenendo che.....

Queste dottrine derivano da una serie di premesse false e pessimistiche che costituiscono l'essenza dell'ideologia ambientalista. Ad esempio gli eco-attivisti credono erroneamente che l'energia e le risorse naturali esistano in quantità finita e presto saranno esaurite. Sono inoltre convinti che le attività delle grandi corporations, soprattutto multinazionali, causino un irrimediabile prosciugamento delle risorse, il degrado ambientale, l'indebolimento della salute umana, un danno alla società e un prossimo disastro planetario. E che le decisioni delle multinazionali siano motivate dalla ricerca esclusiva del profitto e non dalla soddisfazione dei desideri e bisogni della società e dei consumatori, e tantomeno dall'intento di servire l'umanità.”


Praticamente (e ripeto la solita frase di circostanza: "forse ho capito male...."), gli ambientalisti sono tutti uguali, odiano il capitale e l'impresa, concepiscono solo l'idea del ritorno alle origini (magari sugli alberi) e sono profondamente contrari ai progressi della scienza; per di più, leggendo il libro pare di capire che siamo anche tutti d'accordo per costituire una sorta di "Spectre verde" che opera in tutto il mondo per sabotare lo sviluppo e il "benessere".

Ma anche senza ricorrere a definizioni di questo tipo, basta osservare come la televisione tratta gli ambientalisti per rendersi conto che in italia fa successo chi semplifica i concetti, li banalizza e li riduce a stereotipi. Per l'abbattimento dei Caprioli in Piemonte RAI1 e CANALE5 hanno curato dei servizi in cui si definivano le persone che protestavano indifferentemente "ambientaliste" e "animaliste" come se si trattasse della stessa cosa (e per rendersi conto dell'errore basta porsi DUE domande: quanti animalisti spediscono in comune le osservazioni al piano regolatore in corso di approvazione? quanti ambientalisti fanno volontariato nei canili?). In realtà mentre la maggior parte degli animalisti è contraria all'abbattimento punto e basta, la maggior parte degli ambientalisti è preoccupata di verificare che i censimenti faunistici dichiarino la reale consistenza delle popolazioni (e che quindi il prelievo venatorio sia effettivamente compatibile con la conservazione della specie).

Da qualche tempo la scuola ha cominciato a recepire la necessità di "educare alla complessità", ovvero evitare di banalizzare e semplificare troppo i concetti, puntando invece a far capire che la comprensione dei fenomeni richiede il massimo sforzo possibile per approfondirli.

Speriamo di non dover aspettare le prossime due o tre generazioni per vederne i frutti, intanto protesterò con la sede mondiale della spectre verde perchè non mi ha ancora spedito la tessera di affiliazione....

La foto di Sean Connery proviene dal Photostream di Andy Z

La fusione nucleare "domestica"


Se dovessimo basarci solo sulle notizie provenienti dai giornali potremmo pensare che la fusione fredda sia morta e sepolta tra i meandri della ricerca nucleare, come un ramo secco che non ha dato frutti. Sotto sotto invece la ricerca (sia negli stati uniti che in italia e in giappone) è continuata e a quanto pare, dopo ben 17 anni dallo storico annuncio di Martin Fleishmann e Stanley Pons, numerosi laboratori sono riusciti a dimostrare che il processo esiste, anche se le dinamiche non sono tuttora chiare (e non manca chi sostiene che la ricerca sia stata insabbiata per continuare a studiarne il potenziale bellico in segreto, vedi questa pagina e i relativi links). Quello che è certo però è che una piccola quantità di energia in eccesso si produce ricorrentemente, anche se le teorie sul perchè sono molto diverse.
Per chi vuole approfondire l'argomento c'è una pagina relativamente recente di wikipedia, che descrive con sufficiente approfondimento quello che è accaduto in questi anni nel campo.
Quello che molti invece non sanno è che esistono alcune persone che a tempo perso, per puro diletto, cercano di allestire "reattori" (loro le chiamano "celle a pressione") per la fusione fredda in casa propria, che non solo sono realizzati in modo, diciamo, "artigianale" (comprando perfino articoli dagli orefici), ma sono anche costruiti con soluzioni sperimentali per aumentarne il "rendimento" (e come tutte le cose sperimentali a rischio di "botto"). Se vi sembra assurdo e non ci credete visitate questo forum e vi accorgerete leggendo per esempio questo "thread" (ma ce ne sono molti) di quanto diversi possano essere i passatempi nella vita delle persone.
Chissà se il codice civile prevede il reato di "molestie da tentata fusione nucleare domestica"......
La foto di Einstein proviene dal photostream di AndrewNZ

domenica, agosto 27, 2006

Ma quanto inquina il GPL?


























Tutti noi diamo per scontato che il GPL sia più pulito rispetto agli altri propellenti tradizionali (escluso ovviamente il metano), ma finora i test comparativi tra le auto Benzina, Diesel e Benzina/GPL hanno restituito misurazioni dei vari inquinanti contraddittorie se non fuorvianti. Lo prova il fatto che due campagne di test rispettivamente del 1997 e del 2001 danno in generale torto al GPL, rispetto alla benzina (le misurazioni erano basate sul quantitativo presente nei gas di scarico di HC, NOx, CO, ma ignoravano PM10, Benzene e COV).
Sembra assurdo? Vediamo insieme l'articolo presente in "ARPAT NEWS 195" del 4/11/2005.
Uno studio del '97 (Comune e ACI Firenze) ha esaminato le emissioni di 21 auto riconvertite a doppia alimentazione (Benzina-GPL), rispetto ad emissioni di auto non riconvertite, limitatamente a questi parametri:

  • Monossido di carbonio (CO)
  • Idrocarburi incombusti (HC)
  • Ossidi di azoto (NOx)

Prima di commentare i risultati vediamo di che stiamo parlando:

Il monossido di carbonio (CO) è un inquinante poco stabile (tende a trasformarsi in CO2), ma può costituire un pericolo in ambienti a scarsa ossigenazione se le concentrazioni sono molto alte (es. macchine ferme in coda in una galleria, garage di casa) per la sua capacità di legarsi in modo irreversibile con l'emoglobina del sangue, causando l'asfissia.

Gli idrocarburi incombusti (HC) rappresentano tutti quegli idrocarburi che si formano o che rimangono a seguito di una non completa combustione. Si va da idrocarburi molto semplici (e pressochè innocui, come propano e butano), ad altri relativamente pericolosi (come i policiclici aromatici, compreso il benzene).

Gli ossidi di azoto invece, si formano a seguito di qualunque combustione (ovvero ossidazione violenta) e sono connaturati all'esistenza di motori a scoppio. Tuttavia possono essere prodotti più o meno NOx in ragione del tipo di combustione e dell'efficienza del motore. Sono implicati nella genesi dello smog fotochimico (assieme ai composti organici volatili - VOC) perchè reagiscono con altri inquinanti in presenza di luce.

I PM10 o nanopolveri, sono granuli di particolato di varia natura chimica, che hanno la sgradevole capacità di accumularsi nei polmoni causando forti ostacoli alla respirazione e comportandosi da cancerogeni.

Il test del '97 ha prodotto i seguenti risultati:

Benzina (senza riconversione)
CO: 0,06% (al minimo) - o,08 (a 2500 giri)
HC: 21 vpm (al minimo) - 10 vpm (a 2500 giri)
NOx: 3 vpm (al minimo) - 30 vpm (a 2500 giri)

Benzina (con riconversione)

CO: 0,85% (al minimo) - 0,93 % (a 2500 giri)
HC: 78 vpm (al minimo) - 61 vpm (a 2500 giri)
NOx: 47 vpm (al minimo) - 163 vpm (a 2500 giri)

GPL

CO: 4,33% (al minimo) - 0,51 % (a 2500 giri)
HC: 412 vpm (al minimo) - 71 vpm (a 2500 giri)
NOx:31 vpm (al minimo) - 212 vpm (a 2500 giri)

Le conclusioni di questo test erano pessime, denotando che:
  • Al minimo dei giri il GPL produce 72 volte la quantità di CO, 19 volte la quantità di HC e 10 volte la quantità di NOx rispetto a un benzina non convertito.
  • Le proporzioni scendono col motore a 2500 giri, rimanendo comunque molto sfavorevoli (rispettivamente 6.3, 7 e 1.3).
  • Il comportamento della combustione a benzina peggiora drasticamente dopo la riconversione con un incremento notevole di emissioni (14 volte per il CO, 3,7 per gli HC, 15,6 per gli NOx).

Una successiva indagine (ACI TOSCANA) del 2001 ha ridotto sensibilmente le emissioni stimate per il GPL (eccetto per il CO al minimo):

CO: 7,02% (al minimo) - 0,39 % (a 2500 giri)
HC: 300 vpm (al minimo) - 36 vpm (a 2500 giri)
NOx: 26 vpm (al minimo) - 40 vpm (a 2500 giri).

Ma allora il GPL è davvero più inquinante della benzina? Non è detto, perchè come in tutti i gialli che si rispettino, alla fine arriva il colpo di scena.
L'EUROPEAN EMISSIONS TEST PROGRAMME, realizzato nel 2003, ha valutato le emissioni di 10 vetture di media cilindrata, stabilendo che il GPL produce:

il 68% in meno di NOx rispetto alla benzina e il 96% in meno rispetto ai diesel
il 99% in meno di particolato rispetto ai diesel
il 26% in più in CO rispetto alla benzina a cinque volte in più rispetto al diesel
il 115% in più in HC rispetto al diesel e il 19% in meno rispetto alla benzina
Percentuali molto più basse di composti tossici (benzene, acetaldeide e formaldeide), mediamente meno di metà della benzina.

Confusione? Direi di si. Intanto perchè le unità di misura tra i primi due studi e il terzo sono diverse perchè sono diverse le metodologie ( si va dal vpm, ovvero "volume per milione" ai g/Km "grammi per km") poi perchè se le emissioni di CO (che dal punto di vista ambientale è quasi innocuo) rimangono alte rispetto alla "concorrenza", le differenze di valutazione sugli HC e sugli NOx sono clamorose. Peraltro investigando ulteriormente le sostanze particolarmente tossiche (benzene ecc..) presenti solo nell'ultimo studio, si scopre che le emissioni sono bassissime.

I casi sono tre: o esiste un trend fortissimo verso il miglioramento delle emissioni del parco circolante e in particolare del GPL, oppure solo i test più recenti sono accurati e quindi veritieri, oppure ancora alcuni test enfatizzano condizioni favorevoli a un tipo di combustibile piuttosto che un altro.

L'unica cosa certà però, è che non dovrebbe stare a noi cercare di scoprire la verità....

Per approfondimenti:

European Emission Test Programme:
Riassunto di boostlpg (in inglese)
Presentazione risultati EETP del CFBP (in francese)

Materiale ARPA
Emissioni del traffico a Ferrara (ARPA E.R.)
ARPATNEWS 195

La foto è prelevata dal photostream di Robert Brook.

mercoledì, agosto 23, 2006

Occhi nella notte



I rapaci notturni da sempre solleticano la fantasia degli amanti degli animali.
Tra le caratteristiche più affascinanti di queste creature ci sono gli occhi frontali, che danno loro la capacità di vedere "in 3D" come i mammiferi carnivori e la dimensione generosa del piumaggio del capo, che fa sembrare la loro testa molto più grande. Non a caso quando riusciamo a cogliere la possibilità di osservarli abbiamo quasi l'impressione di avere a che fare con un volto umano, che anche senza muscoli mimici riesce ad essere molto espressivo.
Il Centro Rapaci di Rocca Romana, a Trevignano(RM), addestra Rapaci (anche diurni) nati in cattività e provenienti anche dall'esterno della zona Paleartica (il distretto biogeografico che comprende la siberia occidentale, l'europa e il nord-africa), ovvero dall'area di distribuzione di riferimento per la nostra avifauna.
E' una gita che consiglio caldamente, specie se è possibile assistere alle dimostrazioni di volo e interagire con loro. Si tratta in questo caso di familiarizzare con animali con i quali le interazioni sono rare o pressochè nulle in parte per la loro diminuzione, ma soprattutto per lo stile di vita "cittadino" cui siamo ormai abituati.
Mi è stato detto che da parte dei gestori esiste la volontà di aprire anche un centro recupero per l'avifauna selvatica, ma per farlo hanno bisogno di un aiuto economico.
Per parte mia posso consigliarvi la gita, invitandovi a vedere il mio Photostream realizzato al centro (l'ho inserito su "Fotki", attenzione alla traduzione in italiano, che al momento lascia decisamente a desiderare..) e informandovi che per chi ha la Parchicard Lazio c'è uno sconto del 15% sul biglietto (che attualmente è 7€).

Rapaci Notturni

Plutonio, santo subito!


Sotto l'ombrellone mi sono divertito a leggere l'articolo “Confusione nucleare”, comparso sul supplemento speciale “ambiente & salute” delle Pagine Monaci di Luglio.

Si tratta di un'intervista fatta a Renato Angelo Ricci, presidente della “Associazione italiana nucleare”. Beh, devo dire che l'ho trovato “istruttivo”, e ne riprendo degli stralci (commentandoli, si intende) volentieri (le parole in grassetto ovviamente le ho evidenziate io).


Iniziamo con la descrizione della situazione italiana

... è alquanto anomala..(omissis)....anche per una carenza culturale che penalizza un serio dibattito basato su conoscenze e valutazioni tecnico-scientifiche corrette. Questo è dovuto alla estrema radicalizzazione della cultura ambientalista italiana...(omissis)...e all'appoggio di tali posizioni ideologiche da parte di alcune forze politiche che considerano il problema soltanto dal punto di vista della convenienza elettorale.”


Passiamo al futuro dell'energia nucleare in Italia

...il nostro paese non può sedersi al tavolo di discussione con gli altri partners europei senza una propria chiara politica energetica con concrete prospettive di ritorno al nucleare”


E ora tocca alla “perla” sociologica

La stessa opinione pubblica italiana è ormai per la maggioranza favorevole al ritorno all'energia nucleare – più di un sondaggio ormai rivela questa tendenza


Per finire con le scorie nucleari

...la paura delle scorie è soltanto di tipo politico sociale, ingigantita dalla cattiva informazione o dalla mancanza di informazione adeguata.”


Mi pare di capire quindi (ma forse sono un po' duro io, ed esagero..), che possiamo trarre le seguenti conclusioni:

  1. Noi italiani “anomali” non abbiamo la sufficiente cultura per affrontare un serio dibattito sull'energia nucleare.

  2. Le forze politiche di ispirazione ambientalista avversano il nucleare solo per convenienza elettorale. Chissà, magari anche i verdi sono tutti nuclearisti, ma fanno finta di no...

  3. Il “dibattito” comunque ha esito scontato, perché l'Italia non può discutere di politica energetica con gli altri paesi europei se non fa capire che vuole tornare al nucleare.

  4. Gli italiani sono favorevoli al nucleare. Quindi probabilmente si riuscirebbero a costruire, in tempi ragionevoli, un po' di centrali sparse per il territorio (con ampi sorrisi della popolazione locale, per nulla affetta dalla sindrome di NIMBY).

  5. Non c'è fondamento scientifico alla paura per le scorie. E' colpa di giornalisti asini o che cavalcano il qualunquismo popolare.


Eppure, nonostante ci si possa aspettare una posizione così schierata da chi ha avuto una carriera così lunga e prestigiosa (e non per motivi politici ma per effettive capacità professionali, basta leggere qui) dedicata alla fisica nucleare, rimango comunque un po' deluso.

Obiettività vuole che anche quando siamo affascinati da un fenomeno o una idea siamo capaci di riconoscerne i lati negativi, anche quando sono solo ipotetici (come ho fatto io per il kitegen). Immaginare gli italiani un popolo a maggioranza nuclearista e ridicolizzare il problema delle scorie non mi sembra un grande esercizio di obiettività.....

In un prossimo post riprenderò gli argomenti che mi convincono dell'inutilità della strada nucleare. Ce ne sono tanti, e vanno adeguatamente argomentati.


La foto proviene dal photostream di The Sloan